Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Fenomenologia del grillo e la sinistra. Il centrodestra se ne frega della rottamazione


Il risultato elettorale è stato, per noi della sinistra, uno schiaffo pesante. Per ragioni umane: eravamo convinti di avere il sorcio in bocca e questo, all’ultimo minuto, si è dileguato. Ragione per la quale non abbiamo ben compreso, secondo me, la portata della vittoria di Grillo. Il “fenomeno Grillonon è Grillo: è il venticinque per cento dei votanti che ha scelto il suo movimento. Grillo è un mezzo, non un fine; è un autobus che stava passando al momento giusto, ed è venuto comodo saltarci sopra, per manifestare rifiuto,  e sdegno per la politica così come è praticata oggi in Italia. Rifiuto per come la politica ha affrontato la crisi economica che ha segnato non poco la vita di molte persone. E invece, quale spettacolo di benessere materiale, quale opulenza di mezzi, ci ha inflitto la sfilata quotidiana dei politici in televisione… Grillo, vorrei aggiungere, non è simile alla Lega, anche se allo stato nascente hanno punti i comune: ma la Lega si basava sull’egoismo, sul razzismo, latente di alcune parti del Nord.

 Grillo è invece è un fenomeno trasversale che si è diffuso a valanga. Non ha granché importanza quello che dice Grillo: infatti l’espressione comune è: <Dice “anche” cose giuste…>. Grillo non è particolarmente simpatico, nemmeno ai suoi followers, ma quello che importa è che ha offerto un modo e un mezzo di ribellarsi. Avrei delle riserve a definire il fenomeno Grillo “populismo”. Populismo è quello di Berlusconi, Bossi e altri, che vellicano bassi sentimenti e usano proposte indecenti per attirare i voti, collocarsi nella vita politica e sfruttarne i vantaggi.

Il movimento di Grillo è seriamente intenzionato a far valere le proprie ragioni, che sono nell’insieme ragioni nobili, almeno per il momento, anche se riflettono astratti furori e obiettivi impossibili. Insomma, il venticinque per cento dei votanti, ci ha colto di sorpresa perché mina alle base le procedure, i rituali, i balletti, gli scambi, di cui è fatta la politica, e che noi abbiamo finora accettato solo perché siamo abituati così.

Grillo mette in crisi l’accademia, lontana dalla gente comune: il politichese di cui ci nutriamo, le sofisticate analisi che svolgiamo, le discussioni sul nulla che alimentiamo, i “bisognerebbe”, “occorre”, “ci vuole” “dobbiamo”, ipotesi sempre assai astratte, perché non si capisce bene a quali armate napoleoniche ci potremmo rivolgere per realizzare questi obiettivi.

Lorenzo Borla (da Zibaldone)

Il centrodestra se ne frega

della rottamazione

 (Massimo Gramellini, La Stampa) A furia di rinfacciare al Pd il suo tormentato conservatorismo, ci eravamo dimenticati che in Ita­lia esiste una nomenclatura incol­lata alle poltrone senza sensi di colpa: è il centrodestra. Per Lega e Pdl lo tsunami di Grillo è una semplice brez­za: non lì spaventa, non li riguarda. A questo proposito il parallelo fra la nuova giunta lombarda e quella laziale è illu­minante. In Lazio il democratico Zingaretti ha scelto solo assessori esterni, sei donne su dieci, pesca­te dall’università, dall’impresa e persino (Lidia Ravera) dai bestseller. Invece Maroni ha infarcito il Pirellone di notabili di partito (con l’eccezione di un canoista) benché da quelle parti il ceto politico non abbia dato ultimamente il meglio di sé. E il suo vicino di macrore­gione Cota? Ha rimpolpato il go­verno piemontese con due trom­bati alle elezioni e uno ineleggibile, oltre a essersi inventato un asses­sore con delega al tartufo. Possibile che la campana della rottamazione agiti i sonni dei de­mocratici e lasci indifferenti i loro avversari? Qualcuno tira in ballo la differenza fra gli elettorati. Quello di sinistra, più critico e informato, quindi più deluso dalla sua classe dirigente. Quello di destra, più attratto dal carisma dei leader, quindi meno sensibile al­la esigenza di cambiare le facce dì contorno. Io sospetto invece che gli elettori dei due schieramenti sia­no esasperati allo stesso modo. So­no i politici del centrodestra a non averlo capito, Convinti di venire sgominati alle elezioni, hanno scambiato la propria sopravviven­za per una vittoria. Tanto da esser­si già scordati di avere lasciato per strada 6 milioni di voti, che con un Renzi in campo sarebbero stati molti di più,

 

Furio Colombo e la Lega

 (Furio Colombo, Il Fatto) Con sorpresa sento un brusio di voci, alcune anche rispettabili, che suggeriscono: adesso bisogna “aprire” alla Lega. Capisco il desiderio dì trovare sostegno e voti. Ma se i voti sono equivoci (ovvero l’ultimo furto fatto alla buonafede di un certo numero di elettori, per fortuna molto diminuito, con false promesse) è meglio stare alla larga. Riflettiamo per un istante su ciò che la Lega ha dato  (elenco parziale) all’Italia: 1) Incattivimento, odio, fobie razziali, campi di detenzione per immigrati, respingimenti m mare che, come ci ha ricordato la presidente Boldrìni nel suo discorso di  insediamento, sono costati migliaia di  morti nel Mediterraneo. 2) La legge Bossi/Fini che rende l’Italia il Paese più barbaro d’Europa (per chi non annega). 3) Impronte digitali imposte ai bambini nomadi e immigrati. 4) La promessa, anzi l’impegno politico e statutario, di secessione, del “Partito Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”. 5) La cessione alla Libia di Gheddafi di una flottiglia di motovedette di alto mare di ultima generazione, costringendo militari italiani a pattugliare il mare sotto il comando libico, ovvero della più barbara e violenta polizia dell’Africa del Nord. 6) La legge elettorale più vergognosa del mondo che rende ingovernabile il Paese. 7) Una saga di ruberie appropriazioni e distribuzione in famiglia di danaro pubblico, acquisto di diamanti, investimenti in Tanzania, tutto a carico della Repubblica italiana. 8) Tutte le leggi  ad personam che Berlusconi ha voluto. 9) Un ministro dell’Interno che ha spesso mentito per farsi bello del lavoro rischioso dei magistrati, mentre faceva incessantemente il funzionario del suo partito. C’è altro naturalmente, molto altro, se pensate agli elevati pensieri di Bossi sul Tricolore o alle affermazioni pubbliche, volgari, nazistoidi e mai smentite, di personaggi tuttora in servizio come Borghezìo e Gentilini. Vi basta per non ripetere che <bisogna aprire alla Lega?>.

(da Zibaldone)

 


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