Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La bella notizia / Albenga, Sanremo e Mendatica: tre pastori vendono tappeti della loro lana brigasca


C’è ancora chi, senza suonare la cornamusa, realizza il sogno della creatività pastorizia. Dai primi di maggio sono in vendita tappeti autentici ‘made in Liguria’. Un’iniziativa del Consorzio pecora brigasca, con l’adesione di Aldo Lo Manto dell’azienda Il Boschetto di Bastia d’Albenga, di Nevio Balbis di Sanremo e dell’Agriturismo Il Castagno  di Simona Pastorelli (Mendatica). Hanno ‘raccolto’ 17 quintali di lana, trasportata in un’industria tessile della Sardegna, ricavando 400 tappeti ‘rustici’ di varie dimensioni, con logo di garanzia e provenienza. Un marchio con 4 emblemi: mago custode (inciso sull’ardesia di case antiche dell’alta Valle Arroscia), l’agnus ( in piedi con aureola e falce sui portali delle chiese), la rosa dei pastori (impressa su mobili, collari degli animali, pietre) e la testa della pecora brigasca.

Ecco il ‘marchio’ dei tappeti di lana Brigasca ligure venduti da tre pastori

Una bella notizia per i pastori e soprattutto la ‘promozione del fare’ nel ponente ligure. Un’iniziativa favorita dal contributo Carige- Fondazione e sbocciata in un atto di coraggio, di orgoglio rivierasco-montanaro. Si vede finalmente la luce in fondo al tunnel? Come dimostra il successo del presidio “Tome di pecora brigasca‘ con i suoi formaggi dei pascoli di confine e il Presidio: area di produzioni e alpeggi sul versante con la Francia.

La pecora è stata fonte di reddito primario per le comunità locali. La storia, i ricordi narrano di aspre contese per il possesso dei pascoli migliori. Una vita ‘grama’ quella del pecoraio che i latini chiamavano pecuàrius, i francesi berger, gli inglesi shepherd.  Un adagio dei  nonni dice: Quandu u sessu u cara all’Ave Maria a cuccagna di pastui à lè bell’e finia (Quando la luna scompare all’Ave Maria, la cuccagna dei pastori è belle finita!).

Al mattino ancora con le stelle in cielo i pastori erano già in piedi e diviso i compiti:  chi conduceva il gregge al pascolo, chi doveva rimanere ‘au tecciu’ per lo sfruttamento del latte.  E quando le pecore, quasi sempre riunite in gruppi (Vai) di due tre famiglie, nel cuore dell’estate, raggiungevano le morghe, si facevano turni settimanali. Con povere provviste per 7 giorni. In solitudine, la sola compagnia dei cani da pastore. I’ rumori’ della notte.  Il riparo era un ‘ciabotto’ di pochi metri. Da qui la ricorrenza della transumanza, ben altra cosa rispetto a quella di oggi, ‘ricostruita e raccontata’. Per chi l’ha vissuta, magari da bambino, con i nonni, i genitori. Dalle Alpi di Monesi, ad esempio, ai paesini affacciati sulla fascia costiera.

A Mendatica (oltre 4 mila capi bestiame a fine anni ’50,  37 pastori e 3 mila pecore in maggioranza  di razza Brigasca) il ‘dizionario dialettale’ recita  fea (pecora), montone (areu), vasi (pecora di un anno), nuvella (di due anni), zuvenca (di tre).  Ora resta una sola famiglia, con capostipite Tersialia Pelassa; dopo la morte del marito l’azienda è affidata alla figlia Simona, già impiegata alla Provincia di Savona. Ha scelto il ruolo di ‘posterella’, ma non solo. Nell’azienda agrituristica da circa un anno, in collaborazione col marito Marcello, funzionario regionale, dei figli,  sono produttori in proprio di squisiti formaggi, salumi, burro, ‘brussu’, ricotta,  persino casalinghi gelati senza additivi. Prezzi corretti Alcuni prodotti vengono  venduti a negozi di alimentari o di gastronomia.

Mancava  soltanto il ritorno alla produzione della lana quasi come 40 anni fa, quando dopo la tosatura preceduta dal ‘bagno’ delle pecore nel laghetto di un torrente, la merce era destinata a diversi utilizzi. C’è chi la usava per materassi, cuscini. Un prodotto poco idoneo, invece, alla filatura proprio per la qualità mediocre. Un reddito povero se si teneva conto delle ore di lavoro necessarie. C’è stato un periodo  in cui arrivavano anche ‘mercanti’ scozzesi ed irlandesi. Con l’avvento impetuoso della globalizzazione nessuna richiesta. Così c’è chi la regalava oppure per scambio pascolo, per concimare gli ulivi, alberi da frutto. C’è chi non aveva altra scelta che bruciarla per non affrontare i costi.

Sta di fatto che dall’unione e dall’idea di tre amici si è deciso di riproporre e promuovere lana ‘brigasca’ per tappeti rustici, da amatori. Un nuovo tassello per ridare forza, propulsione all’economia della pastorizia, incentivando pur nel piccolo l’agognata ‘politica’ a favore dell’occupazione.

Aldo Lo Manto dell’azienda Il Boschetto di Albenga, 1000 pecore, nel suo stand ad una manifestazione gastronomica a Oneglia

In bocca al lupo a Simona, Aldo e Nevio. Non si scoraggino se neppure mamma Rai (servizio pubblico) si è accorta che da mesi nelle tre aziende famigliari si vendono tappeti per la prima volta nella storia delle Alpi Marittime e forse oltre. Lontano dai vu’ cumprà, made in Marocco, Tunisia, Algeria, o produzione ‘magliara’ campana,  che arrivano pure a queste altitudini.

Il tempo spesso è galantuomo, resiste il detto ‘meglio tardi che mai’. Chi sono stati finora gli acquirenti in assenza di qualsiasi forma pubblicitaria visto che neppure i popolari blog di città hanno dato notizia. Ancora Lo Manto: “Non siamo molto bravi a fare promozione, occupati nell’impegno quotidiano senza orari e senza festività. Hanno comprato i primi tappeti gli amanti delle tradizioni montanare, chi ha passione e sa dare valore ai prodotti originali,  nostalgico della pastorizia sui nostri monti”.

ACQUISTATI 25 ETTARI DI TERRENI E BOSCHI NEL COMUNE DI MENDATICA

La riservatezza dei genovesi è nota, quella dei piccoli paesi montani forse un po’ meno. Impagabile ospitalità, ma è sempre meglio non far sapere i fatti propri. Ne fare troppe domande. Al massimo c’è il passa voce discreto.  Così solo dalla consultazione dei pubblici registri catastali si è scoperto che poco più di una settimana fa nello studio di un notaio è stato firmato l’atto di quello che ha tutte le caratteristiche della più ampia compravendita di terreni da un solo proprietario degli ultimi decenni nell’Alta Valle Arroscia.

A vendere la proprietà di 25 ettari, disseminata le frazione Valcona, Salse, La Penna, formata da terreni incolti, castagneti, prati, è stata Ortensia Roggio, 83 anni e che abita a Chiusavecchia (Im), porta il cognome del marito (Guido) originario di Mendatica e deceduto alcuni anni fa. Il figlio ha altri interessi, così la pensionata, ancora in gran forma, ha deciso di ‘liberarsi’  di una proprietà che non rendeva nulla. Anzi, si racconta che da quelle parti c’è il rischio di perdere il terreno perché qualcuno vanta quanto prevede la Legge Lucifredi (originario di Borghetto d’Arroscia)  per l’usucapione.

Acquirente risulta Aldo Lo Manto,  ( sopra citato), origine siciliana, arrivato bambino con papà e le pecore su un vagone ferroviario alla stazione di Albenga. Lo Manto lascia trapelare la sua sorpresa: ” Come è possibile che si sappia già in giro? E’ vero ho concluso l’affare pochi giorni fa. La vedova mi aveva proposto l’acquisto già da qualche anno. In effetti con un migliaio di pecore, una cinquantina di mucche, capre, ho bisogno di un’area che in estate mi vede  presente con il bestiame a Fascia Pornassina e Collarossa. Dico sempre a tutti, non certo per impietosire, che faccio un mestiere ingrato, da disgraziato.  Per quatto mesi si vive in roulotte, senza doccia, percorrendo mulattiere impossibili, tra polvere, fosse, sassi. Sono padre di tre bambini piccoli e mi preoccupo soprattutto del loro futuro. Spero sempre di poter realizzare un ‘casotto’ in prossimità dell’alpeggio, vivere almeno da ‘cristiano’ con i collaboratori. Invece le cose vanno per le lunghe, forse qualcuno non mi ama, do’ fastidio. Ho conosciuto tanta brava gente e spero di non offendere: vanno in chiesa, pregano, fanno la comunione, davanti ti sorridono, poi personalmente, e sarà solo colpa mia, ricevi certi affronti che credo non meritare. Eppure quando mi è stato chiesto di collaborare non mi sono mai tirato indietro. Spero che con questo acquisto – conclude Lo Manto abbia un futuro meno accidentato“.

Eccezionale parto di maialini, quasi in diretta, due domenica fa nell’azienda di Simona Pastorelli di profilo nella foto. Mamma scrofa ha data alla luce 6 piccoli e li progegge, mentre uno fugge.
Nevio Balbis, bandiera della pastorizia imperiese, scapolo, in inverno tiene le pecore a Sanremo, via Montà, cittadina di residenza

Bisogna dare atto che l’azienda di Aldo Lo Manto è la più presente alle fiere, alla sagre, alle feste, alle manifestazioni enogastronomiche del savonese, dell’imperiese, fino a Genova e La Spezia. Il suo ‘stand’, con i formaggi, è una costante.

Ce la metto tutta – conclude colui che in Liguria da anni detiene il primato in quanto al numero di capi di bestiame -, devo dire grazie anche a colleghi come Nevio Balbis ricchi di esperienza, buon senso e di gran cuore”.  Lo Manto abbia fiducia, a Mendatica gli amministratori comunali non sono despoti, al dialogo e al confronto sereno non bisogna mai rinunciare. Così si evitano possibili incomprensioni. Alla fine ognuno deve assumersi le sue responsabilità.

L. Cor.   

 


L.Corrado

L.Corrado

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