Il piccolo stand ha una ‘decorazione’ insolita: un covone di spighe di grano. Il cartello spiega: Langut, grano duro Khorasan dell’Alta Langa. La scoperta di un ‘segreto’ della salute e genuinità a tavola. La farina e la crusca integrali. La tradizione antica di un mulino a pietra. Il sapore e le proprietà straordinarie del pane, dei grissini, della ‘pastasciutta’ scampati alla raffinazione della (in)civiltà moderna. Il protagonista, ignoto ai mass media, è Tiziano Gonella, 37 anni. Con l’aiuto di papà Terenzio, della sorella Patrizia, ha reso produttivo, a Igliano, Alta Langa, ” 6 giornate” – poco più di 2 ettari – del caratteristico terreno pietroso. Il miracolo riscuote successo. Alla terza esposizione i prodotti sono andati a ruba. Era sabato, al MelaDay di Cairo Montenotte. ( Vedi il sito dell’agricoltore – produttore di grano duro). (Leggi anche la storia di un territorio povero).
Il trait – d’union e promotore è Fausto Gonella, parente dell’agricoltore – produttore nel paese più piccolo della provincia Granda, secondo solo a Bergolo (68 residenti). Tra gli iglianesi, protetti da Sant’Andrea Patrono, Gonella è il cognome più diffuso con 89 abitanti, 42 nuclei famigliari, età media 53 anni, 9 mila € di reddito pro capite. Fausto è consigliere comunale. Flavio Gonella (lista civica) è sindaco dall’8 giugno 2009, Giovanni Battista Gonella è vice sindaco, Lorena Gonella (quota rosa) assessore. Nel parlamentino fanno eccezione un cognome che ci riporta al Nobel della Letteratura Salvatore Quasimodo, il consigliere Giancarlo Quasimodo, quindi Francesco Traversa, G.B. Bado. Tutti abitano in una manciata di case suddivise tra capoluogo, le frazioni San Luigi e Langa. Igliano, già della Comunità Montana dell’Alta Langa, a 532 m. s. l.m. Una storia senza pretese che risale ai Marchesi Ceva (1400). Confina con i più noti Murazzano e Marsaglia, Roascio e Torresina.
Qui la natura, narrano i testi delle passate generazioni, è sempre stata avara. Oltre alle stalle e aie famigliari, si è praticato nella piccola valle circondata da colline la raccolta delle castagne, si può leggere che “gli abitanti erano quasi tutti alle prese con la povertà” e raggiunsero il numero massimo, nel 1881, di 373 anime, il minimo nel 2001, con 81. Qui stanno arrivando da un paio d’anni ‘turisti’ escursionisti del Centro e Nord Europa: Germania, Olanda, Belgio soprattutto. Forse, grazie a internet, alla diffusa cultura, al fascino di ‘tornare alle origini alimentari’; forse incuriositi dalla nascita di Langut, grano duro ricco di proprietà e alla ricerca della lunga vita.
E’ stato Tiziano Gonella, con la sua inventiva, l’amore per una ‘terra dimenticata’, a riscoprire quel seme che si era perso attraverso i secoli. Ha saputo che in un’area montana e sperduta dell’Abruzzo si potevano trovare tracce. Del resto c’è stato chi, a livello ormai industriale, negli Stati Uniti, ha fatto registrare il marchio del grano antico, chiamandolo Kamut. La leggenda pare racconti che la riscoperta, secondo una versione, avvenne grazie ai semi trovati in una antichissima tomba egizia. Una sapiente trovata dal sapore di favola.
Chi, invece, si è confrontato con la realtà è proprio il trio della famiglia Gonella. Il percorso è iniziato poco più di tre anni fa. “I primi due anni sono serviti per la riproduzione del seme, quindi si è passati alla semina, alla produzione cercando di sviluppare contestualmente – racconta con il suo volto bonario e semplice il neo promoter Fausto Gonella – un’attività promozionale e diffusione del prodotto, delle sue qualificate proprietà. A dicembre, con l’aiuto dell’amico e fac totum Gigi, si è deciso di varcare i confini della provincia e farci conoscere in Riviera, in Val Bormida. A ottobre 2014 la prima esposizione a Celle Ligure, a dicembre il mercatino di Natale a Cairo Montenotte dove siamo tornati per il MelaDay. Non sono un ammaliatore, cerco di spiegare come so che nei campi di grano preferiamo utilizzare soltanto concime biologico, il verderame per mantenere sano il seme; la mietitura da fine luglio a metà agosto. Devo dire che nonostante il cosiddetto silenzio stampa, siamo gente modesta e non abbiamo conoscenze, c’è molto interesse per i nostri prodotti. Tra le massaie, la curiosità delle giovani donne, tra nonne e nonni che hanno avuto la fortuna di conoscere la cucina di una volta, povera ma ricca di salutari prelibatezze”. E aggiungiamo pure quando erano sconosciuti gli integratori alimentari da farmacia, erboristeria. Pesticidi chimici e diserbanti, trattamenti che interessano la ninfa della pianta, le radici.
In un mondo dove milioni di persone, di incolpevoli bambini muoiono di fame, si ammalano per denutrizione. Dove si spendono capitali per ‘promozionare’ la salute di cani e gatti. Un sacerdote, don Adolfo Porro – con tre confratelli Camilliani hanno ricevuto il premio ‘Torinesi dell’anno’ -, origini a Mendatica (Im), ai piedi delle Alpi Marittime, in una predica alla festa dei ’60 enni’ del paese ricordava ed ammoniva: ” Se destinassimo solo una piccola quota che molti fedeli spendono in Italia per cani e gatti, avremmo sfamato tanti indigenti, ad iniziare dai fanciulli.” Lui di famiglia umile, ha scelto (ora ha 64 anni) un’esistenza di coerenza, esemplare, tra ammalati, sofferenti, minori in difficoltà, italiani e europei dell’Est.
Sul bancone, senza pretese, dell’esposizione di prodotti Langut, si trovano, in tradizionali pacchi destinati al commercio al minuto, farine di semola integrale, ideale per chi vuole sfruttare le proprietà della crusca, preparando pane, focacce, gallette, grissini, biscotti. Ormai travolti dalla raffinatissima farina doppio zero. Il mercato della pasta, grano tenero industriale soprattutto, si basa più sulla sfida del prezzo che sulla qualità organolettica. La diseducazione di massa ci ha allontanato, in peggio, dalle sane, antiche tradizioni culinarie del grano duro prodotto dai nostri avi, liguri, piemontesi. I valori e le nostre radici servono solo da richiamo nell’esplosione di sagre, convegni, passerelle dell’effimero.
La pubblicità, i consumi di massa si allontanano dal ‘crescere e vivere sani’, da madre natura con le sue vitamine, proteine, aminoacidi, sali minerali, tenore proteico non drogato o alterato. Riuscirà a vincere la sfida l’agricoltore di un paesino sperduto tra le montagne, orfano di negozi, trattorie, agriturismo ? Ha scommesso, si fa per dire, sul ritorno del grano duro Khorasan (marchio opportunamente registrato). Attestati scientifici confermano che ” rispetto al frumento contiene dal 20 al 40 % in più di proteine, con elevate percentuali di lipidi, minerali e in particolare Vitamine E che in azione combinata con il selenio, ci protegge dai radicali liberi”. Già proprio i killer che mietono più vittime per cancro. Un grano, nonostante contenga glutine, più facilmente digeribile. E di alto tenore proteico, ad iniziare dai bimbi.
Luciano Corrado