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Liguria e Basso Piemonte

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Bardineto esulta: le patate? Prezzo da primato. I porcini? Quasi d’oro


Le patate di Bardineto? Evviva! Più’ pregiate’ che a Calizzano? Prelibatezza che si compra a caro prezzo anche al supermercato: 1,79€ il chilo. Un primato in Liguria dicono i bene informati.  Grazie all’elevata qualità, genuinità,  produzione limitata e molto richiesta? Altro record, sui banchi del mercato novembrino porcini bardinetesi a 60 euro il chilo.  In barba alle ‘vacche magre’!  

Mese di novembre: spesa al supermercato. Il top del prezzo alle patate di Bardineto

Sono fortunati i pochi agricoltori di Bardineto che seminano patate. Ad osservare i prezzi di vendita, nel mese di novembre, in alcuni prestigiosi supermercati della Riviera, c’è da restare meravigliati, positivamente. In un periodo di recessione nazionale, crisi dei consumi (anche a tavola), bilanci da non arrivare a fine mese per molte famiglie con le dovute eccezioni; vendere un prodotto di largo consumo a certe cifre è un buon segnale di speranza. Per i produttori.

E’ difficile trovare riscontri (nei prezzi) analoghi per patate, anche le più pregiate, nei negozi di generi alimentari, grandi e piccoli. O nei mercati settimanali. I listini, quasi sempre esposti come prevede la legge, variano dalle 0,80 a 1,20 € al chilo, ma ci sono anche offerte speciali a 0,50, forse a discapito della qualità. C’è un detto: chi più spende meglio acquista. A Finale Ligure, tra l’altro, le pur apprezzate patate di Calizzano, sono assai richieste in un negozio del centro storico. Di un calizzanese doc. Un euro al chilo.

La qualità organolettica delle patate bardinetesi, merito del terreno ‘scuro’, all’uso di stallatico del paese, ‘assenza di concimazioni e trattamenti, pare assicurino valore aggiunto e nutrizionale. Se una grande catena di supermercati nazionale può mettere sul banco la patata di Bardineto ad un listino decisamente alto, vuole dire che la richiesta c’è e gli acquirenti non mancano. Un ottimo messaggio per chi, nel paese dell’Alta Valbormida, ha ancora interesse e passione verso la terra, le antiche produzioni tradizionali. Il ritorno, come nei secoli scorsi,  a valorizzare madre natura, le campagne molte della quali abbandonate, causa di forza maggiore. Un incoraggiante slogan del sito internet istituzionale del Comune ricorda “Bardineto, la montagna a portata di mare. 10 mila anni di storia, col suo incantevole altopiano di 2600 ettari, a 711 sul livello del mare, in una cornice di colli e alti monti”.

Di Bardineto, lanciatissima per la festa-raduno di massa “Balla con i cinghiali”, si apprezzano  i funghi porcini, quelli neri, soprattutto. In questo caso, a novembre, i prezzi di vendita, pure sui banchi dei popolari mercati settimanali, hanno fatto registrare punte quasi da record, come documentano  le foto: 60 euro al chilo. Difficile credere che vadano a ruba, ma fa richiamo e parlare, commentare.

Al mercato settimanale i funghi porcini di Bardineto sono un piatto per ‘ricchi’

Un segno di speranza, tra tante delusioni, come accade del resto in altre località dell’entroterra. Bardineto, negli anni ’60 e ’70, era  la ‘piccola Svizzera’ della Liguria, grazie allo sviluppo turistico ed urbanistico. Il volano pubblico (Comune) e privato (alberghiero e caseario). Sono arrivati inesorabili ed in largo anticipo, soprattutto in questo scorcio del terzo millennio, i tempi della crisi (alberghiera ed edilizia), con qualche lodevole eccezione per gli agriturismo, allevamenti di bovini.  Non solo, Bardineto ha perso pure dalla primavera scorsa una struttura gestita dalla società La Fenice che aveva rilevato il rinomato Hotel-Ristorante Piccolo Ranch.

Il neo assessore comunale Flavio Frascheri, il 29 novembre 2009, poteva dichiarare a La Stampa, con comprensibile soddisfazione: “La nuova destinazione socio-sanitaria ben si adatta alla tipologia ricettiva e alle caratteristiche dell’immobile e può consentire un notevole incremento occupazionale.  Inizialmente avrà una capienza non superiore ai 25 posti letto. Il personale impiegato dovrebbe attestarsi intorno ai 15 addetti. Avremo  un positivo impatto a livello di indotto anche su operatori economici autonomi, quali artigiani, per tutte le operazioni tecniche di manutenzione ed ampliamento della struttura. In un’ottica generale – aggiungeva Frascheri –  va considerata  la valenza turistica con l’organizzazione di congressi, seminari e corsi di formazione. Si parla di almeno un congresso su base nazionale e europea e 2-3 corsi di formazione a livello nazionale”.

Nel gennaio 2010 la Regione Liguria ha approvato il cambio di destinazione d’uso per l’edificio ex albergo-ristorante Piccolo Ranch. La Stampa ricordava, in quella occasione, di un’importantissima  decisione per il varo di un moderno ed attrezzato centro per il recupero di alcolisti  e l’attività avrà inizio già dal 2011. E ancora, la riapertura di una ex discoteca che servirà solo bevande analcoliche.  Il  sindaco, Franca Mattiauda, era comprensibilmente fiduciosa: “La tempestività con cui è stata affrontata la questione  lascia ben sperare per una rapida conclusione del progetto. Si tratta di un’iniziativa che garantirà la creazione di nuovi posti di lavoro ed anche di far affluire un maggiore numero di visitatori in paese.”

Il quotidiano faceva opportunamente notare che “la struttura sarà l’unica di questo genere ad operare in Val Bormida ed una delle poche esistenti in Liguria. La speranza, e non solo per gli amministratori di Bardineto, è che il centro La Fenice possa promuovere l’entroterra e far aumentare anche il numero di turisti”.

Due pagina di servizi erano apparsi sul Secolo XIX-Savona. Il 10 aprile 2009, titolo: Bardineto, nasce  la discoteca analcolica. La prima in Liguria.” E inoltre: “A Bardineto importante convegno sull’alcolismo dedicato a specialisti e infermieri, con la presenza del presidente nazionale  della Società italiana”.  Il 6 febbraio 2010, altro titolo a tutta pagina: “Bardineto, un centro guarirà i sesso-dipendenti. Ci si potrà liberare dalla schiavitù del gioco. delle droghe e di internet”.

Per un periodo era stato ospitati da La Fenice, riportavano successivamente i quotidiani di cronaca locale, almeno una ventina di extracomunitari, cosiddetti clandestini, sbarcati a Lampedusa, nei disperati viaggi verso la speranza, un’esistenza migliore.  Poi nel mese di aprile, l’improvvisa cessazione di attività ed a quanto pare, un diluvio di problematiche  di natura economica e finanziaria. Con tanti creditori. Un ‘ko’ forse inatteso. Drammatico per alcuni aspetti.  Una grossa delusione per il paese.  Ma quante sono rimasti ‘vittime’ del presunto dissesto. Un’altra pagine triste per la piccola comunità che certamente non meritava. Con qualche errore, della mano pubblica, che poteva essere scongiurato?

Roberto Ciarlo


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