A don Paolo Farinella, parroco genovese di frontiera, scrittore e pungolatore, senza peli sulla lingua, anche con i superiori, nessuno avrà detto che Angelo Vaccarezza, capogruppo in Regione, non è un cattolico praticante qualunque. Basterebbe la devota presenza alle 15 processioni di Loano per risparmiarlo da attacchi al vetriolo. Invece no. Accade negli stessi giorni in cui le cronache sparano altri capitoli di ‘storie pazze in Regione Liguria’. Nel mirino ancora la benimina loanese, Roberta Gasco. L’unica ad aver già risarcito con 91 mila € ed ora sottoposta ad un’altra via crucis più mondana. Il Secolo XIX scrive di rimborso di biglietti aerei, pernottamenti a Trinità dei Monti in camera doppia. E Il Secolo XIX di sabato 12 ha rincarto la dose di accuse da parte della magistratura. Vedi a fondo pagina.
Perchè un sacerdote della caratura e della cultura di don Farinella se la prende con Angelo Vaccarezza ? Un po’ di umanità, è appena arrivato nelle stanze del potere ligure, dopo aver lasciato quelle di Palazzo Nervi, del Comune di Loano e tante altre che solo uno che ha il sangue nelle vene può sopportare in un crescendo di successi, primati elettorali, vittorie. Angelo non si tira indietro quando si tratta di difendere il crocifisso e il presepe. Non è un teologo, un asceta, ha un forte fiuto e senso pratico delle cose. Eccolo dichiarare: ” Nella sala consiliare della Regione Liguria deve esserci il crocifisso. E’ simbolo di civiltà e della cultura cristiana, ma anche elemento essenziale e costitutivo, quindi irrinunciabile del patrimonio storico della nostra Nazione. La sua presenza e, dunque, un segno di libertà, diritti, di quelle radici cristiane che sono alla base della storia e della tradizione italiana ed europea. L’ordine del giorno che ho proposto segue quanto sottolineato dal Consiglio di Stato: il crocifisso esprime in chiave simbolica i valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di libertà, di solidarietà umana che ha connotano la nostra civiltà. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, inoltre, riconosce in esso un simbolo identitario religioso”. Insomma neppure il vescovo Mario Oliveri, con la sua vasta cultura, potrebbe superarlo in questa difesa ?
Il Don Farinella pensiero replica: “ Vedere fascisti alla La Russa, fedelissimi di Berlusconi e rovina scuole come la Gelmini, xenofobi di ventura come Salvini difendere il presepe…..se costoro sono cristiani, difensori di Dio, del crocifisso e del presepe, che sono i simboli di tutto ciò che è opposto alla loro politica e alla loro ignoranza, io, prete cattolico e apostolico, voglio essere centomila volte musulmano, arabo, miscredente e perfino ateo per non confondermi con loro. Non voglio spartire nulla con chi porta il presepe nelle scuole e poi butta i bambini fuori dalle scuole. Chi canta ” Tu scendi dalle stelle” senza sapere cosa dice, dimentica che il presepe è la raffigurazione di una realtà palestinese, ebraica che è diventata poi cristiana e anche musulmana perchè i Musulmani riucordano Gesù come figlio di Maria. La Regione Liguria si appresta a votare la mozione del forzaitaliota Angelo Vaccarezza per mettere in sala consiliare il Crocifisso, simbolo di civiltà e cultura cristiana, ma anche di libertà, tolleranza, uguaglianza. Mi verrebbe da dire con Totò: Vaccarezza, ma mi faccia il piacere, mi faccia ! Quando si arriva a questi punti – conclude don Farinella – il livello è così basso che non si sa più dove sbattere la testa… Questa gente che di cristianesimo conosce solo i voti elettorali e il connubio con la peggiore gerarchia, sa di usare la religione come un’arma contundente, travisando il senso ed il contenuto: corrispettivo esatto della manipolazione che fa l’Isis sull’altra sponda….. Se Gesù oggi fosse qui in mezzo a noi, direbbe a costoro e a tutti quelli che vedono i migranti come fumo negli occhi “Via lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perchè ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto”.
E il prof. Vittorio Coletti, imperiese, editorialista e scrittore, sostiene: “ Vaccarezza e soci fanno, con ridicola imitazione, come gli islamici radicali. Quando una religione si riversa sui segni esterni (abiti, immagini, stature, ecc) c’è da dubitare dei religiosi e la sana laicità che consiglia morigeratezza nel mostrare i simboli visibili della propria fede prima di tutto ai religiosi verri. Quando si vedono i giovani preti andare in giro profumati….in talare d’ordinanza simili agli islamici radicali e agli ebrei orotodossi barbuti e bizzarramente abbigliati, capisco quanto è vero il proverbio che l’abito non fa il monaco. Ed esibire un crocifisso in un’aula dove si amministra la cosa pubblica non fa un cristiano “.
LA CROCE DELLE SPESE PAZZE DI ROBERTA GASCO
E dire che, non molti anni fa, a Loano era data come il (primo) futuro sindaco rosa della città. Non solo per il titolo di studio, avvocato. Non solo perchè figlia di un gentiluomo ex segretario cittadino e provinciale della Dc, persona semplice che si è piegato alle aspirazioni della figlia abbandonando la ferrea militanza tavianea – olimpiana. Non solo perchè la brillante Roberta aveva trovato la strada spianata, giovanissima, verso la carriera politica locale e nazionale. Non solo per il matrimonio, da favola con invitati illustri, sei pagine di rotocalco nazionale, con il casato dei Mastella in quel di Napoli e Campania. Roberta aveva un piccolo esercito rosa di fedelissime sostenitrici, nella sua città dove è cresciuta ed ha studiato, nella vicina Pietra Ligure (riunioni affollate). Era stata incoronata e ‘protetta’ da un potente di razza e stazza quale Claudio Scajola ministro ed nume di Forza Italia. Non si è curata più di tanto degli avversari e delle avversarie tra le file berlusconiane, poteva pur sempre esibire immagini che la ritraevano sorridente con il gran capo, a sua volta perseguitatissimo, Silvio Berlusconi. Roberta aveva potuto esibire la ‘protezione’ e la ‘benedizione’ di deputati, eurodeputate e cardinali, peraltro molti vicini a papà, vedi Calcagno e prima ancora Nicora. Insomma non mancava nulla per l’investitura, bagno di folla e di voti degli elettori loanesi. Strada spianata anche per l’assenza di un ‘uomo guida’ nella sinistra e nell’altra Loano che aspira al rinnovamento della politica e dei suoi politicanti, alcuni ormai professionisti delle poltrone, circondati dal sottopotere della municipalizza consortile, dalla clientela dell’alveare mieloso delle concessioni edilizie, aree interessate dal Puc e cemento buono. Loano dove sorgono palazzoni sull’Aurelia, ancora privi di garage. Il posto auto c’è o si paga in altre zone, alla fine si contribuisce a creare, alimentare il caos in centro città, l’inquinamento di cui nessuno osa parlare, a discapito della qualità della vita e della salute, del turismo sano, del commercio di qualità.
Una bella carta di identità, si direbbe, per Roberta Gasco sindaco. Dimora a ridosso della basilica, pizzeria di famiglia sul lungomare in centro. Invece ecco irrompere i mass media liguri, annunciare e ricordare: ” Nella prima puntata della prima tranche il conto è stato presentato a Roberta Gasco, nuora di Clemente Mastella e di Sandra Lonardo, già presidente del consiglio della Regione Campania. La Gasco eletta con l’Udeur e poi emigrata in Forza Italia…. Le contestazioni della Corte dei Conti sono dettagliate a partire dai viaggi di Roberta Gasco che, tra l’altro, è stata l’unica ad aver già risarcito, con 91 mila euro, la Regione, senza però riconoscere le proprie responsabilità. La Corte dei Conti indica in modo certosino le numerose missioni a Roma e a Ceppaloni, luogo di residenza del suocero Mastella... oltre ai rimborsi dei taxi nonostante l’utilizzo dell’autovettura propria come da rimborso chilometrico. Vine contestato anche un week end sulla neve a Limone Piemonte, diversi scontrini di taxi ritoccati ed alcune notti in hotel quasi sempre in camera doppia. Ovviamente manca il finale, come andrà a finire. Sta di fatto che la stella cometa non brilla più. Tanti sogni messi nel cassetto, neppure in cassaforte. Proprio Robertina, come la chiamano gli amici, che era stata derubata, nella sua nuova casa, di tutti i gioielli e soprattutto i ricordi di famiglia, della figlioletta ed aveva sperato invano nel ‘pentimento’, nella restituzione almeno degli ‘affetti’. Ladri senza cuore che erano andati a colpo sicuro. Avevano seguito l’uscita di casa, per una piazza, dei coniugi Mastella – Gasco ed erano entrati in azione prima del calar delle tenebre.