Ha solo tre anni, ma la sorte ‘divina’ l’ha voluto sottrarre ai suoi cari, agli abitanti di Mendatica, per destinarlo al cielo eterno. Da lassù Matteo continua a proteggere e incoraggiare mamma, papà, la nonna, la sorella, i fratelli. E invoca: “Non piangete, siete meravigliosamente forti, tra gli angeli che popolano il Paradiso c’è ammirazione per voi. Rimanete uniti e fiduciosi, un giorno ci ritroveremo felici”. L’augurio natalizio dell’ultimo angioletto dell’alta Valle Arroscia è silenzioso, dolce, mite, soave, puro. Ricompensiamo il suo ‘abbraccio’ facendo visita alla ‘dimora’ terrena, a lui riservata, modellata a giardino fiorito, colorato. Non passa giorno senza che qualcuno non lo ricordi, porti un fiore. Meta di un mesto pellegrinaggio privo di cerimoniali, ricco di emozioni, insegnamenti, fede genuina.
Ci troviamo sulle alture che fanno da corollario alle Alpi Marittime affacciate sulla costa ligure ponentina. In quella che è stata per secoli terra di fieri ed umili pastori transumanti. Il primo Natale orfani del ‘paesano’ più giovane, volato lontano. Era mattina, un sabato di aprile, per il calendario Sant’Adalgisa. Le donne che portano questo nome in mancanza di una santa, celebrano l’onomastico il 7 ottobre quando la Chiesa ricorda il vescovo di Novara, Adalgiso. C’è un particolare: il nome femminile si è diffuso in Italia in seguito alla celebrità del melodramma la ‘Norma’ di Bellini. Mendatica, il 20 aprile, anzichè un ‘dramma musicale’, si è ritrovata con la schioccante sventura che ha scosso i cuori, le coscienze, riproposto interrogativi interiori sulla ‘giustizia divina’, sui misteri del Creato. Il giorno dei funerali c’era una folla in lacrime, il rintocco delle campane era penetrante, il coro della parrocchia tra le ricchezze del paese era coinvolgente.
La gioiosa novella di Natale 2013 scaturisce dai cuori, dalla forza d’animo, dal credo nella speranza di chi possiede lo stesso Dna del ‘nostro’ pargolo. La deliziosa mamma Simona, papà Marcello, la sorella Manuela, i fratelli Lorenzo e Alberto, nonna Tersilia, una roccia. Tra loro c’è chi si sveglia e vive l’incubo surreale del ‘ritorno’ di Matteo. C’è chi è riuscito a ‘guarire‘ la ferita col lavoro e chi continua a curare virtuali gocce di sangue. E’ proprio il sorriso di Matteo, gli occhioni sprizzanti di bontà, la voce graziosa, la voglia di vivere troncata, a ricordare ai mendaighini e a chi ha continuato a frequentare la dimora ‘agriturismo’ dove Matteo amava correre, rincorrere, accudire i giocattoli prediletti, tra bacioni e abbracci dei suoi cari.
All’unico coetaneo, Henry, che lo aspettava per frequentare insieme l’asilo, ai giovani di Mendatica che hanno scritto toccanti espressioni di commiato, Matteo chiede soltanto di diventare cittadini giudiziosi, orgogliosi delle origini montanare, dei nostri cari che hanno ‘realizzato’, nei secoli, la storia della civiltà dei monti liguri, le tradizioni purtroppo in via estinzione. Agli anziani rimasti, alla stregua di un adolescente giudizioso, Matteo rivolge un grazie per l’esempio di coerenza e di virtù umane. Proprio in questi ultimi mesi c’è ansia e trepidazione per la salute di Emidia Lantrua, già infaticabile e retto primo cittadino. Una esistenza da insegnante esemplare, ricchissima di passione, ideali e fede cristiana. E’ una donna forte e coraggiosa, sensibile, che non si perde facilmente d’animo.
Buon Natale, felice 2014, sulle ali protettrici di Matteo, l’angelo di Mendatica ripete Fiat voluntas tua.
Luciano