Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pornassio i 22 gatti di don Daniele e le 80 firme indirizzate al vescovo


Da leggere sotto l’ombrellone o all’ombra di un albero. Lo scorso numero di trucioli, citando il passivo della diocesi, si era fatto cenno alla parrocchia di Pornassio. Il parroco, in bolletta, si era visto ‘tagliare’ la potenza di illuminazione della chiesa e opere parrocchiali. Apriti cielo ! Ci hanno fatto sapere che al nuovo vescovo coadiutore mons. Borghetti, 80 sottoscrittori di una petizione avevano chiesto un intervento urgente. Quasi un bis del ‘caso Mendatica don Rex’ dove si è mosso il sindaco in rappresentanza del Comune, insieme ad un’esponente del Consiglio parrocchiale. A Pornassio la crisi c’è, ma don Daniele Fiorito pare debba pure accudire 22 gatti.

Miagola te che miagolo, in questo caso c’è poco da scherzare.  Sarebbe più divertente invocare almeno la canzonetta per bambini dei ’44 gatti’ che appartiene ai motivi storici e di successo. A Pornassio all’estroverso pastore di anime, forse il santo patrono degli animali (San Rocco ?) ha affidato una comunità di 22 gatti. Non sappiamo se sterilizzati o meno. E’ probabile tenuto conto dell’amore e della diligenza con cui sono assistiti. Spesso le cronache rosa ci raccontano della ‘dedizione estrema’ di ‘gattare’, talmente legate alla loro ‘missione’ che sopportano multe dei vigili urbani, proteste di vicini di casa o di quartiere. Si privano o lasciano ingenti eredita ai loro mici (a Varazze qualche anno fa, una storia – testamento  agli animali da 8 miliardi di lire). C’è un detto: prima pensiamo agli uomini, ai poveri, agli anziani soli, ai bambini con disagio, poi agli animali. Altri ribattono: chi non vuole bene agli animali, è incapace di voler bene agli uomini. Il buon senso forse ci aiuta e dovrebbe essere la stella polare di comportamenti razionali, al di là delle passioni e aspirazioni personali.

Dalla pagina facebook: “Daniele Fiorito, ho 52 anni, vivo con alcuni gatti, sono un prete cattolico”

Don Daniele, tenendo conto del passato quantomeno noto a confratelli, a parrocchiani che l’hanno conosciuto e frequentato, è una persona ‘eccentrica’. Un sacerdote moderno, della teologia della Liberazione o anticonciliare, tradizionalista ? Non abbiamo avuto l’occasione di conoscerlo. Certamente qualcuno, non il primo passante, avrà consigliato il vescovo Mario Oliveri di affidargli una parrocchia montana, della Valle Arroscia.  Il vescovo, non da oggi, sopporta il ruolo di capro espiatorio. Resta il fatto che chi comanda ed ha potere decisionale si ritrova oneri ed onori, non può ingrossare le file dello scaricabarile.  E il porporato, in pubblico, ha sempre difeso i suoi parroci. Ad ascoltare certe campane pare che non siano state molto positive alcune esperienze pastorali di don Daniele: a Cenesi, Vendone, Onzo, Costa Bacelega (Ranzo).  Tra le voci che si rincorrono è che don Daniele  si sarebbe trovato più volte in difficoltà finanziarie e sarebbe intervenuto un cugino, don Ivo R.. Si parla che abbia dovuto vendere un appartamento di famiglia. Oddio, non sarebbe il primo cittadino del Bel Paese travolto dalle difficoltà o dalla malasorte. Non è frequente, tuttavia, che capiti ad un parroco di trovarsi in bolletta. E’ infine un’eccezione chi ‘scappa con la cassa’, era accaduto nell’imperiese a un ‘don’ che aveva pure cantato al Festival di Sanremo ed ora  vive nel Sud. Lui aveva scritto a trucioli.it smentendo tutto, ma Il Secolo XIX, con un’intervista, l’aveva ‘sconfessato’.

I tempi sono cambiati per tutti, eticamente in peggio. Chi ha vissuto l’era in cui i sacerdoti non avevano stipendio mensile, né la pensione di vecchiaia, gli sarà capitato di trovare anziani in talare lisa e consumata, che nella madia della canonica tiravano fuori pane ammuffito, lardo stantio, formaggio con i vermi. Si trattava di sacerdoti martiri, eroi, che magari facevano carità a famiglie povere (negli anni post bellici) e si privavano della spesa nel negozio di alimentari del paese per aiutare i più deboli. Oppure aiutavano missionari e missioni all’estero. Tra i primi, nel dopoguerra, don Ferrari, prete semplice, senza gradi,  insegnava nel Seminario Vescovile di Albenga.  Persona rigorosissima con se stesso e con gli alunni. Coerenza evangelica vissuta fino alla morte.

Don Daniele, in realtà, può beneficiare di una parrocchia proprietaria di terreni tra orti, vigneti, oliveti. L’indimenticato don  Francesco Drago, che riposa nel camposanto di Aurigo paese natale, si spense a 76 anni; prete di campagna, di caccia e pesca, coltivatore, non disdegnava le ribotte con gli amici. Produceva Ormeasco che in parte vendeva, ma era solito farne dono ( un bottiglione) agli amici più cari, senza dimenticare lo stesso vescovo Oliveri che gradiva.

Don Drago per 43 anni al servizio della chiesa, apostolo capace di attrarre simpatie, di dire in faccia ciò pensava (un tifoso della Lega nella difesa dell’italianità), un grande cuore per tutti coloro che bussavano. L’impegno costante a ristrutturare locali parrocchiali, le chiese, baluardo della nostra storia. A Ponti di Pornassio ora c’è malumore perchè da un anno e mezzo il campanile è rivestito di ponteggi per lavori. A quando la fine? Don Drago era anche un comune mortale, come potrebbe testimoniare don Lourdu Ratu, indiano di numerosa famiglia, che copriva all’epoca la parrocchia di Cosio d’Arroscia,  Mendatica, e sostituì lo stesso don Drago, lasciando nel volgere di poco tempo la coltivazione dei terreni.  Don Lourdu, dopo un periodo di convalescenza, da Pornassio a Nasino, qui ha resistito qualche anno. Infine, per motivi di salute, è tornato in India.  Tutto è avvenuto nel silenzio mediatico. Un parroco può essere il ‘signor nessun‘ ? Il ‘pastore’ è parte integrante del tessuto sociale. Del resto è difficile conoscere con quanta difficoltà molti parroci gestiscono il llavoro pastorale.  Possiamo testimoniare che trovandoci a scrivere di questo o quel caso, di parrocchie, come ad altri social midia capiterà, il telefono del blog squilla, appaiono frequenti messaggini. C’è chi crede di parlare o di scrivere al don, ebbene emerge quali siano le richieste di aiuto, di piccole somme di denaro, spesso assillanti soprattutto di giovani.  Telefonano, ‘messaggiano’ a tutte le ore, nella convinzione che dall’altra parte ci sia il sacerdote. Ecco, forse,  un aspetto poco noto del fardello che hanno sulle spalle i ‘pastori’ per i tanti che bussano.  E dall’altra parte non c’è il politico alla ricerca del voto (clientelare), del serbatoio che gli consente la scalata al potere. C’è un uomo che indossa una ‘talare’, la sua missione è vivere e diffondere il Vangelo, la giustizia dei giusti.

Pornassio, era la festa patronale: da ds a sn, don Franco Drago, l’allora sindaco di Mendatica, Emidia Lantrua, l’on. Vittorio Adolfo, don Giovanni Grasso e don Lourdu Ratu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L.C.

 

 

 

 


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