Benvenuta…Montecristo ! in Val Tanaro avevamo titolato sull’ultimo numero di trucioli.it (vedi….) la documentata cronistoria delle storiche ‘Fonti S. Berando‘. Con qualche aspetto e retroscena talmente preciso da non aver ricevuto smentite dai sindaci di Ormea in particolare e di Garessio. In passato promesse di posto di lavoro, speranze per le giovani famiglie, il futuro di un territorio potenziale ‘fonte di benessere’ socio economico. Navigando sul pianeta internet pare scontato che l’arrivo nella proprietà del gruppo Montecristo, significa presenza del solido, affermato ‘ Gruppo Puccetti’ (Leggi lettera di precisazioni…a fine articolo). Interessi estesi all’edilizia, costruzioni stradali, movimento terra, materie plastiche, industria cartaria e acque minerali. L’ultima operazione resa possibile con il sostegno di Unicredit, partner finanziario e colosso. Solo ‘Montecristo’ ha un fatturato di 70 milioni di € e una produzione di 50 milioni di litri. ULTIMA ORA LETTERA DI DENUNCIA DA GARESSIO SULLA MARACHELLA STORY.
Per Ormea e Garessio è iniziata l’attesa, persino in sottotono. La notizia è stata accolta con senso di liberazione ed ottimismo. Liberazione perchè da anni quello che era rimasto un pilastro dell’industria della Val Tanaro e del Cebano, nonostante l’alternarsi di colossi e multinazionali, quali Nestè e San Pellegrino, era finito per diventare l’anello debole della catena di interessi. Riduzione della produzione e dei posti di lavoro, tante belle parole, piani di rilancio e sviluppo, alla fine il ‘passo da gambero’. Ora l’aspetto fondamentale è attendere la prova dei fatti. In passato, il Comune di Ormea, con la sua amministrazione comunale, era stato generoso, come documentano le cifre delle concessioni di migliaia di ettari di terreno, la vendita di aree a prezzi imbattibili sul fronte della convenienza del privato, nel caso società operanti quotate in borsa, ricchi capitali, buoni profitti per gli azionisti forti. Pazienza, inutile rinvangare nel passato, serve da lezione, da esame di coscienza per chi, ancora in vita, aveva deciso, votato, firmato atti, delibere, protocolli. Il privato non sarebbe un bravo imprenditore se non badasse a tutelare i suoi interessi, il pubblico amministratore non sarebbe un buon padre di famiglia se ignorasse di privilegiare gli interessi della comunità e non dei singoli, né di lobbies. Forse è presto e prematura cantare ‘ vittoria’ ? Stendere i tappeti perchè la storica ‘Fonte S. Bernardo’ è tornata sotto la bandiera italiana ? Il marchio prestigioso merita certamente più successo e più ricadute su Ormea e Garessio dove esistono gli stabilimenti e le attività connesse, le fonti. A lungo la S. Bernardo è stata l’acqua minerale più amata ed apprezzata nel ponente ligure; dalle famiglie e dagli operatori turistici, ristoratori, in concorrenza con l’Acqua di Calizzano che tuttavia non poteva contare su una nomea tanto popolare, un export internazionale. Al punto da far gola e diventare ‘preda’ ( San Bernardo) di colossi europei e mondiali.
Ci sono altri approfondimenti di un certo interesse nell’ambito delle notizie che si sono lette in questi ultimi mesi. In parte incomplete, il mondo dell’informazione è alle prese con tagli e riduzioni di costi (giornalisti in prima linea) e il ‘ prodotto finale’ finisce per depotenziare qualità e completezza. Sullo scenario locale, zero inchieste giornalistiche, pochi approfondimenti a meno che non susciti le mire dell’editore. Nel cuneese non mancano. I giovani aspiranti cronisti, spesso alle prese con contratti cosiddetti da ‘fame’, sono regolarizzati in certi casi alla stregua di chi viene tenuto al guinzaglio. E il bavaglio ? Chi ha il potere tutte queste cose le conosce bene.
Si poteva informare i lettori che la società neo proprietaria della ‘San Bernardo‘, la Montecristo Srl, è controllata al 51% dal ceo Antonio Biella, (nella foto a ds), per il 30% dalla famiglia Colombo, tramite Gico Srl e il restante 19 % da Invest Eurofid Spa, la fiduciaria che fa capo ad un gruppo di banche di credito cooperativo toscane, riunite in Cabel holding Spa. Già, di fiduciarie il Bel Paese non ha sempre bei ricordi.
Nel 20011 la società Montecristo ha acquisito il 51 % di Fonte Ilaria Spa di Lucca che nel 2013 ha registrato 25,6 milioni di€ nella voce ricavi. L’anno prima, il 2012, sempre la Montecristo, era entrata con il 51% nelle Fonti di Posina Spa di Vicenza proprietaria del marchio Lissa con 6,7 milioni annui di ricavi. La sola Fonte Ilaria produce 30 mila bottiglie l’ora, paga un canone di concessione di 106.590 €, come da determina dirigenziale della Regione Toscana n. 1309 del 31 agosto 2o12, è la cartina di tornasole rispetto a ciò che emerge dagli atti per le Fonti S. Bernardo e Ulmeta. La Fonte Ilaria appartiene, a Montecristo Srl, alla Puccetti Spa, a Marco Gaddini. Il presidente del consiglio di amministrazione è Edo Puccetti che ricopre l’incarico di presidente del consiglio di amministrazione di Puccetti Spa, presidente del consiglio dei amministrazione di Mondialcarta Spa. Il vice presidente è Antonio Biella, già direttore commerciale di Spumador. La presenza della fiduciaria nel capitale sociale della Montecristo può rappresentare la strumento legale dietro il quale possono operare investitori che non hanno la passione della visibilità mediatica E le ‘fiduciarie’ rispondono spesso a queste esigenze, oltre alle sedi e agli incroci societari che prediligono Londra, le Cayman, piuttosto del Lussemburgo. Chi non vorrebbe pagare meno tasse ?
Da ultimo, una nota non meno importante, e di cui si parla, di scrive davvero poco o nulla, ad iniziare dall’informazione televisiva. Il fenomeno, il successo perdurante ed in crescendo, grazie anche alla crisi per molte famiglie e tanti pensionati ‘poveri’, della fontana di Cantarana (Ormea). Qui si può assistere, in particolare nei giorni festivi, ad una vera e propria processione. Casse di bottiglie, contenitori di vetro multilitro, bagagliai di auto o furgoni strapieni, camper mobili che fanno il pieno, attese per rifornirsi, ovviamente gratis. Arrivano dall’imperiese, savonese, dal genovese; sono residenti, proprietari di seconde case, e gli stessi piemontesi, ad iniziare dal Basso Cuneese. Tutti affezionati frequentatori. Un successo casuale, senza promozione di giornali, web, radio che hanno nella pubblicità delle aziende di acqua minerale un cliente da tenersi buono, con i cordoni della borsa aperti. E dire che in passato la storica famiglia proprietaria dell’hotel San Carlo e della riserva di trote aveva avviato iter e progetto per sfruttare la sorgente. Un’occasione persa per la collettività locale.
Tra l’altro, forse i colleghi cronisti non abitueè della ‘fonte di Cantarana’ ignorano la presenza di un cartello ufficiale del Comune in cui sono indicate le caratteristiche dell’acqua, confrontate con altre ‘fonti’, sfruttate commercialmente e promozionate da campagne pubblicitarie e da sconti nelle ‘catene commerciali’. L’acqua di Cantarana garantita da una salutare caratteristica di leggerezza. Il restyling della fontana risale al 2013, merito, giusto riconoscerlo, di Renato Roatta, vice sindaco della giunta di Gianfranco Benzo, battuto per una manciata di voti alle comunali del 2014.
Il Comune di Ormea, tra i territori liguri – piemontesi più baciati da madre natura e dal Creato, non lontano dall’affollata costa ligure. Potrebbe valorizzare almeno le fonti ‘povere’ che sono apprezzate anche se meno note. Sulla strada per Viozene, la fontana detta degli Alpini, una seconda denominata dei ‘Piumini‘. Sarebbe un’ottima attrattiva promozionale per il territorio procedere alle analisi dell’Asl.
Sbagliano coloro che ritengono il turismo unica risorsa di sviluppo, dopo il massiccio abbandono della campagna, quassù della montagna, delle malghe estive, della pastorizia. Il turismo può incentivare attività collaterali: dalla gastronomia (purché di qualità e di persone capaci ai fornelli), alla coltivazione di prodotti tipici della terra (patate, castagne, farina), puntando al corretto rapporto qualità – prezzo. Si pensi alla produzione di miele non contaminato dal business, il formaggio nostrano, la trota del fiume Tanaro, i funghi, i mirtilli, le fragoline di bosco. Ci siamo occupati nel recente passato del ‘risorgimento’ di Roccaverano che madre natura non ha favorito almeno geograficamente e nei collegamenti stradali rispetto all’Alta Val Tanaro. Il formaggio del paese (capra in particolare) diventato leader in Italia e volano in una decine di Comuni del cuneese e dell’astigiano (oltre 20 produttori associati), al punto da attrarre giovani dalle cementate e caotica città.
Ormea, Garessio che attendono di valorizzare la linea ferroviaria, il ‘treno del turismo‘, degli week end, della riscoperta di un viaggio d’altri tempi. La giunta di centro destra del leghista Cota, non si era distinta, su questo fronte. Si erano focalizzati i costi, le spese, il rapporto con il numero degli utenti, privilegiando il trasporto su gomma. Tagliando per risparmiare. La politica delle recessione piuttosto che dello sviluppo. Una scelta oculata all’insegna della lungimiranza, della competenza, può rappresentare la svolta, l’inversione di tendenza. Ad iniziare dalle nuove generazioni capaci di allontanare i ‘sacerdoti’, siano essi compagni o militanti a destra, che hanno fallito anche come professionisti delle poltrone pubbliche. Maestri del potere per il potere. I magna magna.
L. Cor.
RICHIESTA DI PUBBLICAZIONE A RETTIFICA INESATTEZZE VOSTRO ARTICOLO: IL GRUPPO PUCCETTI NON HA QUOTE IN MONTECRISTO E NON HA AVUTO ALCUN RUOLO NELL’OPERAZIONE SAN BERNARDO.
Leggiamo con un certo stupore sul del blog trucioli.it l’articolo che riguarda anche Acqua S. Bernardo.
Perdonateci, ma forse siamo poco avvezzi alle cronache locali e non abbiamo compreso il senso dell’articolo, che peraltro fa appello al giornalismo di inchiesta e alla distrazione dei media e poi incorre in una serie di gravi lacune e inesattezze anche lesive dell’immagine del Gruppo Montecristo.
Nel nome della trasparenza dei rapporti che le famiglie del Gruppo Montecristo hanno instaurato da sempre con dipendenti, clienti, fornitori, partner e la stessa stampa, ci permettiamo così di precisare alcune informazioni restando a disposizione per altri chiarimenti.
Ci piacerebbe anche avervi in una delle presentazioni e conferenze stampa che avremo sul territorio nei prossimi mesi, oppure in visita negli stabilimenti di Garessio ed Ormea in modo che possa verificare cosa si sta facendo per l’Acqua S. Bernardo e possa evitare altri errori che vanno sicuramente anche a scapito della credibilità del suo blog.
Nello stesso pezzo traspare infatti il suo amore per il territorio di Ormea in particolare e la conoscenza delle tradizioni locali. Ci chiediamo perché allora mischiare questi fatti con notizie poco corrette su una risorsa del territorio quale Acqua S. Bernardo. Questo sempre nel nome della chiarezza e della trasparenza, la stessa dell’acqua che imbottigliamo.
Il principale errore dell’articolo riguarda il gruppo Puccetti, società che oggi detiene il 45% di Fonte Ilaria una delle società controllate dal Gruppo Montecristo (che ha il 51% di Fonte Ilaria mentre il restante 4% è di Marco Gaddini), ma non ha alcuna quota di Montecristo e di conseguenza non ha avuto alcun ruolo nell’operazione S. Bernardo come erroneamente si vuol fare intendere citando gli altri settori di intervento della stessa Puccetti.
La maggioranza (51%) di Montecristo è di Agostino Biella – come poi scrivete correttamente nel post – già socio di maggioranza di Spumador, società fondata a fine Ottocento dalla famiglia Verga (Daniela Verga, diretta discendente è la moglie di Agostino Biella) che ha mantenuto la proprietà di Spumador fino alla cessione al gruppo olandese Refresco. Il 30% di Montecristo è della Gico di Marco Colombo, altro imprenditore lombardo già socio di Spumador e socio di Biella delle fonti San Carlo Spinone. Due famiglie insomma che sono nel settore dell’acqua minerale da qualche annetto.
Il restante 19% è come scrive riconducibile a una fiduciaria toscana. Il suo passaggio su Londra, Cayman e Lussemburgo è diciamo quantomeno fuori luogo, mentre è grave l’allusione all’evasione fiscale di chi continua a investire in Italia, dà lavoro a qualche centinaio di famiglie italiane e semmai guarda all’estero per vendere le nostre eccellenze, come l’Acqua S. Bernardo.
Non si capisce infine quale sia lo scoop e il suo stupore nell’apprendrere che per questa operazione, l’acquisizione di S. Bernardo si sia utilizzata una banca, un partner del calibro di Unicredit. Per l’interlocutore, la multinazionale Nestlè si è trattato di una normale garanzia. Ci perdoni la battuta, ma da tempo le transazioni e le cessioni di aziende non avvengono più con pagamenti in dobloni d’oro o altro.
Detto questo rinnoviamo l’invito alle prossime iniziative di S. Bernardo e a contattarci qualora voglia conoscere meglio la nostra realtà. Saremo lieti di mettervi in contatto con il direttore generale Antonio Biella e gli altri vertici dell’azienda.
Cordiali saluti, Ufficio Stampa Acqua S. Bernardo, Paolo Annoni
ARTIGIANATO, CHE PASSIONE!
DOMENICA 28 GIUGNO 2015
i mercatini nell’ antico borgo di Ormea (CN)
Terzo appuntamento della stagione 2015 con i mercatini dell’artigianato ad Ormea (ARTIGIANATO, CHE PASSIONE!) domenica 28 giugno 2015.
L’evento, che si svolgerà in concomitanza con ‘OrmeaInonda’ avrà luogo a monte e a valle della centrale Via Roma, ovvero in Piazza Libertà e Piazza San Martino, a partire dalle ore 9 per tutto il giorno.
LA LETTERA DA GARESSIO: MARACHELLA FA LE MARACHELLE….CHI SA PARLI, L’OMERTA’ E’ MAFIOSA NON APPARTIENE ALLA TRADIZIONE DEI CUNEESI
Come i lettori ricorderanno nell’aprile 2012 la società Oerlikon decide di chiudere lo stabilimento di Garessio lasciando, a noi dipendenti, la scelta di essere inseriti negli altri tre stabilimenti piemontesi (Cascine Vica, Cervere e Sommariva Bosco). La decisione in merito al trasferimento del luogo di lavoro, avrebbe significato gravi disagi per le nostre famiglie, ma molti di noi erano pronti ad accettare con la morte nel cuore, per quanto ciò avrebbe significato per Garessio. Ed ecco che appare, ad allentare le nostre concitate assemblee, il primo “buon padre di famiglia” offrendo i nostri destini, e quelli dell’intera collettività garessina, alla società Marachella Spa (successivamente Marachella Wood Building M.W.B.).
Tale primo buon pater familias, dopo aver effettuato “accurate” indagini in merito alla professionalità, alle conoscenze del settore metalmeccanico ed alla assoluta solvibilità della società indicata, invita la Oerlikon a valutare la nostra cessione alla società Mirachella (pardon Marachella) .
A questo punto, interviene il secondo “buon padre di famiglia”, la società cedente, che intravede nella manovra di cessione un ottimo rimedio per evitare antipatiche ed annose discussioni davanti al giudice del lavoro.
Fu così che anche tale secondo pater familias, mettendosi la mano sulla coscienza, laddove si trova il portafoglio, pur di definire la cessione, elargisce somme anziché prenderne (ottobre 2012).
Fin da subito ci è parsa una stranezza che tale secondo buon padre di famiglia vendesse una attività pagando l’acquirente…
Anche tale secondo buon padre di famiglia ha sicuramente valutato le capacità imprenditoriali nel settore metalmeccanico della cessionaria, che con una semplice riconversione dell’azienda avrebbe certamente potuto proseguire l’attività qualificando tornitori e fresatori in conciérge e operatori turistici…
Ma sì. In fondo sempre ingranaggi e coroncine per tutta la vita lavorativa era una noia!
Nell’imminenza ineludibile del nostro fallimento ci chiediamo: il passaggio dalla realtà aziendale precedente alla managerialità creativa della Marachella fu il frutto di una accordo simulatorio per eludere le “rogne” di annose cause di lavoro e contrasti con le rappresentanze sindacali oppure l’ennesima negligenza di managers e personalità pubbliche?
Inoltre, poiché esiste un Fondo ove sono state effettivamente accantonate le nostre liquidazioni fino al momento della cessione, perché da più parti ci viene chiesto di liberare detto fondo a favore di chi e cosa? Forse un altro pater familias?
UN GRUPPO DI DIPENDENTI VERI PADRI DI FAMIGLIA