Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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IL CASCO DI BAGNASCO


Gli auguri al cardinale Scola: solida gaffe della CEI- i genovesi in rotta di collisione in Conclave- La Famiglia e le unioni civili- l’elemento legittimante è uno solo: l’Amore

    I nostri quattro lettori avranno certamente notato con quale modalità il Cardinal Bagnasco, arcivescovo di Genova, Presidente della Commissione Episcopale Italiana, indossi lo Zucchetto. Esso altro non è che una variazione del Kippah ebraico ( essendo gli ebrei, come disse Giovanni XXIII, i fratelli maggiori dei Cristiani) e dovrebbe portarsi sul cucuzzolo della capoccia.

    Invece, il nostro Arcivescovo se lo piazza su tutta la testa, onde per cui gli poggia sul frontale come un vero e proprio casco, una specie di morbido elmetto.

    La facies, dalla misurata e compatta espressione canonica, è così corredata da un elemento pressoché battagliero che mal si concilia con le parole superpacate con cui sempre espone le sue dichiarazioni e risponde alle domande degli intervistatori su peccati e peccatori, senza far nomi, per carità.

    Abbiamo letto come proprio la CEI abbia, prima del Conclave, inviato una saluto al Cardinale Scola che, a Milano, ha sostituito Tettamanzi, quest’ultimo da noi ben conosciuto per essere stato, forse per distratta destinazione, anche arcivescovo di Genova. Saluto al di sopra delle righe perché si attribuiva a Scola, sine dubio, l’aura del mandato alla Cattedra di Pietro. Il fatto è che le Curie, a Genova, hanno sempre dovuto respirare, volenti o nolenti, l’afflato dell’alta borghesia locale che, pur segretamente distinta in parti contro parti, si è crogiolata costantemente nella freddezza sussiegosa delle chiusure di classe, ben ricucite sulla pelle dei lavoratori, sui destini del porto, sulle scelte finanziarie, sulla mano tesa a chi capisce che il disturbo sociale deve essere governato da esperti piloti di gran casa, perché i maoxi de sciocô se ciappan de prôa.

     Il Cardinale Scola, riconnesso da una segreta dialettica al Cardinal Bertone, era proprio quello adatto. E’ andata male.

    Naturalmente, ecco immediate dichiarazioni magnificanti il nuovo Papa, subito popolare per le sue esternazioni da prete di favelas, senza fronzoli e senza paura di sporcarsi la bianca veste.

    Ma adesso, per restare a Genova, che cosa accade? Ma davvero il Sindaco nobilotto (questi qui, da la Fayette in poi, quando fanno i sinistri sono sempre i più temibili) ha messo su il ” Registro delle Unioni Civili”? Ma proprio qui, a Genova ? E io che figura ci faccio? avrà pensato il Nostro. Indebolimento della famiglia, ecco la giusta proposizione si è detto calcandosi lo zucchetto sulla corrugata fronte.

    Cotale proposizione appare di immediata caratura: appare, ma non lo è.

Non potrebbe affermarsi nulla di più astratto per la semplice ragione che, prima, dovremmo sapere che cosa l’illustre prelato intende per famiglia.

    La Chiesa ha percorso, nella sua storia millenaria, la cavalcata del potere sociale anche, e soprattutto, attraverso il governo dell’intimità dei rapporti umani, derivanti dalle unioni di vita e di destino per la sopravvivenza, con gli strumenti di volta in volta ritenuti più invasivi, pubblicizzandola, esaltandola, impoverendola, magnificandola, atrofizzandola, combattendola, padroneggiandola, respingendola, tentando con molte riuscite, insomma, di concretizzare la sua presa sulla società civile.

     Ma oggi, conquistata, almeno formalmente, la laicità dello Stato, è evidente che si ha il diritto di pretendere una spiegazione. Dobbiamo sapere perché mai il Nostro affermi che un registro delle unioni civili possa indebolire la famiglia, laddove appare evidente che, se per famiglia si intende la convivenza di persone affettivamente legate tra di loro e conviventi sotto lo stesso tetto, la società civile debba considerarla ai fini di tutte le provvidenze dovute appunto ai nuclei familiari.

    Dobbiamo dunque pensare che non siano questi per il Nostro gli elementi costitutivi di un nucleo familiare ? Scartate, perché antistoriche, le ipotesi della famiglia complessa (già preminente nelle aree rurali, ai fini delle braccia da lavoro), nonché quella patriarcale e quella nobiliare e alto borghese, con distacco totale dei figli riaffidati ai collegi salesiani o gesuitici, e delle figlie in parte educandate nei collegi delle Sorelle cappuccine o rosselliane, in parte destinate agli accasamenti concordati, in parte mantenute nei servizi di casa, in parte destinate alla clausura, non resta che la famiglia nucleare o mononucleare urbana, tale prodotta dalla esigenze economiche e di libertà della società contemporanea.

    Ora, noi pensiamo che il Cardinale abbia il sacrosanto diritto di propagandare per due persone battezzate di diverso sesso, che vogliano convivere, il matrimonio celebrato come Sacramento, ma pensiamo anche che non abbia il diritto di definire non famiglia quella di due o più persone, di sesso diverso o dello stesso sesso, che civilmente abbiano deciso di convivere sotto lo stesso tetto; né abbia il diritto poi, addirittura, – in contrasto con la più consolidata realtà civile- di affermare che il loro riconoscimento costituisca un indebolimento della famiglia, essendo vero esattamente il contrario.

    LA CHIESA DEVE RISPETTARE LA SOCIETA’ CIVILE PER POTER ESSA STESSA PRETENDERE RISPETTO.

    E, tra l’altro, leggiamo questo principio nel messaggio del nuovo Pontefice Francesco ” C’è un unico comune denominatore a tutte le Famiglie degne di questo nome: l’AMORE”.

    BELLAMIGO



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