Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Val Ponci, salviamo i ponti romani


Accanto ai diritti fondamentali dell’uomo, da alcuni anni è stato riconosciuto internazionalmente quello del benessere fisico e mentale, che deriva dalla fruizione della natura, in condizioni di equilibrio ecologico.

Ciascuno di noi ricorderà quelle sensazioni di stimolante simbiosi provate durante una escursione, in un ambiente in cui i multiformi aspetti del paesaggio si fondano con le realizzazioni umane, quando queste siano la testimonianza di un rapporto storico armonioso e appropriato con il territorio.

La scuola greca dei filosofi peripatetici, utilizzava il metodo del camminare in luoghi simili, per agevolare il pensare.

A maggior ragione noi oggi, proprio nelle condizioni naturali antropizzate con equilibrio, così lontane dai consueti luoghi “irreali” in cui siamo tenuti a vivere, possiamo passo dopo passo, meglio meditare sulle nostre importanti decisioni, o stimolare nuove idee e scoprire nuove prospettive.

Una camminata da non perdere, è quella lungo il sentiero dei 5 ponti romani lungo la solitaria Val Ponci, un tratto di 5 chilometri della Via Julia Augusta (13 a.c.) che da Piacenza, attraverso Tortona, Acqui e il Colle di Cadibona, giungeva a Vada Sabatia (Vado Ligure) e collegava la Val Padana con la Liguria e la Gallia.

Lungo il percorso aleggia un’atmosfera di magica quiete che induce ad immaginare le legioni con i carriaggi, mentre transitavano con facilità sui ponti, in qualsiasi condizione climatica, alla conquista della Provenza e della Spagna.

Le perfette caratteristiche costruttive di questi ponti, colpiscono ogni passante e rimandano la datazione al 124 d.c. quando Adriano restaurò questo tratto di Via.

Da Finale  Ligure salendo dopo Calvisio verso la via romana, si erge un piccolo “menhir”in pietra, già adorato in onore del Dio montano Penn, da cui il nome degli Appennini.

Qualche centinaia di metri dopo, spicca il primo ponte, quello “Delle Fate” ai piedi della grotta paleolitica, un vero capolavoro, ancora intatto e praticabile con automezzi pesanti, restaurato nel 1938, che il tempo e gli uomini non hanno intaccato. Il grande arco a tutto sesto è impostato in diagonale sulle spalle di notevoli blocchi di Pietra del Finale, finemente sagomati e incastrati con precisione.

Il secondo detto “Sordo”, è distrutto mentre gli avanzi dell’ultimo, il ponte di “Magnone”, sono appena visibili nel bosco accanto al nuovo sentiero al termine della valle.

Il terzo ponte delle “Voze o Muto” è ancora ben conservato, dopo un consolidamento di alcuni decenni fa.

Del quarto, quello”Dell’Acqua“, vicino a “Cà du Puncin“, dopo i parapetti già caduti, sono a rischio di crollo anche i paramenti esterni dell’arco di sostegno.

Quindi è indispensabile un intervento urgente di consolidamento prima che sia troppo tardi.

Inoltre, nello stesso grave stato di abbandono e disfacimento si trova, a metà del percorso, l’ultimo breve tratto rimasto di carreggiata con i due marciapiedi laterali in rilievo, essenziale per la comprensione del tipo di strada.

D’altro canto, lungo il sentiero in alcuni punti sono ancora visibili i solchi scavati sulle lastre di pietra, dalle ruote dei carri.

A completamento del valore culturale della via romana, si trovano a lato alcune interessanti emergenze.

Superato il ponte delle Voze, ma prima del quarto, sulla destra c’è la deviazione verso le vicine cave dalle quali i Romani trassero le pietre necessarie e che durante l’ultima guerra mondiale, servirono da rifugio e da abitazione, per numerose persone.

Infine una deviazione verso Noli di circa un chilometro, dal ponte delle Voze conduce alla scenografica Arma delle Manie, di epoca preistorica.

Dunque questo luogo ricco di notevoli valenze naturalistiche e storiche, offre un’ottimale attrattiva di turismo culturale virtuoso e sostenibile, di primaria importanza, che una gestione organizzata e un modesto intervento di manutenzione, ne esalterebbero i risvolti economici sulle comunità circostanti.

 Giovanni Maina


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