Avidità e ambizione: nemiche della libertà. L’eleganza del silenzio.
Ritagliamo il titolo di questo pezzo dalla “Lezione terza di eloquenza” svolta all’Università di Pavia da Ugo Foscolo il 18 maggio 1809.
La Lezione porta come sottotitolo “Della letteratura rivolta unicamente al lucro”.
Il grande Foscolo osserva che persino “Virgilio e Pindaro vollero pur essi ritrarre ricchezze dal loro ingegno…Ma quest’amore di lucro non trasse Virgilio a verun atto inumano, né a niuna professione di impudenza e codardia . La memoria di Cicerone doveva essere temuta da Augusto quanto la presenza di Labeone; Virgilio non insulta mai Cicerone , ma non lo nomina mai: con sì fatto temperamento provvide e al debito di cortigiano, e a quello d’uomo amico delle lettere; ed infatti quando in certe cose non è libera la parola, è liberissimo sempre il silenzio.”
La libertà del silenzio, che poi è l’opportunità del silenzio ed anche, perché no, l’eleganza del silenzio, è sconosciuta alla turba di coloro che, sempre più numerosi , sono scoperti all’interno delle Istituzioni repubblicane con le mani nel sacco; di coloro che, avendo a volte intrapreso il cammino per dedicarsi in buona fede alla cosa pubblica, non resistono alle occasioni di lucro e profitti delinquenziali di vario genere, spalancate ai loro appetiti tra le brecce di una legislazione inadeguata, per difetto di verifiche e controlli effettivi. Costoro assumono allora la postura di chi ritiene che così si possa e, chissà, si debba fare, si ammantano di meriti e di collusioni e …parlano, dichiarano, minacciano, sbrodolano al pubblico le loro miserabili “ragioni”.
Sembrerebbe che, come si dice, “gliene venga ancora a loro”.
L’esempio sommo di quanto sopra lo abbiamo ora dalla Regione Lombardia.
L’incredibile scherno per l’elettorato, l’arroganza gaglioffa di chi si crede sempre al di sopra di tutti – forse per l’altezza del grattacielo che lo ospita- , la consapevolezza delle collusioni che, purtroppo, ne hanno incorniciato il percorso, formano la veste corrosa di una dirigenza sedicente politica e,anche, tecnica giunta, dopo anni ed anni, al redde rationem.
Eppure proprio dalla Lombardia, e lo narra Ugo Foscolo nella lezione quinta di eloquenza (Università di Pavia- 6 giugno 1809), ci viene la grande lezione di libertà nell’ode di Giuseppe Parini che Foscolo udì recitare da lui, la prima volta che lo incontrò:
A me disse il mio Genio,
allor ch’io nacqui; l’oro
non fia che te solleciti,
né l’inane decoro
de’ titoli, né il perfido
desio di superare altri in poter;
ma di natura i liberi
sensi ed affetti, e il grato
della beltà spettacolo
te renderan beato;
te di vagare indocile
per lungo di speranze arduo sentier.
E poi, alla domanda “In che cosa consistesse l’indipendenza dello scrittore”, Parini gli rispose: “A me par d’essere liberissimo, perché non sono né avido, né ambizioso.”
Di questa lezione, che ha le sue radici nella grande cultura lombarda, gli artefici della scandalistica regionale sono, evidentemente, digiuni: essi non sanno né di onestà, né di libertà né, quando è doveroso, di silenzio.
Costituiscono perciò un grande pericolo per la nostra giovane democrazia
BELLAMIGO