La tragica fine della Costa Concordia può essere considerata la metafora della Nazione Italiana: una nave (una Nazione) governata da un uomo imbecille e superficiale, interessato unicamente ai propri problemi di tasca e di pantaloni, totalmente incapace, nell’emergenza, a impedire l’impatto con gli scogli (con la crisi economico/politica), il cui risultato è sotto gli occhi di tutti.
La memoria delle vittime del naufragio e delle vittime dell’ultimo ventennio (gran parte degli italiani) ci impone una rigorosa riflessione e un minuto di silenzio.
Ciononostante, per tentare di esorcizzare e combattere questi drammatici avvenimenti, pensiamo che si possano anche usare le armi dell’umorismo e dell’ironia, certi che anche quest’atteggiamento possa aiutarci a risollevare la Nazione.
Filastrocca di Renzo Patetta – Disegno e foto di Silvestro Pampolini
De Costibus non est disputandum
Se una Costa si accosta alla costa
e la costa di lì non si scosta
constatiam che si scassa la Costa
e le coste di chi è troppo accosto.
Se costante la costa si scosta
risalendo fin su a mezza costa
giungerà ben sicura la Costa
fin lassù a Bacelega Costa.
Se poi Costa starà ben discosta
nel lambir senza sosta ogni costa
che sia Azzurra, Smeralda o Riposta
Costantinopoli infin può accostar.
Toccherà pur le nordiche coste
costellate di ghiacci e di croste
dove sgombra da ansie nascoste
tutto il giorno potrà schettinar (Schettinar? Mah!)
Ma ci costa la Costa. Ohi se costa!
Costernati ci lascia il suo costo.
Né Costa Romantica né Favolosa
ma Costa Costosa l’avrem da chiamar.
Sol la Casta sopporta il suo costo,
loro han sempre ogni ben sottocosto.
Però voi a cui nulla mai basta
ma che Costa volete, sapreste spiegar?