Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto S. Spirito/ Il vergognoso silenzio della giunta Gandolfo


Il vergognoso silenzio della Giunta GANDOLFO sul raddoppio del depuratore e sull’allaccio ad esso della rete fognaria di Alassio, Albenga ed entroterra ingauno, denota il timore dei nostri amministratori nell’affrontare i problemi. La popolazione di Borghetto S.S., dopo gli articoli comparsi sulla stampa locale relativi a questo delicato problema, si attendeva un intervento chiarificatore del sindaco o dell’assessore ai LL.PP.

Depuratore di Borghetto S. Spirito dei Servizi Ambientali Spa


In attesa della loro versione (se e quando si decideranno a parlare ai cittadini) pubblichiamo l’intervista a Roberto MELONE , che da tempo si occupa, tra l’altro, con molta competenza della gestione dell’acqua.

Roberto Melone, nasce a Novara nel 1954 e risiede ad Albenga dal 1976. Ha sempre lavorato nei movimenti, da quello della Pace, a quello ambientalista e dal 2002 è attivo sulle questioni riguardanti i Beni Comuni e l’Acqua. Fa parte del Comitato Savonese Acqua Bene Comune, coordina i lavori del Coordinamento Regionale dei Movimenti per l’Acqua, partecipa alle riunioni del Coordinamento Nazionale dei Movimenti per l’Acqua.

A marzo del 2012 ha partecipato al Forum Mondiale dell’Acqua a Marsiglia e a ottobre ha incontrato in Ecuador Dennis Garcia, leader dei movimenti per l’acqua di quel paese (nella loro costituzione c’è il diritto all’acqua e i diritti dell’ambiente!) con il quale oltre ad una lunga chiacchierata ha avviato, con Sonia Angarano del Comitato Savonese e con Antonio Garcia dell’USEI (associazione di ecuadoriani in Italia), l’iter per un lavoro di solidarietà internazionale con alcune popolazioni dell’Ecuador sul tema dell’acqua.

Sig. MELONE, la storia del depuratore di Albenga è nota. Potrebbe spiegarci perché non è stato possibile realizzarlo e quanto è costata la progettazione?

Non è stato possibile realizzarlo per evidente incapacità della classe dirigente di questa provincia e, in particolare, per l’opposizione strumentale del centro destra. Fermo restando che quel progetto era sbagliato dalle fondamenta (noi come Comitato Savonese lo abbiamo contestato nel 2007, in tempi non sospetti, con azioni sul territorio e con un convegno alla Sala San Carlo di Albenga a cui partecipò Riccardo Petrella fondatore con la Mitterand e Soarez del Contratto mondiale dell’Acqua), sia sotto il profilo ambientale, sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo della gestione perché sarebbe stata, sostanzialmente, una gestione privata (20% pubblico e 80% privato). L’intera vicenda del depuratore di Villanova d’Albenga è costata alla collettività circa 700.000 euro principalmente per pessima gestione dell’acquedotto di Andora. La progettazione di fatto non è mai esistita se non per un preliminare molto discutibile.

A chi si può imputare la colpa della mancata realizzazione del depuratore di Albenga ?

Penso di aver già risposto nella prima domanda. Vorrei però aggiungere che il progetto, così com’era era da rivedere sotto tutti i punti di vista, a partire dalla sua ubicazione: non si può costruire un depuratore a monte delle falde, in una zona a rischio (praticamente sulle rive del torrente), interrato, cosa che a parte i costi esorbitanti comporta anche rischi dal punto di vista della sicurezza ambientale. Quello che bisognava fare era rivedere completamente il progetto e pensarlo a valle, in una zona sicura, costruito fuori terra, e costruito e gestito in forma pubblica e partecipata.

La scelta della Regione Liguria di imporre l’allacciamento di Alassio, Albenga ed entroterra ingauno al depuratore di Borghetto S.S. da cosa è stata motivata?

E’ motivata dal fallimento della Depuratore Ingauno e, soprattutto, dal rischio, molto concreto, di incorrere nelle sanzioni europee, estremamente pesanti per tutta la collettività savonese e del ponente in particolare.

Il Comune di Borghetto S.S. ha la possibilità di opporsi al diktat della Regione?

Non sono un esperto di normative ma credo di no. Va però detto che per il comune di Borghetto, che il depuratore lo ha già, la cosa non comporta problemi ulteriori e più gravi di quelli attuali. Certo la collettività potrebbe pensare a giuste compensazioni per il comune che ospita questa infrastruttura. Inoltre bisogna anche pensare, fermo restando le possibili compensazioni, ad un ragionamento di solidarietà ma, soprattutto, di assoluta necessità di questa opera per tutto il ponente. Ripeto, noi pensiamo che si poteva lavorare per soluzioni diverse, ma la situazione adesso è questa e bisogna lavorare di comune accordo per risolvere i problemi. Oltretutto crediamo sia necessario smetterla, da parte di molti comuni, di ragionare in termini campanilistici, soprattutto su queste vicende, e avere una visione ampia e comunitaria. Il ragionamento “l’acqua è mia e non la do a nessuno” o, in questo caso, “il depuratore e il territorio è mio ecc. ecc.”. La legge Galli del ’94 aveva molti difetti, ma indubbiamente aveva almeno una ragione ed era esattamente quella di far ragionare in termini di comprensori omogenei, di solidarietà tra questi territori. Non stiamo parlando di una cosa qualsiasi, ma di acqua, di diritti umani, di Beni, appunto, Comuni.

Ammesso che Borghetto S.S. non possa opporsi all’allaccio dei comuni voluto dalla Regione, le tubazioni che sono state posate per Ceriale sarebbero sufficienti o no, come portata, a ricevere anche i liquami dei nuovi utenti?

Per quello che ho potuto capire e verificare direi di si.

E se fossero insufficienti, quali nuovi lavori dovrebbero essere attuati? Siamo a rischio di ulteriori disagi di viabilità e dissesto del territorio?

Direi di no, appunto perché credo che le attuali strutture siano sufficienti per accogliere anche il ponente (ricordiamoci che Andora andrà a depurare ad Imperia). Certo i lavori eseguiti per collettare Ceriale sono stati assurdi e con spese esagerate, dovremo vigilare perché ciò non avvenga in futuro.

I nuovi utenti del depuratore in quale veste dovrebbero entrare a far parte della Servizi Ambientali SpA che gestisce il depuratore: come soci, sconvolgendo l’attuale assetto societario, o come clienti?

Credo che il ragionamento vada fatto in termini più ampi. Il problema vero è che tutti i comuni della Provincia di Savona devono lavorare, insieme alla società civile attiva (il nostro Comitato, le Associazioni dei Consumatori, quelle ambientaliste, quelle di categoria, gli stessi lavoratori del settore) per costruire (è la legge , la Galli, che ce lo impone, giustamente), per la costruzione di un soggetto pubblico che vada a gestire tutto il Servizio Idrico Integrato. In questo soggetto pubblico e partecipato dovranno entrare da subito tutti i soggetti pubblici che gestiscono “pezzi” del servizio, sia acquedottistico che della depurazione, lasciando fuori, per il momento, quelle zone che sono gestite da privati (il savonese e Loano) che entreranno nel soggetto pubblico alla scadenza delle loro concessioni. Questo risolve il problema sollevato dalla domanda, certo ci dovranno essere compensazioni ai comuni che hanno speso denari pubblici per costruire infrastrutture, ma è una cosa che si vedrà nel percorso verso il soggetto pubblico e partecipato.

Un’ultima domanda sempre relativa alla “gestione delle acque”: si è saputo che in Provincia l’assessore SANTIAGO VACCA ha tentato, qualche tempo fa, un colpo di mano per imporre la sua linea sul gestore unico. Potrebbe spiegarci cosa è successo?

E’ successo l’esatto contrario di quello che dicevo rispondendo alla precedente domanda. L’assessore Vacca ha fatto votare, a detta dei sindaci presenti in modo poco chiaro, una delibera dell’assemblea dei sindaci, il 20 dicembre scorso, con la quale si sarebbe dovuto lavorare per un Raggruppamento Temporaneo di Imprese che doveva gestire il Servizio per 5 anni. In questa RTI sarebbero entrati tutti, privati e pubblici, quindi questa era, di fatto, la privatizzazione dell’acqua e del servizio idrico, alla faccia del referendum e della volontà di oltre 130.000 cittadine e cittadini savonesi che si erano recati alle urne il 12 e 13 giugno del 2011. Ci siamo immediatamente opposti e abbiamo trovato concordi con noi numerosissimi sindaci, associazioni, comitati, sindacati, forze politiche. Oggi la proposta, seria, concreta e immediatamente realizzabile è quella di cui parlavo nella risposta alla precedente domanda. Sarà un lavoro lungo, paziente e complesso ma è l’unico che si deve fare, ed è quello che stanno facendo tantissimi comuni in Europa e in Italia, basti pensare a Reggio Emilia, Piacenza, Napoli, Palermo, Torino, Vicenza e Imperia, tanto per citarne alcuni.

Silvestro Pampolini




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S.Pampolini

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