Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Avanti e indre’


Il passo indietro: luogo comune del politichese- sboccia anche il passo avanti- spalancansi le “Provincione”- bataclan all’italiana – the Angel’s dream

La penosa puerilità dei luoghi comuni si è arricchita, in questi ultimi procellosi tempi, di una abusata espressione: “fare un passo indietro”. Naturalmente tutti ormai comprendono che lo si dice quando un esponente di partito, o delle pubbliche Istituzioni,  si dimette da qualche incarico o rinuncia a presentare la propria candidatura o, comunque, …toglie il disturbo ( si fa per dire, magari era una persona a posto).

Chissà perché “un passo indietro”. Se, per esempio, una bella signora rinuncia a fare il deputato o l’assessore  e si dedica alla letteratura , o all’arte, o alla moda o, perché no, alla famiglia, realtà  fenomeniche delle quali, prima, neppure sospettava l’esistenza, vi pare che abbia fatto “un passo indietro”? A noi sembra che sia maturata dando valore a ciò che veramente, per lei e per gli altri, conta di più nella vita.

Indietro quelle cose lì non c’erano e quindi non è poi vero, nemmeno figuratamente, che il soggetto vi abbia fatto ritorno.

Abbiamo personaggi che la sera disdicono quello che hanno detto, o promesso, al mattino. Cosa c’entra il passo indietro? Essi, a modo loro, vanno sempre avanti ma lo fanno nella più totale confusione. Vorrebbero confondere il prossimo, avere mano libera per rilanciare  il loro consunto apparire, invece la confusione gli si ritorce contro e li ammanta nella maleodorante nebbia che hanno diffuso nel tempo e nello spazio.

Sennonché la danza ha raggiunto anche le Istituzioni in se stesse, in particolare le Province. Anche in questo caso non si può dire che si sia fatto un vero e proprio passo indietro. Si era, fin dall’adempimento costituzionale delle Regioni a statuto ordinario, posto il problema, che abbiamo già considerato, della loro eliminazione, concentrando il governo locale su Regioni e Comuni, con il necessario coordinamento delle funzioni.  Ma, con un vero contrappasso, più  laterale che all’indietro, si è pensato di …accorparle. Anziché le vecchie inutili Province avremo ora le Provincione. Chissà, forse avrebbe scatenato minor malumore la loro soppressione. Mettere insieme Savona e Imperia, Asti e Alessandria, Lucca Pisa e Livorno, Frosinone e Latina,  Modena e Reggio ecc.,  ha risollevato vecchie rivendicazioni campanilistiche, scatti di lesa autonomia, timori di prevalenza intestina et similia,  secondo una vieta tipologia,  provinciale appunto, che ci ha purtroppo sempre contraddistinto  nella breve storia della nostra unità.

Si è pensato così solo al risparmio puramente formale, e si stanno generando carrozzoni  dei quali certo avremmo potuto fare a meno.

Soffermiamoci intanto sulla nostra westliguria. C’è poco da stare allegri: chi comanderà nel 2014?  Vaccarezza o Sappa ? Ma, dicono, sono amici. Amici? Ma se Vaccarezza che, senza saperlo –forse-, è uno spirito genovese fino all’osso, ha detto che quando incontra uno di Genova deve corazzare la tasca del portafoglio per non farsi portare via i soldi. E adesso? Di male in peggio, nel far-west  c’è il rischio di perdere anche le braghe al Casinò, e poi ti spediscono via dal porto di  Imperia,   magari col sole a scacchi.

Ha ragione Angel ad elevare alti lamenti e a predire disordini amministrativi. E poi come la sigliamo la nuova  “provinciona”? SVIM?  IMSV (impronunciabile)? Oppure, tenendo  presente che Imperia è costituita da Oneglia e Porto Maurizio, OPSA? Sembrerebbe  una ditta di calze.

Da fonti improbabili abbiamo saputo che il nostro President  si è recentemente recato da un amico, medico luminare, per via di un sogno, a suo dire, paradossale, ottenebrante e deprimente. Ecco il dialogo riportato (mah…) da un cimice collocata sotto la scrivania del grande clinico.

 A.“Dottore mi sento tormentato da un lungo sogno ‘mangia e bevi’.

Dott.“Ma, caro mio, allora ti ci vuole uno psicanalista.

A.“Ma perché tu ci credi in questa psicoanalisi?  io no.

Dott.“Neanch’io.

A.“E allora ! stai a sentire.  Nel sogno sono a Roma, eletto deputato…

Dott.“ Ma bene!

A. “Aspetta… E’ sera e vado a mangiare da ‘Carlone’, un posto che mi ha consigliato uno   di Loano che c’è  già stato.   Arriva ’sto Carlone,  grande e grosso, più di me, come Ferrara per capirci, che mi fa: ‘Onoré, che je damo, du’ ciangherotti alla spedizionniera? O le stanno mejo du’ vannucci alla pandettara? Che poi, possiamo sempre principià con ‘na bella insaputa alla scajolana, spruzzata de  sappa in  fagutale da  portimperia alla graticola.  Oppuro, pe’ mantecà lo stomego,  se ponno preparà du’ rosalini in brodetto alla gallinara.

Dott. “Ma che razza di piatti hai messo insieme in questo sogno?

A . “Aspetta… Allora io gli dico: scusi ma non si potrebbe avere il famoso abbacchio?

‘Ché, stà a  scherzà onoré?  Con ‘sta crisi gli abbacchi li ammazziamo quando so’ cresciuti e so’ becchi.  Però se ponno scaricà du’ rolletti alla varazzina con mosciamme de derfino. Si,  ce o so’, è proibito, ma qui semo a Roma onoré, e se ‘ste cose no e famo noi che ce stamo a fa’ ?

“Questo il sogno, Dottore. E adesso non riesco più a mangiare perché dappertutto vedo le facce di quelli. Sono depresso. Che devo fare?

 Dottore, dottore, dottor… Carlone…ma son desto o sto sognando ancora?”

Dott. “  Che te devo dì, fijo mio? E béccate  un bel tiramisù alla

BELLAMIGO”

 


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Bellamigo

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