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Esclusivo / Bosco delle Navette, scoperti resti antichissimi. L’hobby di un artigiano Dianese


Una notizia d’attualità rimasta nel cassetto. Ha per protagonista Roberto Garibaldi, 44 anni, artigiano con l’hobby di studioso di storia locale ed ‘esploratore’ con metal detector. Un frequentatore del paradiso terrestre delle Navette (Alpi Marittime). Ha scoperto, interrati da secoli, una spada ripiegata, una lancia, 2 monete romane, frammenti di bronzo. La Soprintendenza di Genova dopo un laborioso esame ha fatto risalire i reperti al V – VI secolo a. C. Non è ancora noto se il materiale si trovi  a Genova oppure trasferito nel museo di Diano Marina.

L’artigiano di Diano Castello, Roberto Garibaldi, protagonista della scoperta di materiale storico – archeologico nel Bosco delle Navette in un’area che appartiene al Comune di Cosio d’Arroscia

Il Bosco delle Navette  è ai confini tra le province di Imperia e Cuneo. Si estende  per 2.770 ettari.  Il più spettacolare, interessante e forse ricco di storia (vedi la scoperta inedita) delle Alpi Marittime. Sappiamo che si chiama così perchè un tempo, con il legno dei suoi alberi, si costruivano le imbarcazioni tipiche liguri per la Repubblica di Genova. Oggi gli stessi alberi  sono rifugio per camosci, lupi, marmotte, caprioli e forcelli. Possiamo tuttavia ipotizzare che la storia debba essere completata quantomeno per i secoli avanti Cristo.  Questo territorio meraviglioso è probabile custodisca molti altri tesori e testimonianze dell’antichità, rispetto a quanto è stato rinvenuto fino ad oggi.  Ovvio che soltanto attraverso una professionale ricerca e sondaggi  sia possibile dare una risposta.

Difficile, infatti immaginare, che il sottosuolo custodisse soltanto i reperti trovati da un volontario ed appassionato ricercatore. Non c’è unicamente  un ecosistema di rara bellezza, con alte falesie, Canyon,  rocce austere, alberi, la storia dei nostri soldati degli ultimi due secoli. Ci sono le grotte. Il fascino e l’interesse a sapere cosa accadeva quassù migliaia di anni fa e che nessuno ha mai approfondito. Chi furono i primi frequentatori e quali sia l’origine, cosa rappresentino  le spade, lance, monete romane,  frammenti di bronzo.

” Sono uno dei tanti appassionati – racconta  Roberto Garibaldi habitué  dell’Alta Val Tanaro; un cultore della Civiltà dei monti ed ho studiato all’Istituto D’Arte di Imperia – , trascorro parte del mio tempo libero facendo uso del metal detector. C’è chi cerca funghi, raccoglie lamponi e mirtilli, erbe aromatiche, fiori di montagna. La mia passione è forse la più difficile, o meglio ci vuole pazienza, tenacia e intuito. In un bosco come quello delle Navette è un’estesa immensa dove è difficile ipotizzare le aree di presenza umana nell’antichità. A me è successo e credo di sbagliare se dico che potrebbe essere la prima volta in assoluto. Non possiamo sapere se siano state fatte altre scoperte di valore archeologico e siano rimaste segrete, nascoste. La legge italiana prescrive ai ricercatori, ai cittadini che la scoperta di valore archeologico debba essere segnalata, portata a conoscenza degli organi competenti entro 24 ore.  Nel mio caso ho avvertito il responsabile del Museo di Diano Marina  che ha subito contattato la Soprintendenza di Genova. Ho consegnato e via telefono sono stato elogiato e con tanti ringraziamenti.”.

A tre anni dal rinvenimento, dalla consegna, che fine hanno fatto gli oggetti storici ? Dove sono stati esposti e dove si trovano ? Roberto Garibaldi, encomiabile cittadino dianese, con seconda residenza in quel di Upega dove trascorre le ferie, i fine settimana, il tempo libero, non sa per ora rispondere. E non vuole neppure farsi promotore di quella che potrebbe diventare una vena polemica. Pare non sia stato neppure invitato (‘Nulla di particolare – commenta) ad una recente mostra tenutasi a Genova, nè coinvolto in iniziative analoghe a Diano Marina. “Non attendo riconoscimenti pubblici – insiste l’artigiano di Diano Castello – , vorrei semmai poter vedere esposti in un museo, e tifo per Diano Marina, quanto ho trovato. Meglio se con una targhetta esplicativa. Del resto ero rimasto soddisfatto, appagato quando tre rappresentanti della Sovrintendenza hanno chiesto e sono stati accompagnati nel luogo del ritrovamento, sulle Navette. Hanno fotografato, esaminato: osservarono che sarebbe stato opportuno ricintare l’area e magari con la collaborazione di enti, istituzioni, proseguire scavi e sondaggi”.

Un sogno, un desiderio per un ammirevole e diligente appassionato di storia locale, tifoso dell’entroterra, della montagna ? Garibaldi riflette: “Sarei felicissimo se un giorno, non troppo lontano nel tempo,  potesse essere aperto a Upega un piccolo museo etnografico, ci sono ancora vecchie case, famiglie che custodiscono oggetti e documenti di grande valore culturale, oltre che affettivo, simbolico, storico; materiale da preservare e tramandare che potrebbe rappresentare motivo di promozione ed attrazione.  I miei genitori frequentavano Upega soggiornando in tenda, poi ospiti della Tramontana di Viozene, io ci porto i figli nelle ferie e sono legato al paese come se mi appartenesse. C’è tanta gente splendida che ha scelto Upega, ci sono scrittori come Edilio Boccaleri che ha dedicato  due libri a Carnino, a queste montagne: ‘Una foresta per dimora‘ e ‘Civiltà dei monti.‘  Ci ha lasciati nel 2014, ora cammina libero sui monti e sui sentieri che tanto ha amato e rispettato”.

Edilio Boccaleri scrittore è morto nell’aprile 2014

Con un metal detector comune è possibile, a seconda della grandezza e della consistenza degli oggetti, arrivare ad una profondità massima di un paio di metri, fino ad un minimo di 40 cm e anche meno, ad esempio per le monete o piccoli reperti. Per maggiori profondità esistono attrezzature più complete e costose, piuttosto rare.  Se si pensa quale sia il probabile ‘tesoro’ custodito in zone archeologiche di pregio, si può concludere che il ritrovamento alle Navette sia un po’ come cercare l’ago nel pagliaio.  Resta pur sempre una pagina importante che arricchisce la storia delle nostre Alpi Marittime.


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