Era un onore per il vecchio ligure (non parliamo di età) fregiarsi della parsimonia. In altre parole, moderazione dello spendere. Con l’economia, il risparmio, lesinando soprattutto nelle spese superflue. Amministrando il bene pubblico e privato, il denaro dei contribuenti, con oculatezza, sobrietà, frugalità. Il contrario si può definire: prodigalità, liberalità, spreco. Parliamo di un tema sempre attuale e scottante: il mondo delle banche. In particolare della Liguria, del ponente ligure. Dopo che alla fine degli anni ’70 è stata sepolta, tra clamori, inchieste giudiziarie, faide famigliari, scandali e retroscena più o meno conosciuti, la Banca Galleani di Alassio, Albenga, Laigueglia dei fratelli Enrico, Ingo e Roberto Galleani. Breve inciso di cronaca. Brilla una stella, di cui poco si parla, nel firmamento che ‘illumina’ la nostra terra. Ha compiuto 125 anni di vita la Banca Privata Indipendente (termine ostico e quasi sconosciuto) Passadore.
Nel 2011 non era ancora di drammatica attualità la peggiore crisi economica del Dopoguerra. Sta di fatto che a Banca Passadore hanno letteralmente fatto della sobrietà introdotta, patricata dall’ex presidente del consiglio Mario Monti come filosofia.
Già di suo (famiglia e gruppo Passadore) ha fatto dell’understatement la propria cifra: basso profilo, massima riservatezza. Basti pensare che non esistono sportelli a livello della strada. Una discrezione che ha fatto della boutique bancaria genovese il salotto buono della città che riunisce il gotha dell’imprenditoria del Nord Ovest. Dalla famiglia Carli di Imperia, con il capostipite novantenne che accompagnato dalla pregevole consorte, ama mettersi alla guida del Suv, raggiungere Monesi-Navette. Per anni meta prediletta nella sua riserva di caccia. Sosta e pranzo d’obbligo al tavolo uno del ristorante Lorenzina a Colle di Nava. Poi i Garrone (petrolieri e Sampdoriani), i Gavio (Autostrada dei Fiori e non solo).
Nonostante la crisi, l’anno scorso Banca Passadore ha messo a segno l’utile più alto della sua storia (10 milioni di euro) e senza plusvalenze straordinarie. Il capitale sociale ammonta a 50 milioni di euro. E qual è il premio aziendale per un bilancio da record? Tutti i manager, volontariamente, si sono tagliati del 20 % il bonus, che pure sarebbe spettato loro proprio per i risultati raggiunti. Quando si dice la parsimonia. Il Sole 24 Ore (Confindustria) ha commentato: “Va bene la parsimonia. Va bene la sobrietà, ma una banca che fa utili mentre l’economia arranca, potrebbe anche essere un poco generosa”.
BANCHE GENEROSE ? E’ CALATO IL SILENZIO SUI FIDI E FINANZIAMENTI
AL LATITANTE IMPRENDITORE ANDREA NUCERA E ALLE SUE SOCIETA’ FALLITE
Il 21 marzo 2012, l’attento e scrupoloso cronista del Secolo XIX di Savona, Giovanni Ciolina, scriveva in un servizio: “Un lavoro mastodontico quello che attende la guardia di finanza e gli uomini della polizia giudiziaria…approfondire gli accertamenti sui fallimenti, le relative distrazioni di beni che hanno portato all’accusa di bancarotta fraudolenta (Pm. Ubaldo Pelosi), mentre si sta cercando di approfondire altri due aspetti nell’ambito dell’inchiesta Nucera. …Il ruolo dei revisori dei conti dei collegi sindacali succedutisi….e quello della banche che hanno concesso esposizioni importanti al gruppo e all’autentico dominus della vicenda…”.
Il 23 maggio 2012, a tutta pagina, il quotidiano di Genova titolava: “ Nucera, nel mirino i fidi bancari. Sequestrati gli atti negli istituti di credito che hanno concesso finanziamenti…..Si allarga l’inchiesta sul crac. La procura indaga sui legami con il sistema creditizio”. L’autore Ciolina annotava: ” Se con Carisa l’entità dei finanziamenti ricevuti supererebbe di gran lunga i 50 milioni di euro, altre banche avrebbero superato questo limite”. In un precedente articolo, un vago accenno alla capogruppo Carige, con almeno 60 milioni di euro.
Non abbiamo più letto – e può esserci sfuggita – l’eventuale risposta-chiarimento dei due istituti di credito citati, ma neppure un’opportuna completezza di informazione estesa alle altre banche creditrici. Chi apprezza e condivide il ‘sistema Berneschi’ in quel di Genova e Luciano Pasquale in quel di Savona potrebbe non ritenere plausibile la scelta della riservatezza o della privacy. Ma se alcuni atti, come pare, sono già a disposizione dei difensori, la cautela appare fuori luogo. Non è un mistero la formidabile ‘intelligence’ di cui gode un certo apparato massonico. E tra i ‘fratelli‘ al vertice qualcosa può trapelare.
Sta di fatto che in questo anno e mezzo si è letto molto: dai 131 milioni di beni mobili ed immobili sequestrati a Nucera e C., alla lunga attesa del fine inchiesta su abusi edilizi e lottizzazione abusiva (Danilo Ceccarelli) del maxi complesso immobiliare “Brezza di mare” (Lo slogan: Un’oasi di pace ed un investimento sicuro, ultimi bilocali sul mare a 295 mila euro), oltre alla sorte giudiziaria del promosso (elezioni) sindaco Ennio Fazio, dalla ‘medaglia’ guadagna dall’ex sindaco, ex presidente di Comunità Montana, Piero Revetria, chiamato alla scranno di neo assessore della Provincia dal fedelissimo scajolano, Angelo Vaccarezza, leader savonese tra gli ‘sfasciacarozze’ delle alleanze.
Neppure cronisti di valore, d’inchiesta e di ‘punta’ ,alla stregua di Marco Preve, hanno potuto dare seguito e conto ai lettori del come ‘è andata a finire‘ la storia pubblicata il 10 marzo 2012, con l’accattivante titolo: ” Massoneria, giudici e politica, l’inchiesta che fa tremare Savona” . In ossequio alla coerenza, si può rileggere per rinfrescare la memoria.
Palazzo di giustizia a Savona non ha fama di bunker inespugnabile per i cronisti, ciò che ha fatto impressione, il gesto sottaciuto e ‘ignorato’ dai midia, di un ottimo collega, da anni in disgrazia, il quale di fronte a scoraggiamento, depressione e una vita di stenti, ha spiegato ad un amico blogger le ragioni di quel tentativo di suicidio. ‘Autorizzandolo’ ad informare i lettori, atto di rara dirittura morale tenendo conto che solitamente i giornali danno queste notizie (magari con le doverose iniziali), tenendo conto della personalità e del suo ruolo. Persona nota o meno. E un ‘bravo Mario‘ sapendo che comunque quelle segnalazioni vengono di regola inoltrate agli organi competenti.
Manco a dirlo, la massoneria savonese non sta scomparendo. Si sta rafforzando nei settori chiave della amministrazione pubblica e in alcune lobby . Portatori di intrecci negli affari privati strategici. E’ da questo mondo sensibilissimo che si captano in anteprima segnali di avvicendamento alla presidenza del Tribunale di Savona, più in là del procuratore capo della Repubblica, del comandante provinciale della Guardia di Finanza, come documentano anni di vita da cronista di strada. Più defilati (per interessi meno sensibili) il questore, il comandante dei carabinieri. Con il prefetto che riceve informative e si adegua – assai spesso-, ai rapporti tra i potentati locali e chi presiede il Viminale. Il governo di turno.
Chi potrebbe, per intanto, riproporre in chiave giornalistica, alcuni spaccati savonesi, non certo “cosucce” irrilevanti? Ammesso che non fossero bufale giornalistiche (fidi milionari andati in fumo). E tenendo conto del prestigio dei colleghi, difficile crederlo. Potremmo invocare gli inviati speciali del Fatto Quotidiano. Purchè non riservino la doccia fredda di cui è stato ‘ vittima’ e testimone l’ex sindaco di Noli, Carlo Gambetta, nell’ambito dell’affaire Liguria 17, storia di una fabbrica e di una cava. Dalla chiusura-dismissione, al piano regolatore. Varianti ad hoc? Dapprima annuncio di un grande albergo , poi seconde case e via i garage per box multipiani interrati. Via geologi e professionisti tecnici non fidati, ingresso di un ex assessore provinciale rosso che ai ‘poveri imprenditori’ ha imposto ingenti spese per mettere in sicurezza una collina sovrastante.
In compenso, la giunta di centro sinistra di Noli – con il sostegno del centro destra che aveva dato l’imprimatur dell’operazione- , ben corroborata da esponenti di secondo piano delle cooperative rosse, ha concluso in gloria con un’ulteriore variante di ampliamento edificatorio. Un’architettura che, tra le firme, può vantarne a sinistra, ma con una rappresentanza massonica (non formaggiara). Vale a dire, niente quacquaraquà. Batti, batti ‘fratello’ batti ! L’italiana impunità non tramonta.
Luciano Corrado
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE BANCA PASSADORE
- PRESIDENTE
- Augusto Passadore
- VICE PRESIDENTEde
- Carlo Acutis
- AMMINISTRATORE DELEGATO
- Francesco Passadore
- CONSIGLIERI
- Alberto Brignone
- Gian Franco Carli
- Giovanni Delle Piane
- Edoardo Fantino
- Guido Ferrarini
- Alessandro Garrone
- Maurizio Sabbioneti
- Jean Luc Steinhauslin
- Marco Vitale
- SEGRETARIO
- Lucio Siboldi
COLLEGIO SINDACALE
- PRESIDENTE
- Alberto Zaio
- SINDACI EFFETTIVI
- Enrico Broli
- Paolo Fasce
- SINDACI SUPPLENTI
- Andrea Parolari
- Pietro Salvo
DIREZIONE
- DIRETTORE GENERALE
- Edoardo Fantino
- CONDIRETTORE GENERALE
- Renzo Preziuso
- DIRETTORI CENTRALI
- Renzo Parodi
- Maurizio Vassallo
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STORIA
Fondata a Genova nel 1888 da Luigi Passadore, la Banca si è subito inserita nel contesto imprenditoriale cittadino a supporto dei fiorenti traffici marittimi e portuali dell’epoca.
Negli anni successivi la Banca, affermando le sue caratteristiche di efficienza e dinamicità, ha via via modificato le sue connotazioni in armonia con l’evoluzione del mercato, mantenendo inalterate le proprie prerogative di indipendenza ed autonomia.
Con il secondo dopoguerra la Banca Passadore ha ulteriormente consolidato il proprio sviluppo stringendo una prima alleanza con due primari gruppi assicurativi e finanziari.
Particolarmente importante e significativa è stata in quegli anni anche la scelta dell’informatica e dell’automazione effettuata con anticipo rispetto a gran parte del sistema bancario. Tali investimenti, via via implementati negli anni successivi, hanno permesso alla Banca di conseguire una elevata qualità nei servizi resi alla clientela.
Nel 1981 la famiglia Passadore ha rilevato le partecipazioni dei due gruppi assicurativi e finanziari ricollocandole presso azionisti privati, imprenditori e professionisti che operano nelle aree di presenza della Banca. Attualmente la compagine azionaria è riconducibile a circa 150 soggetti, nuclei familiari e gruppi imprenditoriali, principalmente liguri e piemontesi.
A partire dagli anni ’80 la Banca ha avviato un mirato programma di espansione territoriale che ha via via allargato la presenza della Banca dapprima in tutte le principali piazze finanziarie del Nord Ovest e, più recentemente, anche al di fuori della tradizionale area di insediamento.
Attualmente la Banca è presente in sei regioni con una rete di 21 sportelli (Genova con la Sede e 7 Agenzie, Milano, Torino, Firenze, Parma, Brescia, Aosta, Imperia, Bordighera, Albenga, La Spezia, Alessandria, Novi Ligure e Chiavari).
La progressiva affermazione del “marchio” della Banca registrata negli ultimi anni grazie al successo del proprio peculiare modello operativo, incentrato sulla qualità, sull’efficienza e sulla personalizzazione del rapporto con la clientela, costituisce la base su cui la Banca Passadore intende impostare il suo programma di crescita anche per il futuro.