A cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, anche Savona e provincia sono impegnate in numerose le iniziative che intendono ricordare i tragici avvenimenti e onorare i Caduti.
Aldilà di ufficialità e retorica, uno sguardo critico e disincantato si volge sulla storia e sugli orrori, soprattutto su rapporti umani ed eventi collaterali, attraverso i capitoli successivi delle vicende nazionali e internazionali, le cause del primo conflitto veramente globale e moderno, che segnò la fine di un’epoca e stravolto la cartina geografica d’Europa, l’evoluzione delle trattative fra Italia e Austria-Ungheria, l’intervento a fianco dell’Intesa, l’andamento della guerra, il momento di crisi del 1917, e infine il Trattato di Versailles che comportò una poco soddisfacente conclusione per l’Italia.
Fatti senza precedenti, che provocarono anche a Savona e Circondario, sebbene lontano dai rumori della guerra, enormi ripercussioni in tutti i settori: industria, attività portuale e trasporti sostennero uno sforzo bellico eccezionale, partecipando alla realizzazione delle forniture per le nostre Forze armate; mobilitazione alle armi degli uomini con conseguente impiego di manodopera femminile nelle produzioni; eccessivo aumento dei prezzi per i generi di prima necessità e restrizioni sui consumi; arrivo di malati e feriti dal fronte e requisizione di stabili da adibire a ospedali; riapertura del reclusorio del Priamar e allestimento di altri siti per ospitare i prigionieri nemici.
In assenza ormai di testimoni viventi, solo ricorrendo a immagini d’epoca messe a disposizione da collezionisti e archivi si è in grado di descrivere le piccole e grandi difficoltà del vivere quotidiano delle nostre genti, finendo per scavare nei sentimenti più profondi dell’uomo, mettendone in luce i dubbi, le speranze, le paure, ma anche il desiderio di vivere nonostante tutto.
La nostra terra, non soltanto lasciando sui campi di battaglia un elevato tributo di sangue (517 caduti solo a Savona), ebbe per certi versi una significativa influenza sulle complesse vicende di un conflitto, destinato a mutare profondamente la geografia politica internazionale, la società e gli individui, il quale fu non a caso definito Grande Guerra.
Per ragioni di brevità si rimanda alla copiosa storiografia esistente, ma ciò che preme in questo contesto è riprendere alcuni casi salienti.
Tra i generali del Regio Esercito protagonisti, a Caporetto, sul Carso e sul Piave, di grandi battaglie le cui scelte tattico-strategiche furono spesso influenzate da aspetti privati e caratteriali, senza tema di smentita si annoverano Cadorna, Diaz, Badoglio e Caviglia.
Figura 1 – Il Generale Enrico Caviglia
Chi era Enrico Caviglia? Proveniente da una famiglia di pescatori e marinai di Finalmarina (oggi Finale Ligure), Enrico Caviglia (1862-1945) nel corso della Prima guerra mondiale fu dapprima generale di brigata sul Carso, poi di divisione (la 29a) durante l’offensiva degli Altipiani; nel 1917 conquistò la Bainsizza al comando del XXIV corpo d’armata e difese il fianco della 3a armata nella ritirata sul Piave seguita al disastro di Caporetto; alla testa dell’8a armata guidò nell’ottobre 1918 lo sfondamento finale verso Vittorio Veneto. Poliglotta, stimato dagli alleati e temuto dagli avversari, intenditore d’arte con una passione per la lirica e i macchiaioli, raffinato saggista e penna affilata al limite del consentito parlando di politici e colleghi.
Tra le grandi unità combattenti una fu intitolata al capoluogo della nostra provincia. Essa era la Brigata “SAVONA” (15° e 16° Fanteria), con sede dei reggimenti in pace: 15° Fanteria, Caserta; 16° Fanteria, Gaeta; e distretti di reclutamento: Alessandria, Ancona, Caserta, Cremona, Cuneo, Firenze, Gaeta, Girgenti, Milano, Perugia, Sacile, Sassari.
Figura 2 – Cartolina storica della Brigata “Savona”
Un’epopea eroica difficile da sintetizzare. Nel corso dell’anno 1915, i fanti della Savona si accingono con virile animo ad aspri cimenti sull’altopiano Carsico, accanitamente contrastati dal nemico protetto da profonde trincee e da imponenti difese accessorie. Al termine di azioni offensive si succedono a breve scadenza da luglio ad ottobre (I, II e III battaglia dell’Isonzo), la Bandiera del 15° merita la medaglia di bronzo al valor militare. L’unità viene quindi trasferita sul fronte albanese, nell’area di Valona e Durazzo. Gli anni successivi sono contrassegnati dalle fasi alterne di una guerra di posizione, in cui emergono le prove di ardimento date dalle truppe, per la salda fede che le anima costantemente anche nelle situazioni più deprimenti, laddove il colera e la malaria ne decimano le fila. Anche la Bandiera del 16° reggimento è decorata, meritando la medaglia d’argento al valor militare. A seguito del 4 novembre 1918, allorché, concluso l’armistizio, cessano le ostilità, la “SAVONA” viene imbarcata per l’agognato ritorno in Patria.
Quantunque l’iconografia più consueta della grande guerra sia quella delle trincee, le operazioni belliche sui mari furono rilevanti, in particolare per il naviglio mercantile sottoposto ai frequenti attacchi dei sommergibili.
Figura 3 – Il transatlantico inglese Transylvania
Emblematico è pertanto l’affondamento del transatlantico inglese Transylvania, una nave lussuosa sequestrata dalla Royal Navy per il trasporto truppe, avvenuto la mattina del 4 maggio 1917 a tre miglia marine dall’isola di Bergeggi (Savona). I morti furono più di 400 fra le oltre 3000 persone imbarcate a Marsiglia con destinazione Alessandria d’Egitto. Dalla costa i testimoni videro spuntare al largo di Capo Noli due cacciatorpediniere giapponesi, il Matsu ed il Sakaki, di scorta al “Transylvania”, il quale, con le sue di 14.315 tonnellate di stazza, zigzagava sotto costa ad una velocità di 16 nodi. Improvvisi furono l’alta colonna d’acqua e il forte boato che rallentarono il moto del piroscafo. Un siluro partito da un sommergibile tedesco U-63 in agguato, al comando del tenente di vascello Otto Schultze, penetrò lo scafo sul fianco sinistro, all’altezza della sala macchine. La nave, imbarcando acqua e inclinata a babordo, sbandò e virò verso terra. Verso il mezzogiorno iniziò così l’agonia del Transylvania. Circa un’ora dopo il relitto s’inabissò. L’opera di soccorso fu affidata alle due cacciatorpediniere ed alle lance scese in mare da terra. Sul promontorio Predani di fronte all’isola di Bergeggi, nel 1922 fu inaugurata la croce commemorativa dell’affondamento attualmente ancora visibile. La municipalità spotornese, otto anni dopo l’evento, installò nei giardini pubblici centrali un pregevole monumento, in seguito distrutto dalle autorità di regime nel 1936 per via delle “sanzioni ” contro l’Italia proposte dal Governo Britannico in seno alla Società delle Nazioni. Alcuni anni orsono, i resti del gigante del mare furono individuati, tramite i monitor del robot subacqueo ‘Pluto Palla’, a 630 metri di profondità al largo dell’isola di Bergeggi, dai carabinieri subacquei di Genova, in collaborazione con la ditta ‘Gaymarine’ di Lomazzo (Como).
In Italia la guerra avrebbe dovuto rappresentare l’ideale compimento degli ideali risorgimentali, forgiando il sentimento di coesione nazionale, ma già nell’immediato periodo post-bellico le commemorazioni per gli oltre 500.000 combattenti caduti originarono processi di frammentazione identitaria. Lo studio dei monumenti locali dedicati alle vittime della Prima guerra mondiale e la particolare geografia del loro ricordo forniscono risultati assai interessanti.
Figura 4 – Il Monumento ai Caduti di Piazza Mameli a Savona
A Savona, in Piazza Mameli, si trova una particolarità sconosciuta purtroppo alla quasi totalità dei non savonesi: l’unico Monumento al mondo che, al suono della sua campana, tutti i giorni alle ore 18 fa fermare il traffico. Per ricordare i Caduti, i suoi rintocchi sono 21, 1 per ogni lettera dell’alfabeto. Fatto inusuale al giorno d’oggi dove tutto procede di corsa, la circolazione dei mezzi viene sospesa dalla polizia municipale, anche i passanti si devono bloccare; un minuto in cui si annulla la frenesia cittadina in segno di rispetto verso chi si è sacrificato in battaglia per difendere la Patria.
Un momento emozionante, che non ha eguali; i turisti restano piacevolmente colpiti da questa tradizione, specie gli stranieri che dimostrano più attaccamento alla storia e alle manifestazioni in cui si onorano gli eroi di guerra. Inaugurato il 18 settembre 1927, alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, l’imponente gruppo bronzeo, opera dello scultore Luigi Venzano, simboleggia inizio e fine del conflitto: a sinistra un veterano seduto innanzi a un giovane in divisa, pronto a partire per il fronte; al centro quattro figure sostengono la campana e a destra una vedova abbraccia il figlioletto, seduta sotto le mani protese della vedova di un caduto. Nata come memoriale della Prima Guerra Mondiale, l’opera ormai rappresenta i Caduti di tutte le guerre ed è considerata dai cittadini savonesi la espressione di una cultura di pace.
Senza la pretesa del punto di vista storico e accademico, in questo percorso abbiamo rivissuto, ricordi, aneddoti, uomini e fatti, quattro riflessi della Grande Guerra sulla nostra comunità. Nell’unire tragedia generale alle sorti individuali, in ultima analisi, raccontare la guerra vuole condannare tutte le guerre, di ogni epoca e latitudine. Non dovrebbero mancare agli eventi commemorativi le generazioni più giovani. Occorre coinvolgere le famiglie e cercare i ricordi del passato, per perseguire dialogo e spirito della solidarietà.
Antonio Rossello