L’ingegner Emanuele Della Valle chi era costui ? Un benestante, studioso e tecnico d’esperienza. Gli ultimi anni della sua irreprensibile esistenza nel maniero di Campochiesa li avevi dedicati a progetti e proposte per la messa in sicurezza della piana di Albenga, prevedendo che, col tempo, sarebbe andata incontro – tra il Centa ed i confini di Ceriale, a monte dell’Aurelia soprattutto – ad allagamenti ‘distruttivi’. Un primo rimedio urgente, di prevenzione, secondo buon senso e ‘madre natura’, realizzare fossati – canali lungo i confini, tra privati di 48 cm. Con la sottoscrizione d’obbligo della manutenzione. Un baluardo meno costoso a fronte di faraonici progetti di arginamento. Una ‘battaglia’ persa che costò all’allora possidente terriero e all’esordiente cronista che oggi scrive queste righe una querela, richieste danni legali.
Nell’ultimo decennio si sono consumati fiumi d’inchiostro, tante polemiche, neo tribuni si sono scambiati ora accuse, ora annunciando interventi e lavori risolutivi. Non possediamo l’imprimatur di tuttologi, continuiamo a descrivere ciò che è alla luce del sole e soprattutto rinfrescare la memoria agli immancabili smemorati. Ci occupiamo in questo piccolo viaggio nella piana della “messa in sicurezza” contro i rischi di esondazioni distruttive dell’area di levante: Prato Grande, Prato del Vescovo, zone attigue all’ex polveriera (Demanio Militare ora di proprietà del Comune di Albenga). Il dramma vissuto il 17 febbraio 2014 che ha sconvolto 35 aziende agricole, messo a dura prova almeno 25 persone. Poche di loro ricordano l’alluvione del 1948 con tre metri d’acqua lungo i muri dell’allora caserma.
Cosa si è fatto da parte della Regione, della Provincia, del Comune (lasciamo da parte Ceriale meritevole di altro approfondimento), dell’autorità di Bacino ? Scorrendo gli atti del progetto esecutivo di stralcio (vedi…..), emerge una data, gennaio 2009. Si legge l’affidamento all’Hydrodata Spa di Torino (ingegneria delle risorse idriche – idraulica- geologia), incaricata per conto del Comune di Albenga – Area Lavori Pubblici. Si parla di “interventi strutturali e messa in sicurezza o mitigazione delle aree a rischio inondazione. Si precisa che si è tenuto doverosamente conto di un precedente studio – analisi idrologica dei bacini della piana. Proprio nel levante erano emerse gravi criticità e concrete proposte di intervento.” Il ‘dossier tecnico’ risale all’ottobre 2008 e risulta sottoscritto da un raggruppamento di imprese specializzate nella materia: Hydrodata, Arte Ambiente, Risorse Territorio Srl, Consorzio Intecno – DHI.
L’obiettivo è puntato sui canali secondari, Rio Fasceo e Carendetta di Rapalline; area sinistra di Rio Carendeta, Caredetta di Albenga e Carendetta Pineo. Il secondo aspetto progettuale è “non determinare variazioni significative dello stato dei luoghi”; tenere presente l’andamento altimetrico del piano viabile e ridurre le interferenze dei sottoservizi esistenti. Viene definito, nella relazione, “stralcio funzionale del progetto preliminare per la risoluzione delle criticità presenti nella zona di intervento”. E ancora: “ Lavori conformi alla normativa di Piano adottata dall’Autorità di Bacino di rilievo Regionale della Liguria”. Terzo aspetto: si è tenuto conto delle relazioni: “idrologica, idraulica, geologica, geotecnica, sismica e paesaggistico“. Quarto aspetto: sono state valutate le portate relative agli eventi da 50 a 500 anni simulati.Lle piene di esondazioni con le portate convogliate a valle, i tempi di ritorno di 50 anni, la fitta rete di canali, di scoli, il sistema di drenaggio.
E’ stato messo in risalto: “criticità persistenti, inadeguatezze, presenza di numerose ostruzioni locali, cattivo stato di manutenzione delle ‘canalette’ lungo i terreni a cielo aperto o interessati da serre, i frequenti fenomeni di esondazione, gli eventi intensi che si sono succediti negli anni, in Provincia si è ipotizzato un ‘tempo di ritorno’ di 25 anni. Non solo e non è tutto. Riscontrate notevole insufficienza del reticolo idrografico secondario non solo allo smaltimento di portate idrogeologiche, con tempi di ritorno di 5 anni…”.
UN ELENCO SPAVENTOSO INCOMBE SULLA SICUREZZA – Potrebbe essere un j’accuse di fronte ad una catastrofe con risvolti giudiziari, penali o civili, con responsabilità, corresponsabilità. Caso di Genova docet ! Tutti sapevano ? Chi aveva (ha) l’obbligo giuridico, diciamo pure morale di intervenire senza aspettare il peggio, i morti, i feriti, i dispersi, danni materiali ?
Nero su bianco la relazione tecnica elenca elenca: inadeguatezza sezioni di deflusso, presenza ostruzione al deflusso dovute da interramento o vegetazione, assenza di una fasci di rispetto in adiacenza fossi e canali, uso di fossi e canali quali recettori di acque torbide di lavaggio di serre, impossibilità di eseguire adeguata manutenzione, difficoltà di scarico a mare in concomitanza di mareggiate, presenza di strutture antropiche come l’Aurelia, strade comunali, ferrovia, campeggi e serre con vaste aree impermeabili.
Il primo stralcio dei lavori, descritto in 21 pagine, appena ultimato, è costato 1 milione 875 mila euro, di cui 505 mila per somme a disposizione dell’amministrazione civica. Il rendiconto elenca tutte le spese, dall’A alla Z. Tutto bene se ci si limita a leggere. Molte sorprese, invece, offre una ‘passeggiata’ nella zona interessata dai lavori. Con immagini reali da non credere ai propri occhi. Viene da dire “e vissero felici e contenti di spendere senza rendersi conto che il pericolo incolumità resta più incombente”. Chi si è assunto la responsabilità ? Il capo dell’ufficio tecnico comunale dell’Area Lavori pubblici ? L’assessore competente ? Qualcuno si sarà pure reso conto in loco. Il ‘pericolo incombente’ è di competenza del sindaco, del prefetto, sono stati informati ?
LE CAREZZE LUNGO IL RIO CARENDA – Si potrà trovare la scusa che dei tre stralci progettuali, si è realizzato soltanto il terzo (con spesa sopra citata) per il solito motivo: mancano i soldi. Siamo nella pianura più opulenta d’Italia, con il valore di terreni agricoli intensivi terzo nella graduatoria nazionale, dopo l’Alto Adige e le aree a vigneti del Piemonte (Barolo), a parità con quelle del Chianti. Albenga alla pari, come numero di sportelli bancari, al capoluogo Savona; anzi l’ha superato dopo la razionalizzazione di alcuni istituti di credito.Il via ai lavori, attesi dai contadini e dagli abitanti, dai proprietari, come ‘manna dal cielo’, è arrivato con l’amministrazione della sindachessa siculo albenganese leghista. Sarebbe utile sapere chi sono gli amministratori della passata giunta Guarnieri e dell’attuale governo Cangiano che si sono recati ‘sul posto’ per rendersi conto. C’è chi ricorda che si è fatto una riunione, con i cittadini più interessati, promossa dal consigliere Passino (Campochiesa), presente il geologo Macciò. Chi c’era per l’ufficio tecnico del Comune ?
Con quali logiche di oculata gestione di cantiere, in una particolare condizione orografica, sono iniziati i lavori l’8 luglio 2013, con la chiusura di una strada assai frequentata, riaprendola il 28 luglio del 2014 ? Oltre un anno di disagi. Non sarebbe stato ragionevole, nell’interesse comune, ‘occupare per stato di necessità momentanea’ tre metri di terreni nella fascia stradale interessata ai lavori? Si è tenuto conto che con l’autunno e l’inverno si andava incontro ad una lunga stagione di piogge ed i lavori avrebbero subito inconvenienti a catena, con possibile pregiudizio? Chi si è reso conto che sono stati necessari ben 8 mesi e mezzo per spostare tubi quali luce, acqua, sottoservizi ? Chi si è reso conto che quando si è dato avvio alla realizzazione del canale e messa in sicurezza ciò è avvenuto sotto piogge continue ? Chi si è reso conto che, nel frattempo (vedi la foto) il muro centrale dell’ex caserma, sotto la pressione interna dell’acqua. sta paurosamente cedendo ? Chi si è reso conto che un’azienda affermata (Marsiglio) che produce anche lattine per l’oleificio Carli di Imperia (solidissima realtà in campo ligure e nazionale) ha subito danni gravissimi, fino a pregiudicare l’attività, proprio in anni in cui l’economia ha bisogno di aziende sane ? Chi ha tratto le conseguenze dal ricorso al Tar di un agricoltore – proprietario (Moi) che si è rivolto al Tar contro l’ordinanza dell’ufficio tecnico ( anzichè del sindaco, come impongono le norme di legge) ai lavori di canalizzazione, ottenendo la sospensiva ? Chi si è accorto che mentre il Comune, con soldi dei contribuenti, è impegnato negli interventi di “riqualificazione e messa in sicurezza”, un privato ha realizzato un muro che di fatto forma un tratto di diga ? Chi si è reso conto che mentre nell’ultimo allagamento i pompieri hanno impiegato diverse ore per superare la ‘barriera d’acqua’, solo dopo aver tolto un cancello che faceva da paratia (proprietà dr. Francesco Lasagna), è stato possibile far defluire un imponente lago che si era formato a monte ? E da ultimo, con quale rigore saranno verificate le domande conseguenti ai danni subiti dai produttori agricoli del levante ? E magari estese alla Costa di Leca, a Bastia?
C’è chi come il contadino Vincenzo Mullè ha deciso di gettare la spugna, abbandonare i 1600 mq. di serre. Perchè l’albenganese Doc, Antonio Ricci, non invia il suo ‘Gabibbo’ (mettiamola in ridere per non piangere ) a farsi raccontare e soprattutto riprendere la casa della famiglia Panizza (Pierino classe 1929, Stefano 1938) che ogni tanto si ritrovano con qualche metro d’acqua nelle stanze e tengono in bella vista una barca nel posteggio ? Con le telecamere mostrare agli albenganesi la ‘soluzione casalinga‘ di appoggiare massi in alcuni tratti critici sulle sponde del Carenda, provocando una sicura erosione – già si vede – dei vecchi argini in terrapieno. E mostrare qualche metro di arginatura a griglia che assicura ulteriori allagamenti.
Lo scorso anno trucioli.it aveva scoperto che un enorme scavo, ai confini tra Peagna e Campochiesa, era l’avvio ad un mega progetto di insediamento agricolo, al punto che la zona era diventata meta domenicale di curiosi della piana. Dopo il servizio, corredato di foto, si mossero con tempestività i vigili urbani di Ceriale, emersero palesi irregolarità. Seguì l’ordinanza di fermo lavori e sequestro giudiziario. Una ‘gita’ la merita pure Prato Grande, muniti di macchina fotografica, video ripresa. Il Bel Paese non finisce di stupire e guai se Albenga non facesse la sua parte !
Luciano Corrado