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Tirreno Power, Il Sole 24 Ore ‘attacca’ la Procura di Savona: smentiti allarmismi di morti stecchiti. Coincidenze e interrogatori


La posta in gioco non è alta, è altissima. Chi segue la cronaca quotidiana avrà letto Il Sole 24 Ore (autorevole organo di informazione della Confindustria) a proposito della Tirreno Power. In successione tre articoli, a firma di Jacopo Giliberto, con l’obiettivo di rendere noti aspetti e presunte lacune non proprio marginali sulla linea portata avanti dalla Procura della Repubblica di Savona. In risalto pure asserite ‘coincidenze’ nell’operato degli inquirenti ed atti istruttori. Si pone l’accento sull’attesa di “un nuovo parere dell’Asl2 Savona sulla qualità sanitaria della zona, in aggiunta a quelli espressi dall’Istituto superiore di sanità e dall’Istituto sui tumori di Genova che hanno più volte smontato le previsioni allarmistiche”.  Rinviato di una settimana, a Roma, l’esame  per l’Aia. L’impianto è sotto sequestro e fermo dal marzo scorso. Cresce il malessere sociale tra i dipendenti. 

L’ultimo titolo (vedi sotto l’articolo riprodotto) non lascia spazio a molti dubbi interpretativi. La Procura della Repubblica di Savona messa ‘sotto scacco’. “L’inquinamento di Vado divide scienziati e Procura. Dopo il sequestro la qualità dell’aria non è migliorata.  L’Istituto dei tumori di Genova frena sul catastrofismo’.  Un cenno inziale  al fatto che “molti giornali avevano riportato con titoli di forte effetto la strage di savonesi prodotta dai fumi inquinanti della centrale…”.  Seguono i dati della perizia disposta dalla Procura che fa capo al dr. Granero.   “Si disse che senza la centrale non sarebbero morte 400 persone…si sarebbero evitati tra i 1.700 e i 200 ricoveri di adulti e di 450 bambini tra il 2005 e di 2012. Insomma, nella città con una delle arie più fini e salubri d’Italia, gli abitanti cadrebbero a terra stecchiti per i fumi carboniosi della centrale elettrica…”.

Il procuratore della Repubblica di Savona, Antonio Granero, nel mirino del quotidiano della Confindustria

L’ISTRUTTORI A –  Il quotidiano ha ricostruito le ultime tappe – story della centrale a carbone  di Vado Ligure.  Scrive che il gruppo istruttore Aia, coordinato dal chimico fiorentino Marco Mazzoni si riunisce a singhiozzo. Osserva che gli esperti avrebbero dovuto riunirsi il 18 settembre per concludere il lavoro. Ma poche ore prima, il 17 settembre, Mazzoni fu convocato dal magistrato, a Savona. Così reduce  da una difficile giornata negli uffici giudiziari, ai colleghi avrebbe suggerito di imporre alla centrale limiti molto duri e furono distribuite 9 pagine della Procura di Savona datate 21 luglio. Un parere in cui il Pm sottolinea parole come ” specchietto per le allodole”, “impunemente”, “propone semplicemente di continuare nella continuazione del reato attuale”, “improbabile autorizzazione”, “dolosamente preordinato”, “interpretazione estensiva favorevole all’indagato” e così via.  Il gruppo istruttore  si è riconvocato il primo ottobre, e il giorno stesso una componente (dirigente della Regione Liguria Gabriella Minervini ndr) è stata interrogata dal Pm Granero, con titoli di rilievo sulla stampa savonese. I funzionari e dirigenti del procedimento amministrativo sono stati ascoltati più volte.

L’INQUINAMENTO – Il giornale ricorda che da anni i comitati savonesi del no attribuiscono alla centrale, costruire sul finire degli anni ’80 dall’Enel, buona parte del medesimo inquinamento del comprensorio di Savona, la cui aria è stata classificata tra le migliori fra le città d’Italia dai rapporti  dell’Oms e Mal’aria della Legambiente.  L’inquinamento c’è: oltre alla centrale, che finchè era accesa emetteva molto meno dei limiti di leggo, ecco gòli impianti Infineum (ExxonMobil con Shell) che produce additivi per lubrificanti , la Sanac (refrattari), la Zinox che produce l’ossido di zinco per le pomate, il deposito petrolifero della Petrolig, le navi del porto.  E poi l’eredità di un secolo di industria (quando non c’erano norme ambientali) come la cockeria chiusa, i due cantieri per lo smantellamento di navi, un clorosoda, lavorazioni galvaniche, le vernici al minio per la marina, gli oli per trasformatori, la Mammut.  Con il seuqestro della centrale di Vado, dicono le rilevazioni dell’Arpa Liguria, la qualità dell’aria savonese è rimasta la stessa. Peggiora quando in autunno si accendono le caldaie , migliora in primavera quando si spengono i riscaldamenti, se piove o quando (spesso) soffia il libeccio.

L’INCHIESTA –  Merita attenzione questo ulteriore passaggio di cronaca. Si scrive che il Pm Francantonio Granero ritiene che l’inquinamento della centrale possa configurarsi come disastro ambientale. Ha affidato ad alcuni esperti di fama il compito di capire che effetto avessero sulla popolazione i fumi carboniferi della centrale. I medici Paolo Crosignanti dell’Istituto  dei tumori di Milano, Valerio Gennaro dell’Istituto tumori di Genova, poi ritirato dall’incarico, e Paolo Franceschi, noto esponente di spicco dei comitati del no, insieme con lo scienziato Stefano Scarselli hanno analizzato l’aria, i licheni (organismi del regno vegetale che lo scienziato Luigi Nimis dimostrò molto sensibili all’inquinamento) e i dati di malattie e morti. Conclusione: alla centrale  è attribuita una strage di 400 morti dal 2000 al 2007.

LA PERIZIA – E’ infine riportato, nello stesso articolo di Jacopo Giliberto, che la ponderosa  perizia dei medici e dello scienziato prende le mosse dal modello europeo  Externe, che valuta in euro i costi economici dello smog, e dal ‘deserto lichenico’, cioè dal fatto che non ci sono licheni sulle colline, ogni anno spazzate dal fuoco degli incendi che  tormentano i boschi savonesi.  I dati, conclude il giornale, divergono in modo totale da uno studio fatto dall’Ist di Genova a centrale in piena attività (luglio 2008). Il ministero della Sanità (giugno 2013) contesta le extrapolazioni del modello Externe. L’Istituto superiore di sanità (gennaio 20214) in tre paginette caustiche fa a pezzi lo studio epidemiologico. Ma (in Procura)nulla importa, avanti:

Un quadro perfetto ? Cosa accadrà martedì prossimo a Roma? Quale sarà il destino dell’inchiesta nel momento in cui si passerà alla fase giudicante ? E la sorte delle maestranze ? La salute prima di tutto purchè non si ‘scherzi col fuoco’, recita un antico adagio. Il Sole 24 Ore sta picchiando duro, difficile sottovalutare la scelta editoriale.


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