Commessi svogliati, albergatori acidosi, ‘caro spiaggia’. Quanto c’è di vero? Per Vergassola i liguri mugugnano sempre. Per Maggiani meglio l’Adriatico. Una turista: la mia esperienza a Loano. L’ottimismo dell’assessore regionale Berlangieri.
Ecco come viene descritta, tra il divertente, il serio, il faceto, l’accoglienza turistica in Liguria, attraverso il sito del Corriere della Sera.it e gli interventi raccolti da YouTube. Testimonianze e commenti. Attenti però a non fare di ogni erba un fascio.
Si tratta di due spezzoni video – il primo tratto da «Non è un paese per vecchi», il secondo da «Nosferatu, il principe della notte»» – montati dal cantautore Fabrizio Casalino e pubblicati su YouTube . Titolo: «Tipica accoglienza ligure». Due filmati che, con un sapiente uso dei luoghi comuni sull’ospitalità del posto, sono stati visti, commentati, criticati e apprezzati da centinaia di migliaia di persone. Diventando il tormentone dell’estate. A essere preso in giro è proprio l’atteggiamento nei confronti del turista di chi abita la regione più stretta d’Italia. «Noi liguri siamo proprio così», concorda un utente sulla piattaforma video.
E vero? «Ma certo», risponde Dario Vergassola – comico nato a La Spezia – ieri in vacanza a Manarola, nelle Cinque Terre. «Siamo dei “cinghialotti”. Preferiamo che i turisti ci mandino i soldi direttamente da casa, senza venire qui a disturbarci», scherza. «Due giorni fa – racconta – ero con alcuni amici a Vernazza, tornata splendente come prima. In un bar, dopo aver ordinato il vino e l’acqua, chiediamo al titolare un po’ di frutta. E lui che fa? Replica: “Non mi faccia andare fino in cucina”».
Vergassola rivela anche che da tempo sta facendo una sorta di «psicopatologia» dei liguri. «Un po’ come Darwin, prendo appunti sui loro comportamenti». Ed è su questo che fa una distinzione: «A Ponente sanno trattare meglio i turisti, a Levante un po’ meno». Ogni tanto, confessa, ci si mette pure lui ad assecondare il «mugugno ligure». «Quando vedo gli stranieri che vengono qui, sulla “Via dell’Amore”, dotati di scarponi e racchette, dico loro: “Guardate che qui il ghiacciaio s’è sciolto secoli fa”». Poi, serio, Vergassola precisa: «Noi liguri non siamo mai cortesi per finta, siamo sempre sinceri. E ci facciamo un mazzo così».
Aneddoti divertenti e analisi seria s’intrecciano anche in Maurizio Maggiani. Scrittore e giornalista nato a Castelnuovo Magra (La Spezia). «Se paragoniamo l’atteggiamento ligure a quello emiliano-romagnolo non c’è storia: non abbiamo una vocazione turistica», analizza Maggiani. E anche lui racconta una storia, «successa per davvero». «Un giorno, verso lo scoglio di Punta Chiappa, prendo una focaccia in questo baracchino e, visto il bel tempo, decido di mangiarla all’aria aperta. E sai cosa succede subito dopo? Arriva il titolare e mi dice: “Cosa fai lì? Vieni dentro, sennò ti vedono i turisti e mi vengono qua a ordinare roba da mangiare!».
Lo scrittore ride. Però anche lui, pur concordando con il senso dei due video su YouTube , spiega: «Anche noi liguri abbiamo iniziato a trattare il cliente come si deve, però». Parole che l’Assessore regionale al Turismo, Angelo Berlangieri, rafforza con le cifre. «I turisti ci danno un bel 8 come ospitalità», rivela. «E non sono pochi: ogni anno arrivano 15 milioni di persone dall’Italia e dal mondo». E i video? «Ci fanno pubblicità, basta vedere le visualizzazioni».
Insomma, luoghi comuni e realtà, si mischiano. A proposito, com’è finita con la frutta di Vergassola e amici? «Ce l’ha portata. E ci ha pure offerto tutto».
Leonard Berberi
13 agosto 2012 (modifica il 14 agosto 2012)
Esperienze vissute a Loano
13.08|23:44 butterfly L
Sono stata molti anni a Loano, in provincia di Savona, in un meraviglioso piccolo a conduzione familiare. Tutto davvero bellissimo e cucina ottima.
Purtroppo però sono stata qualche anno senza tornare in Liguria perchè i miei genitori hanno deciso di mandare me e mio fratello tutte le estati all’estero per studiare le lingue.
Qualche anno fa sono tornata per due weekend e il “mio” hotel in entrambe le circostanze era al completo. Una volta mi sono rivolta ad un’altra struttura che vanta 3 stelle ( non so per cosa) e ho praticamente dormito in un monolocale in un condominio vicino senza il minimo confort e la camera era orrida.
La seconda volta ennesima struttura 3 stelle FATISCENTE, non c’era nemmeno l’acqua nel gabinetto, i letti dovevo farli io e le scale puzzavano di fumo tantissimo. Sfortuna vuole che la stessa sera in un ristorante mentre cenavo un bel topo passava tra i tavoli. Me ne sono andata disgustata.
Dulcis in fundo: due mezze giornate di spiaggia con due lettini e un ombrellone 60 euro. Bye Bye.
RICEVIAMO DALLA SVIZZERA:
“DOVE I LIGURI SBAGLIANO….”
Ho letto moltissime opinioni dei lettori a proposito di vacanze in Liguria, io che ho avuto i miei natali nella Riviera di Ponente e vivo in Svizzera. Ebbene quelle più vicine ai miei convincimenti evidenziano l’aspetto della carente imprenditorialità di gran parte dei liguri. Con rare eccezioni. Non a caso ormai moltissime attività in Liguria sono gestite da piemontesi, emiliani, lombardi, calabresi, siciliani, napoletani e da ultimo stanno arrivando in forze anche gli extracomunitari. Non parlo di attività artigianali nell’edilizia.
Il carattere piuttosto ruvido di molti liguri – ‘Ligur malo assuetus’, secondo Tacito – è in quello che per ragioni etniche, storiche, locali ecc… Non è facile migliorarlo o modificarlo.
Ma le attività turistiche in mano ai foresti possono screditare anche i Liguri. Ed i Liguri stessi sbagliano a vendere i loro beni immobili. I foresti cosi arrivano da padroni e non è un riferimento razzista.
Negli Statuti cinquecenteschi di Pornassio (IM) – per citare un esempio che conosco – la cessione di una casa o d’un terreno a forestieri era lecita solo se – per successive istanze – fosse accertata la totale mancanza di acquirenti locali, confinanti e non.
A mio giudizio per la vendita di immobili si dovrebbe applicare la legge inglese che privilegia il diritto di superficie centennale, per cui ogni cessione è a termine.
Per quanto riguarda l’agricoltura, e l’olivicoltura in particolare, auspicherei la riesumazione della mezzadria aperta a lavoratori extracomunitari (magrebini, ad esempio) o Europei (Greci), pur con tutti i problemi socioculturali connessi.
Silvio L.