Il recente rifiuto della Francia di accettare le scorie delle centrali nucleari italiane, richiama in evidenza il tema del Nucleare. Prima del disastro di Fukuscima, il governo italiano prevedeva la costruzione di 4 nuove centrali. Ora l’attuale pausa di riflessione offre l’occasione di una più “distaccata” e analitica riconsiderazione dell’opportunità di attuare questo piano energetico.
L’energia nucleare di fissione, se da un lato risponde all’esigenza di azzerare le emissioni dei gas serra che sono la causa delle variazioni climatiche e dei conseguenti gravi dissesti idrogeologici, dall’altro pone una serie di problematiche altrettanto rilevanti.
Una decisione responsabile può essere assunta, solo dopo una attenta valutazione delle seguenti principali considerazioni di merito.
1 AUTONOMIA ENERGETICA E DIPENDENZA DAL MERCATO MONDIALE
L’attuale sistema energetico nazionale dipende per oltre l’80% dall’estero.Il passaggio al nucleare aggraverebbe ulteriormente la situazione con una ancora più ristretta possibilità di scelta per l’acquisto del minerale e dei processi di trattamento, posseduti entrambi da fornitori più potenti e in grado di condizionare maggiormente il mercato rispetto a quello del gas, petrolio e carbone. Poi, in caso di aumento della domanda, i costi lieviterebbero in relazione alla scarsità del minerale disponibile alle attuali condizioni di estrazione.
2 SICUREZZA DEGLI IMPIANTI RISPETTO AGLI ATTENTATI
La centrale a fissione nucleare è certamente il più ambito obiettivo sensibile esistente, poiché in caso di attentato, potenzialmente produrrebbe il disastro con le più gravi, diversificate, persistenti e ampie conseguenze in assoluto.
3 ECONOMIA: BILANCIA DEI PAGAMENTI, INVESTIMENTI NAZIONALI – ESTERI
La bilancia dei pagamenti continuerebbe ad essere negativa al 100%, per l’acquisto e il trattamento all’estero del combustibile nucleare. Inoltre i costi per la costruzione delle centrali sarebbero a beneficio degli altri, sia per le componenti tecnologiche più qualificate, sia per il costo delle royalty per i brevetti del sistema, tutti stranieri. Dunque il bilancio economico con l’estero si aggraverebbe ulteriormente.
4 OCCUPAZIONE
Gli investimenti corrispondenti all’acquisto del combustibile, se rivolti ai sistemi ad energia alternativa rinnovabile basata su tecnologie nazionali, produrrebbero una rilevante occupazione a livelli diversi per i nostri giovani.Questi benefici vanno calcolati per tutti gli anni di vita delle centrali (non costruite). I posti di lavoro aumenterebbero ulteriormente anche in conseguenza dei fondi dirottati dai componenti e dai brevetti stranieri a quelli italiani.
5 AFFIDABILITA’ FUNZIONALE
I sistemi tecnologici più complessi e pericolosi, richiedono manutenzioni più costose e più frequenti di quelli semplici. Quindi i tempi di funzionamento degli impianti nucleari sono sensibilmente inferiori a quelli delle centrali a combustibili fossili. Dunque i costi sarebbero maggiori sia per la manutenzione aggiuntiva, sia per la maggior potenza installata.
6 INQUINAMENTO
E’ una verità’ innegabile, ma poco conosciuta, il fatto che anche durante il funzionamento normale, un impianto nucleare inquina l’ambiente dovendo scaricare obbligatoriamente liquido radioattivo, per consentire la ripetizione dei cicli funzionali. Infine il graduale e inevitabile aumento della radioattività diffusa nella struttura della centrale, ne limita la durata della vita data la crescente pericolosità per chi ci deve lavorare.
7 RISCHIO INCIDENTI E SICUREZZA INTRINSECA
Gli impianti di I° II° e III° generazione sono sempre stati proposti dai fisici e ingegneri nucleari come sicuri al 100%. Mezzo secolo di storia delle centrali nucleari funzionanti, ha smentito questa sicumera con una serie di incidenti, da quelli modesti a quello della fusione del nocciolo. Oggi mentre si costruiscono alcune centrali dell’ultima concezione, si prospettano per la metà del secolo, quelle della IV° sulla quale puntano i nuclearisti più prudenti di casa nostra, naturalmente garantite come totalmente sicure. Ma la storia della tecnica ha dimostrato che non esiste alcuna realizzazione garantita in assoluto, poiché la sinergia uomo-sistema tecnico, prevede una sebbene minima possibilità di errore, che nessun sistema di sicurezza potrà mai evitare totalmente. E’ la legge della fallibilità dell’essere umano e delle sue attività. Tesi diffusamente sostenuta, dalla teologia e dalla filosofia, ma anche dalla scienza e dalla statistica. E ogni specialista nucleare, se passa dai princìpi alla realtà tecnologica, la ammette per onestà intellettuale. Semmai fossimo vermente obbligati e ciò rimane da dimostrare, sarebbe assai più saggio l’utilizzo del nucleare di fusione, il sistema che riproduce il processo termico del sole, con effetti negativi molto limitati, con gli stessi tempi di realizzazione. La prima centrale è in costruzione in Francia.
8 STOCCAGGIO DELLE SCORIE E RICICLAGGIO COMBUSTIBILE
La risoluzione sicura del problema delle scorie non esiste, dato il millenario periodo di dimezzamento della loro radioattività. Inoltre i procedimenti di ricarica per il riutilizzo del combustibile esausto, lo riducono e ritardano solamente un po’.
9 COSTO DELL’INTERA FILIERA NUCLEARE
Anche l’elemento di punta della propaganda nuclearista, l’imbattibile economicità del kw prodotto, va correttamente analizzato in tutte le sue componenti. Un conteggio completo non risulta sia stato fatto, tuttavia il costo del kw è valutato intorno a 5 centesimi di euro, la metà di quello da centrale termoelettrica. Ma è certamente non attendibile poiché non sono considerate alcune componenti non secondarie, interamente o in parte. È quasi completamente trascurata l’incidenza dello smantellamento degli impianti alla fine della vita produttiva ( il triplo del costo di costruzione ), insieme a quello delle scorie ( discarica controllata per secoli ). Va’anche ricordato che non si prendono in considerazione i costi conseguenti a un incidente come quello di Chernobyll, o Fukuscima. Idem per i costi della sicurezza antiattentato e per la scorta dei convogli che trasportano le scorie e il materiale esaurito. Viene sottostimato il costo di esercizio delle centrali, rispetto alla manutenzione, alle ore di produzione effettiva e alla durata della vita funzionale, tutti maggiori di quelli dei più semplici impianti termoelettrici. Ovviamente anche il costo della polizza assicurativa è sensibilmente più elevato. Ancora una significativa constatazione: il piano nucleare statunitense è in stallo malgrado l’incentivazione governativa di 2 centesimi per kw prodotto. Le nostre bollette energetiche contengono la quota per le centrali dismesse da quasi trenta anni.
10 OPPORTUNITA’
Prescindendo dalla questione dei costi dove peraltro ,come si è visto,è quanto meno dubbio il vantaggio del nucleare, la questione completamente fuori scala è l’eccezionale anormalità del rischio: morti immediate a centinaia che diventano migliaia in tempi più lunghi, oltre alle molteplici conseguenze connesse al perdurare dell’inquinamento ambientale nel raggio di migliaia di chilometri. Cui si aggiungono gli effetti genetici della esposizione radioattiva subita da milioni di persone e da ogni altra specie vivente. L’unicum del rischio nucleare pone il problema oltre la semplice valutazione della sua bassa probabilità e lo innalza a livello del disastro ecologico persistente.Tutto ciò per produrre il 5% dell’energia elettrica mondiale ( era il 3% in Italia ) con rendimenti sotto il 50%, mentre sono disponibili sistemi più convenienti ed ecologicamente corretti.
CUI PRODEST ?
Giovanni Maina