Vorrei offrire, ancora una volta, ai miei quattro lettori della Valle Arroscia, una riflessione sulla sistematica violazione del buon senso e la scientifica presa per i fondelli da parte dell’apparato politico- burocratico che, ogni giorno, attraverso i media locali ci riversa addosso parole e paradossi da pelle d’oca.
Leggo, ancora una volta, la litania delle “ stupefacenti prodezze” del Comune di Mendatica, lanciato nell’offrire se stesso in tutti i campi dello scibile, con manifestazioni culturali che poi allo stringere dei fatti, sono forse solo riti di consumo di risorse pubbliche. Mi chiedo se l’ingenuo lettore esulti veramente nell’apprendere le mirabolanti avventure della pecora brigasca dell’unico pastore che ogni anno aumenta la richiesta del suo compenso per effettuare la passeggiata delle sue bestiole. (Non si tratta di Aldo Lo Manto). Analoga perplessità immagino possa avere, il lettore, alle esternazioni sul futuro di Monesi con proposte di gemellaggio con Triora. Anni di incuria e malcostume hanno bruciato il futuro di un gioiello che avrebbe potuto trainare – come accadeva un tempo- tutta l’economia della Valle Arroscia e Alta Val Tanaro, e credo che nessuno possa chiamarsi fuori dall’aver contribuito alla debacle; sopportando i capricci di privati retrivi ed egoisti, senza figli e pertanto poco interessati al futuro dell’intera comunità.
Ma, come sempre, una torta che si rispetti ha la sua ciliegina in bella vista. Questa comunità di gente ritrosa e schiva ha ottenuto la Bandiera Verde per l’attenzione alla conservazione dell’ambiente. Mi giunge notizia che una coppia di sposi, molto recentemente, ha trattato l’acquisto di un appartamento a Mendatica, ma quando ha saputo delle vicissitudini dell’ambiente, ha interrotto le trattative minacciando azioni legali contro il venditore. Molto meglio ha ottenuto l’effetto”spazzatura sotto il tappeto”, l’esposizione di un gigantesco telone pubblicitario che copriva la facciata di una casa in vista, piena di vistose crepe, durante la sagra clou del paese . E’ possibile che gli abitanti della frazione Piano, non siano a conoscenza di poter inalberare orgogliosamente la Bandiera Verde sulle crepe delle loro case dichiarate inagibili e inabitabili.
Purtroppo, ora che finalmente è partita l’operazione di intervento sulla paleo frana, pare che il recupero delle abitazioni inabitabili sia destinato a gravare sulle spalle dei proprietari, che sono vittima di una serie di rimpalli di responsabilità e curiosi qui pro quo. Ad alcuni malcapitati, che da tempo si attivano per districarsi nelle complicate vicende delle loro abitazioni scippate dalla burocrazia, è stato risposto recentemente che le richieste di aiuti economici non trovano accoglimento. Vediamo perchè. Ad Aprile del 2013 è avvenuto sicuramente il danno maggiore, improvviso come un terremoto, che ha indotto le autorità ad emettere ordinanza di inagibilità dell’intero rione Piano. In quel frangente sembra non sia stato chiesto lo stato di emergenza (Forse chiesto lo stato di calamità naturale) dopo di che, con la ripresa delle piogge autunnali, la Regione Liguria invitava gli interessati, tramite il Comune, a formulare segnalazione dei danni aggravati da tali piogge e a chiedere relativi contributi. Poi un lungo silenzio .
Su richieste specifiche e reiterate dei soliti irriducibili non ancora rassegnati all’insulto burocratico, dalla Regione viene data la seguente risposta negativa. Poichè lo stato di emergenza viene dichiarato per le piogge di dicembre 2013 e gennaio 2014, i danni non sono concomitanti con gli eventi pertanto ogni richiesta non viene accolta. Assodato che in questa triste vicenda sono stati fatti innegabili errori, forse in buona fede, ai succitati malcapitati non resta che dragare il mare dei provvedimenti per portare a galla responsabilità che consentano di riaprire qualche speranza. Non c’e animosità nei confronti di questo sfortunato paese, peraltro scelto per la sua bellezza, per i clima e per l’atmosfera di un mondo del quale sembra sempre più difficile conservare testimonianza e ricordo.
Oggi, che le leggi impongono aggregamenti di piccoli comuni, prima di suggerire estemporranei gemellaggi, sarebbe opportuno concretizzare l’unione dei comuni della Valle Arroscia, unione che sembra nascere nelle più strampalate ostilità campanilistiche proprio da parte di cerca partners in altre vallate. Ben venga la Bandiera Verde, ma che non sia uno specchietto per le allodole, per coprire l’agonia di un paese che ha cominciato a morire dal suo rione più a valle, il Piano.
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