Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il decano latinista delle Confraternite: nato a Vellego, è maestro dei novizi a Pietra Ligure


E’ venuto al mondo la vigilia di Natale, 87 anni anni fa, quando Vellego era comunità autonoma con 144 residenti (o forse 900) e il 13 giugno 1929, diventava frazione di Casanova Lerrone. Irmo Bolia, ultimo velleghese nato nel Comune di Vellego. Oggi ‘decano’ latinista delle antiche Confraternite sempre presenti alle solenni processioni religiose. Confraternite che resistono a testimonianza di fede, di impegno cristiano. Confratelli e consorelle che si tramandano, spesso da secoli, il caratteristico abbigliamento. Il camice richiama la tuta indossata da Gesù, il cordone cinge i fianchi, la mantellina rossa con un distintivo. Bolia  è ‘maestro dei novizi’ della Confraternita di S. Caterina detta dei rossi, oratorio della SS. Annunziata di Pietra Ligure. Ha studiato a Viterbo (Congregazione laicale dei Fratelli maristi o Fratelli di Maria), dopo la laurea l’insegnamento nelle scuole pubbliche e private, quindi, preside e dirigente scolastico. Una breve esperienza di pubblico amministratore e per anni presidente di seggio. E un dono ormai raro, la perfetta conoscenza della lingua latina che parla senza difficoltà. 

Il prof. Irmo Bolia, con la Confraternita di Santa Caterina dei rossi, ha partecipato alla processione di San Rocco, a Ceriale, il 16 agosto 2015

Il prof. Irmo Bolia intraprese studi  non finalizzati al sacerdozio, ma all’insegnamento. Non risponderebbe, dunque, a verità che ebbe una vacazione giovanile. Una scelta che da ragazzini  non è affatto già segnata. Prima succedeva soprattutto dopo le elementari,  tra le famiglie più umili e disagiate, in particolare dell’entroterra; poche invece erano le vocazioni tardive. Ora accade il contrario. Per decenni i seminari italiani e liguri erano affollati, oggi semivuoti, con preponderanza di aspiranti provenienti dall’estero, paesi dell’ex Cortina di ferro e indiani, africani. L’archivio del seminario ingauno documenta, per la storia, tanti giovani che hanno ‘lasciato’ prima dell’ordinazione sacerdotale o del diaconato, o ancora prima di indossare l’abito talare con il ginnasio. Discorso a parte meritano i missionari, cinque o sei partirono dalla diocesi di Albenga – Imperia ed hanno raggiunto il traguardo della terza età.

Irmo Bolia lungo il cammino della vita ha incontrato la donna che ha contribuire a cambiare il destino: Carmelina (Lina) Casti che ha sposato ad Arenzano il 28 settembre 1963.  Lei era insegnante di matematica alle Orsoline di San Fedele di Albenga  Era figlia di  Pietro, proprietario di un frantoio a Bardino Vecchio, più volte vice sindaco di  Tovo San Giacomo.

Irmo Bolia fece il suo esordio, negli anni sessanta, al Tecnicum Ferrini di Albenga, per periti elettronici e chimici, diretto dal ‘grande’ e mitico don Giacomo Lasagna (fu anche insegnante in Seminario ad Albenga), per poi passare all’Istituto Tecnico Commerciale Paolo Boselli di Loano, infine alla Scuole media Martini di Pietra Ligure dove ha trascorso gran parte dell’attività lavorativa, nel comprensorio.  Per un periodo fu anche insegnante alla scuola privata di Via dei Mille ad Albenga della famiglia Boasso.I colleghi insegnanti, alunni e genitori, lo descrivevano insegnante preparato, severo, di poche parole, senza eccessi. Pretendeva dai ragazzi e dalle ragazze soprattutto impegno, prioritario rispetto ai risultati. L’educazione civica. La sua materia, forse prediletta, era il latino, già dopo i primi approcci nel seminario preconciliare. Quando la Messa, i Vespri, le funzione religiose, preghiere, litanie, salmi, orazioni, benedizioni, santo rosario, il breviario, si ‘recitavano’ nell’antica lingua. Per molti ministri di  Cristo e pastori di anime, per cristiani praticanti, era il fascino preconciliare. C’è chi ricorda che l’ora (o le ore) riservate al latino prevedevano, all’ingresso dell’insegnante in classe, la recita a memoria del Pater Noster.

La Confraternità di Santa Caterina, la sua prima sede fu nella parrocchia del cimitero e dal 1808 nella Basilica di San Nicolò

Il prof. Bolia, tra i nostalgici della cultura latina in via di estinzione, ricordava che non si tratta affatto di una lingua morta;  importante conoscerla per il percorso universitario umanistico, letterario, la stessa formazione scientifica in tandem con il greco antico. Rappresenta del resto la nostra storia, le nostre radici lontane, la nostra identità.  Bolia narrava che un giorno, in viaggio alla volta di Roma, fu avvicinato dal collega di una scolaresca straniera e dopo le prime difficoltà a farsi capire si  finì per risolvere ogni problema spiegando in latino le indicazioni richieste per escursioni turistiche, albergo, taxi, visite in Vaticano, ai musei e ai monumenti. Bolia ha ‘chiuso’ senza dare fiato alla tromba e senza articoli di giornali e web la brillante carriera nel mondo della scuola pubblica (e privata con cui collaborava quando richiesto) con la qualifica di dirigente scolastico. Ha insegnato a migliaia di giovani, conosciuto un’infinità di mamme e papà. Era apprezzato perché non gli appartenevano la boria, l’arroganza di sentirsi superiore, cercava di immedesimarsi nella realtà dei tempi, nelle difficoltà delle famiglie. Un carattere apparentemente risoluto, eppure mite che sapeva ascoltare, si consigliava, accarezzava la dolcezza, non per questo remissivo e tanto meno menefreghista. La sua vita era famiglia, scuola, chiesa, oratorio della confraternita.

Forse nessuno ricorda Irmo Bolia pronunciare un parola sconveniente, alzare la voce, offendere la dignità altrui. Un esempio che diede pure durante le abituali ‘corride verbali’ in cui sono trasformate certe riunioni dei consigli comunali. Oppure le assemblee pubbliche dove spesso si distingue chi urla ed impreca di più, piuttosto che i moderati e i riflessivi, i propositori del buon senso. Oggi  fa sfoggio e notizia da ‘prima pagina’ persino chi pratica l’insulto, parolacce, gestacci. Bolia non appartiene ai ‘maestri di polemiche’, della dissacrazione, del populismo disgregante. Porta nel sangue la saggezza della popolazione umile, operosa, generosa che ha contraddistinto generazioni delle nostre valli, della povera e dignitosa montagna ligure. Non stravede per passerelle ed esibizionismo, nonostante umanamente la riconoscenza faccia sempre piacere, soprattutto se è sincera e disinteressata. Non giovi a questo o quel fine, ma sia testimonianza verso i giusti, il buon esempio, la coerenza del fare e di comportamenti.

Irmo Bolia, primi anni ’70, consigliere comunale di Pietra Ligure per la Dc (foto archivio trucioli)

Il prof. Bolia è stato un democristiano moderato negli anni della Dc al potere e di governo, nello stesso tempo era riformatore, stile moroteo galantuomo. Non apparteneva agli anticomunisti viscerali. Si sentiva più coinvolto e sensibile nell’antisovietismo di matrice dittatoriale dove governo del popolo era la spudorata e deleteria propaganda. Mentre la casta teneva in piedi regimi ferrei, antidemocratici, statalisti da fame di massa, con dirigenti e funzionari di partito privilegiati, insieme alle loro famiglie e inclusi gli apparati dei servizi segreti, le alte gerarchie militari.  L’insegnante di Vellego, cittadino di Pietra Ligure, dava lezioni di geografia e storia, ricorreva volentieri agli aneddoti per illustrare. Lui che è stato eletto e ha fatto parte del parlamentino pietrese nei primi anni ’70. Con una breve esperienza di assessore, a cavallo dei primi anni ’70, quando il cav. Salvatore Caltavituro, primo siciliano sindaco nella Riviera degli immigrati sudisti del dopoguerra, ex operaio dei Cantieri Navali, perse la maggioranza e fu sostituito dal rag. Andrea Rembado pietrese doc e socialdemocratico.  Erano gli anni delle  battaglie per il Santa Corona, 2 mila posti letto, 1300 dipendenti; dei primi contraccolpi occupazionali e di bilanci in rosso della principale azienda cantieristica del ponente ligure. L’epoca della realizzazione e l’apertura dello svincolo autostradale Autofiori. Il periodo delle lotte (allora coperte e sotterranee, svelate anni dopo dalle pagine del Secolo XIX e da un giovane cronista) delle lobby massoniche del ponente ligure che ‘dettavano legge e strategie’ soprattutto nel fiorente mercato delle aree edificabili, dei piani regolatori, della corsa alle prime mansarde. C’era lotta per assicurarsi i posti chiave dell’ospedale Santa Corona, negli uffici delle Imposte, più in generale nella vita pubblica e finanziaria. Con qualche eccellente e qualificante eccezione. Citiamo, nel comprensorio, il più volte sindaco rag. Enrico Rembado di Borgio Verezzi ed il compianto dr. Nicolò Tortarolo che era ai vertici amministrativi dell’azienda ospedaliera, sindaco di Pietra Ligure. Contrariamente ad altri due o tre predecessori non accettò mai il ‘giuramento massonico’ pur conoscendo la forza di quel mondo, cosa rappresentava in allora, in parte più ‘raffinata’ oggi.

Non vogliamo tradire quella reciproca fiducia, lealtà, franchezza tra chi aveva e persegue il dovere di informare e dare notizie senza autocensure, se riveliamo quanto ci fosse utile un’aperta, seppur non dichiarata, collaborazione e scambio di informazioni.

La famiglia del prof. Bolia (non siamo al corrente se sia stato insignito di titoli onorifici della Patria) è stata allietata, nel 1964, dalla nascita di  Giampiero, funzionario della Banca  Popolare di Novara; nel 1968 era nato  Paolo, funzionario del Comune di Calice Ligure e consulente  per altri nel comprensorio. Paolo era impegnato nel sociale. Protagonista di una sorte che i Bolia non meritano. Ha sorpreso e sconvolto  tutti una morte violenta, lontano da casa, alle pendici delle Alpi Marittime imperiesi. Un mistero che seppure potrà essere chiarito dall’inchiesta dello scrupoloso magistrato inquirente Ubaldo Pelosi, non potrà lenire il dolore e soprattutto spiegare retroscena, ‘lucida’ scelta di una persona educata da genitori esemplari. Paolo ha vissuto senza che qualcuno avvertisse in tempo il disagio di una coscienza incapace di sopportare un peso più grande di lui.  Quando tutti gli atti giudiziari saranno depositati e si porrà la parola fine, con destinazione archivio, è possibile emerga qualche verità finora ‘segreta’. Nulla sembra possa colmare quella ferita lacerante e ‘sanguinante’ fino a quando un cuore continuerà a battere.

Luciano Corrado

 

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La Confraternita di Santa Caterina è oggi costituita da circa 140 iscritti, tra questi un nutrito gruppo giovani.

L’organizzazione interna è così costituita:

Priore: Piergiuseppe Ravera

Sotto Priore: Luigino Brossa

Segretario: Francesco Accame

Tesoriere: Alessandro Marinelli

Consiglieri: Luigi Brossa, Paolo Perotto, Irmo Bolia (maestro dei novizi), Pierluigi Simonassi,  Annalisa Ferrando,  Edilio Manitto

Revisori dei conti: Marisa Sparso,  Mario Boccone


L.Corrado

L.Corrado

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