Il 6 settembre scorso Il Secolo XIX Savona titolava: “Fronda alla Campanassa ‘Cerva affossa il dialetto’. Lettera al sindaco di 11 soci storici, presidente del mirino. L’accusa: tradizioni violate. La Replica: Non esistono problemi”. Tra i firmatari, rivela l’articolo, Rocco Peluffo, Olga Giusto, Federica Nobili, Emilia Mauti.
Sul numero 3 del trimestrale A Campanassa, diffuso in questi giorni, al ‘caso fronda’ vengono riservate tre pagine. C’è un comunicato assai stringato del segretario Agostino Astengo, una lunga, articolata risposta del presidente Carlo Cerva, infine agli ‘armati di ‘frecce velenose’ replica anche Il Gruppo di Studio ‘Amixi d’ù Dialettu’.
Ma chi sono i ‘soliti soci insoddisfatti’, scesi sul campo di battaglia e di sfida attraverso i mass media? Un diritto sacrosanto di informare i cittadini. Per Cerva si tratta di ‘un certo numero di soggetti (pare in 12) che, seppure firmatari, non ‘hanno ritenuto di identificarsi’. E pertanto, ancora Cerva, ‘non è possibile risalire ai materiali estensori della missiva al sindaco Berruti…’ che si sarebbero macchiati di ‘distorte valutazioni sulla vita associativa dell’A Campanassa’.
Prima riflessione-considerazione. Alle guerre interne ai partiti e tra i sempre più screditati (con lodevoli eccezioni) rappresentanti della politica poco idealista eravamo e siamo ormai abituati. Ma che qualche ‘manina’ in stile massonico finisse per seminare discredito (almeno questo sembra l’obiettivo) tra le mura della storica e perché no benemerita A Campanassa (un migliaio di soci), pareva difficile immaginarlo.
Invece è quanto sta accadendo almeno dallo scorso anno (vedi precedenti articoli dal settembre 2011) e che ha avuto il suo culmine con una lettera, jaccuse, inviata al presidente Carlo Cerva, per conoscenza al sindaco di Savona, Federico Berruti ed in ossequio alla ‘trasparenza’ affidata al più diffuso quotidiano della città. In quest’ultimo caso il ‘postino’ pare sia, a sua volta, un apprezzato (?) ex presidente ‘fratello muratore’ della stessa A Campanassa. Spinto, a quanto pare, da un profondo amore-delusione verso la ‘sua ex creatura’.
Eppure l’aspetto più avvilente ed evidente da parte dei contestatori sembra sia il ricorso all’anonimato o se volete alla mancanza di coraggio, senza ricorrere allo nascondino. Uscire cioè allo scoperto Fino a questo momento Cerva ha reagito pubblicamente ai dodici (mancati) apostoli della contestazione a tutto campo, mentre proprio dal loro fronte è calato il silenzio. Siamo in attesa di notizie. Non hanno finora replicato, continuano a non assumersi la paternità ufficiale della clamorosa bocciatura indirizzata ai vertici della associazione.
Vale a dire: egregi cittadini savonesi, noi….con tanto di nome e cognome, sentiamo il dovere di portare alla vostra conoscenza le ‘malefatte’, il disastro del consiglio direttivo e del suo presidente. Aiutate a salvarci dal naufragio. La Consulta ligure ci guarda e ci aspetta. E diteci se le nostre critiche – qui esposte nella lettera – meritano di mandare a casa chi ‘governa’ A Campanassa. Siamo pronti ad un confronto, anche pubblico. Siamo gente che ha il coraggio delle proprie azioni. E non tira indietro la manina. Purtroppo non è così. A meno che non ci siano sviluppi in tempi ragionevoli.
Il presidente Cerva ed il segretario Agostino Astengo hanno reagito (vedi il testo a fondo pagina). Il ‘comunicato’ di Astengo ricorda senza perifrasi che si tratta di ‘un piccolo gruppo di soci (?) – proprio col punto interrogativo ndr – che si nasconde dietro un anonimato di fatto, ‘ha a cuore’ lo sfacelo dell’Associazione ed è arrivato perfino, a tentare di coinvolgere il sindaco di Savona…., con insulse, offensive stravaganze….”. Si fa poi cenno ad “un’atmosfera di astio tanto inc0mprensibile e gratuita quanto infame…”.
La reazione, assai più argomentata, del presidente Cerva (Leggi il testo completo al link 5.6 a fondo pagina) ad un certo punto misura il livello dello scontro: ‘Ho usato, nella risposta, aggettivi e sostantivi che consentono di non sforare il codice penale’. In altre parole il pepe, il sale ed il peperoncino, ci sono tutti, ma si è evitato di sconfinare in strascichi di natura giudiziaria. Dopo precedenti traversie con la ‘messa alla porta’, con tanto di lodo del Collegio, contro due soci.
Tra le domande che ci si pone, una è questa: a chi giova la ‘guerra’ di delegittimazione verso l’attuale vertice (senza prebende) della A Campanassa? E soprattutto perché dare in pasto possibili problematiche, divergenze di una minoranza, all’opinione pubblica? Chi è (o chi sono) i veri bersagli e di cosa si sarebbero macchiati da meritare il plotone di esecuzione a suon di inchiostro? Potrebbero esserci registi e mandanti? Con quale strategia e prevedibile epilogo finale?
Nelle lettera al sindaco, il presidente Cerva (in carica da quasi 6 anni) rimarca pure due aspetti. Primo. “Perché tacere…..i prestigiosi consensi che l’A Campanassa oggi riceve da studiosi, critici, storici, semplici appassionati, cultori, professori universitari, professionisti….per i contenuti espressi e trattati nel periodico?…..Secondo. Chi ritiene di fare di più e meglio si presenti, si confronti ….e troverà risposta e riscontro alle sue idee e alle sue proposte, purché nell’ambito di quelli che sono gli scopi e le finalità della nostra amata Associazione A Campanassa.
Un augurio, almeno la nobile Associazione delle tradizioni cittadine, pur tra limiti umani e incomprensioni, non si faccia trascinare dalle peggiori abitudini delle ‘lotte tra bande’ pur disarmate. Ci pensa già una certa politicizzazione a fare guai, disastri. C’è un detto che può calzare a pennello: non sparate sulla Croce Rossa. Gli uomini passano le ‘istituzioni-associazioni’ restano. Lo meritano e lo dobbiamo ai nostri posteri. Alla benemerita, gloriosa, orgogliosa “A Campanassa”.
Leggi articoli sulla vicenda a pagina 4-5-6 di A Campanassa
Leggi il numero 3 del notiziario A Campanassa, 40 pagine, compreso l’obiettivo indiscreto