Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Loano ‘arancineria’ della tradizione addio. Ma il calzolaio ‘sfratta’ l’agenzia immobiliare


Aveva aperto i battenti cavalcando il motto ‘la tradizione continua‘. Un cognome (Argenta) conosciuto nel comprensorio di Savona. Esordio anni ’50: banco di frutta e verdura nel mercato rionale di Savona. Nel 1970 i coniugi Argenta lasciano la conduzione al figlio ventenne, Bruno. Nel 1983 l’acquisto di un albergo a Celle Ligure, da pensione malridotta a hotel 4 stelle. Nel 1993 comprano un albergo a Noli: costruzione medievale del 1500 ristrutturata l’anno dopo. Poi una latteria ad Albisola trasformata in pub. Nel 2008 nuova esperienza targata Argenta: gastronomia innovativa nel centro di Savona. Infine il timone al figlio Alessio, pure ventenne, con l’Arancineria sull’Aurelia, nel cuore commerciale di Loano. Ora la chiusura, dopo aver inaugurato un’altra ‘Aranceria’, ad aprile, a Pietra L. Ma, sull’Aurelia,  sempre a Loano, significativa novità. Laddove era attiva un’agenzia immobiliare ecco l’insegna gialla del ‘calzolaio’ e sono quattro. Non accadeva neppure negli anni delle scarpe fatte a mano. U Bamban, di via Garibaldi, ultimo storico ciabattino.

Il locale di Alessio Argenta – l’esperienza di papà Bruno non era estranea – era entrato persino nel pianeta controverso di TripAdvisor. Citiamo tre giudizi più recenti, mese di agosto 2015. Il primo: “Tutto di ottima qualità e fritto sul momento. Consiglio gli anelli di totano. Se volete mangiare dell’ottimo cibo da asporto questo è il posto giusto. Da citare anche la cordialità di chi lo gestisce”. Il secondo: “Sono passata all’arancineria per caso! Son rimasta colpita dalla vasta scelta dei cibi! Il personale è cordiale, disponibile e sempre sorridente! Pronti a dare consigli utili sui cibi da ordinare! Prezzi buoni!”. Il terzo ‘giudice’: “Locale piccolo situato sulla strada ma con possibilità di sedersi all’esterno su tavolini in plastica. Signora molto gentile. Consigliata la frittura di totani e gli arancini. Prezzi nella media.”. Nulla, apparentemente, lasciava intravvedere, la svolta della chiusura. Resta attiva l’Arancineria di Pietra, una traversa di viale della Repubblica, quartiere cementificato alla ‘perfezione’.

L’area di Loano abbandonata da Alessio Argenta è caratterizzata dalla trafficatissima Aurelia, sempre in attesa da 48 anni dell’Aurelia bis. I loanesi, è risaputo, sono tolleranti e premiano i più bravi ed intelligenti. Insomma i migliori amministratori  pubblici sulla piazza. A pochi passi aveva resistito per decenni il bar Roma, quindi un susseguirsi di gestioni, persino una pizzeria gestita da un extracomunitario al centro di un clamoroso e spettacolare fatto di cronaca (fiamme e vetrina sfondata da un auto trasformata in ariete). Sembrava meno estemporanea l’apertura di un negozio di elettrodomestici da cucina. Si aggiunga che tutto il circondario racchiude, dagli anni 2000 in poi, storie di successo di esercenti, a cui sono seguiti dissesti, lunghe chiusure, l’arrivo di stranieri asiatici.

Loano, il manifestino promozionale diffuso all’apertura (fai un clink sull’immagine per ingrandire)

L’Arancineria Alessio pare avesse aperto i battenti a Loano perchè molti la ritengono una città ricca di dinamismo, investimenti privati – vedi la cittadella portuale -,  trascinati da un turismo sempre più di massa, di numeri, da week end mordi e fuggi, soprattutto nei periodi di bassa stagione. Un centro storico  vitale e spinto dalle iniziative dell’Amministrazione comunale (in quasi 20 anni spesi 8 miliardi di vecchie lire in attrazioni musicali). L’ex sindaco e leader indiscusso della città, Angelo  rag. Vaccarezza, vantava primati di questo tenore: “Loano è la città rivierasca che ha attratto ed attrae la maggiore quota di investimenti privati  della provincia e questo significa buona salute in termini economici, sociali.  Ricchezza sul territorio, benessere. La conferma della buona amministrazione….gli investitori vanno dove trovano il tessuto idoneo e gli enti pubblici fanno da traino.” 

Forse sull’onda dello spot dell’ottimismo, la famiglia Argenta ha aperto un’attività non inflazionata in locali poco appariscente, senza pretese, ‘specialità locali’.  Fiore all’occhiello della promozione gastronomica ligure ? Ad iniziare – come documenta il manifestino di presentazione –  da 20 tipi di arancini,  tradizionali, in bianco, ai funghi, di mare, al prosciutto, alla ricotta e spinacci, al tartufo, oppure il cartoccio di totani da passeggio, la vecchia panissa tornata in auge, il sempre attuale piatto di acciughe impanate o ripiene. Garanzia per il cliente del “laboratorio a vista”, impegno verso gli “ingredienti di primissima qualità”.  Gli arancini  sono un tipico piatto siciliano che hanno vissuto, almeno a Savona, anni strepitosi.  Al punto che davanti al locale Argenta appariva il cartello del contingentamento e chi voleva acquistarne più di 4 doveva prenotarli. E che dire della buridda, vecchia maniera, tipica della cucina ligure.

Bruno Argenta, personaggio popolare e che si distingueva per la capigliatura eccentrica, raccontava: “Quando abbiamo acquistato la pensioncina a Celle Ligure, papà Mario per sei mesi mi ha tolto il saluto, continuava a ripetere sei impazzito, qui è tutto da rifare. Non ero impazzito, ho creato una struttura adeguata alle richieste del mercato, la piccola Cenerentola si era trasformata nella bella Principessa, con importanti riconoscimenti e premi da parte di associazioni e riviste specializzate.” La scelta di Loano, commentava, non è stata casuale, avrei preferito trattare col proprietario dei muri un affitto diversificato tra estate e la stagione morta, in modo non vivere con l’acqua alla gola, scoraggiarsi.

ARRIVA IL CALZOLAIO DEL CUOIO

Per un’insegna rimossa, un’altra fa bella mostra, anche nel colore, giallo vivo: Calzolaio lavorazione cuoio. Sovrasta la targa ‘La tua casa’ immobiliare. Posizione centrale,  di passaggio, a pochi metri dall’incrocio (ora rotonda) più trafficato di Loano, di via Aurelia, via Cesarea, via dei Gazzi. Dove un supermarket famigliare è stato rilevato da una famiglia asiatica che si è specializzata – accade

sempre più frequente nella Riviera turistica – in frutta e verdura, con orari no stop dalle 7 alle 24 e oltre, niente giorni di chiusura, né ferie.

Il calzolaio nell’immaginario e tra i non più giovani, figura mitica sia nelle città, sia nei piccoli paesi dell’entroterra. Il maestro della manualità, dei mestieri d’una volta, sta ritornando ? La rivincita in una provincia dove resistono (a Savona) poco più di due o tre di figure ‘storiche’, ancora dietro il banco di lavoro. Trucioli ha pubblicato tre servizi, due da Savona e uno da Laigueglia (vedi l’archivio alla parola calzolaio) A Loano aveva suscitato interesse l’apertura  di un laboratorio nel centro storico di levante ad opera di Valentina Catania, triestina, calzolaia artigiana.  Due calzolai si trovano ora sull’Aurelia e due a mare della statale. E questo accade nonostante che la stragrande maggioranza delle calzature – anche le costose ortopediche – contengono materiali,  suole incluse, che non durano più di 5 anni.  Garanzia inclusa. A partire dalle colle (devono rispettare le norme europee), alle parti più usuranti, ai coloranti. Resiste il prestigioso cuoio (il più conveniente arriva dell’Etiopia gia colonia italiana sotto il fascismo) in un mercato che privilegia materiali sintetici, derivati dal petrolio. La fetta più consistente del mercato calzaturiero è appannaggio di produzioni a basso prezzo provenienti dal pianeta Cina, paesi dell’Est e asiatici.

I loanesi viventi, con qualche anno sulle spalle, ricordano con nostalgia e gratitudine l’ultimo calzolaio di Loano doc, in Via Cavour angolo Piazza Vittorio Veneto. Un personaggio straordinario, Porro U Bamban. Un parente della storica famiglia dell’avvocato Vittorio Vignola (in vita ancora il figlio Piero, avvocato in pensione). Il negozio rifornitissimo di calzature si è adeguato ai tempi, è tra le rare attività gestite da loanesi purosangue: Raffaelina Porro ( Elina A Bambana) che ha sposato Giovanni Capurro, famiglia  della Garlenda antica, quando l’ufficio postale del paese dell’entroterra albenganese era ospitato in una stanza dell’abitazione degli stessi Capurro.

Chi ricorda U Bamban racconta di un personaggio  gioviale, allegro, scherzoso, paziente, semplice. La sua bottega era abituale ritrovo dei vecchi loanesi.  Con una chicca, davvero simpatica, che forse pochi ricordano. Chi sfortunatamente capitava nel suo negozio, a chiedere un’ informazione,  veniva dirottato da Battistin Vaccarezza ( vulgo “Ove”) proprietario di un pastificio di Via Garibaldi, che a sua volta dirottava da Gia Carrara in Corso Roma. Non era finita, altro dirottamente da ‘Puntarussa’ ovvero Mario Delbalzo, parrucchiere in Via Cavour e ultima tappa in Via Damiano Chiesa, da Cencin,  De Frsancesco Manfredi, il loanese che in vita sua non ha mai ‘perso’ un funerale. Andava da tutti, si suol dire, senza distinzione, senza dimenticare le condoglianze ai parenti. Con questa ‘stoffa’ e queste buone abitudini, a Loano, non c’è più nessuno. Non è più considerato valore umano.  E’ vero che le persone vanno rispettate e apprezzate (quando lo meritano) da vive, ricordare chi ci lascia, almeno nel giorno di un funerale, sarebbe un saggio esempio di convivenza all’insegna della gratitudine e della solidarietà morale. In questa era sempre più povera di valori, quelli veri, di tanti nostri avi. E chi li ricorda, ormai è considerato un rompiscatole. Per un ricco, un potente per amico !


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