Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Crollo in edicola. I quotidiani perdono copie. Chi si salva col digitale


Nella diffusione complessiva comparata carta- digitale di novembre 2014 Il Corriere della Sera resta primo con 367.701 (295.734 vendute in edicola), seguono la Repubblica 327.594 (258.817 in edicola),  La Stampa 196.161 (161.851), La Gazzetta dello Sport 181.607 (166.609, al lunedì salgono a 192.263). In Liguria resta primo Il Secolo XIX: 48.992 (46.866 ed edicola). A livello nazionale Il Fatto Quotidiano 49.729 (36.519), Il Giornale vende in edicola 88.268 copie, Libero 54.111. Le sorprese arrivano dal confronto nov. 2014 con nov 2013. Il tonfo maggiore (edicola e digitale) è di Libero meno 25%, Il Fatto Quotidiano meno 22,3%, Il Secolo XIX che negli anni ’80 raggiungeva punte di 180 mila copie e una media di 135.000, ora perde il 13 % (nov 2014- nov.2013), per il Corriere della Sera meno 12, 9%, La Gazzetta dello Sport -10,8%,La Stampa -9,4%, la Repubblica -7,7%. In controtendenza Il Sole 24 Ore con più 20,2%.   Leggi le tabelle a fondo pagina del link. ULTIMA ORA: Telenord mette in ‘cassa integrazione 34 dipendenti’. Ma i giornalisti pensionati restano a collaborare, magnifico!

C’è un particolare. E’ opinione diffusa che le presenze sulle maggiori tv nazionali incrementino popolarità e  voti di esponenti politici, partiti, renda famosi. Sarà, sta di fatto che ci sono almeno due qualificati e bravi giornalisti, Marco  Travaglio (Il Fatto Qotidiano) e Maurizio Belpietro (Libero) che fanno pure audience, altrimenti non sarebbero così ‘gettonati’ nelle varie ttasmissioni di prima serata . Il primo, salvo errori, ha partecipato nel 2014 a 175 trasmissioni- interventi Tv; il secondo a 128. Cosa significherà che proprio i loro quotidiani guidano la ‘classifica’ della caduta di copie? Non piace alla maggioraranza dei lettori cartacei il loro anticonformismo, estremismo democratico, e che si siano distinti nelle durissime critiche (oltre a Beppe Grillo) all’operato del presidente della Repubblica, dimissionario da mercoledì, Giorgio Napolitano ? Del presidente del consiglio e segretario Pd, Matteo Renzi?  Oppure la perdita di copie è casuale, fortuita ?

Umberto Eco ha scritto (e presentato in Tv), il suo ultimo romanzo: il cattivo giornalismo descritto nel ‘Numero zero’,definito  il suo libro più snello. Edito da Bompiani, 218 pagine, 17 €. Parla di giornalismo che diventa macchina del fango, le notizie che “non è necessario inventarle, basta riciclarle” e il destino dei quotidiani che è sempre più quello “di assomigliare a un settimanale”. Mette a nudo il nostro mondo dell’informazione.

Il caso Liguria proprio nel 2015 è al centro di una novità storica per un altro centenario quotidiano quale è Il Secolo XIX fondato nel 1886 dall’antica famiglia di industriali genovesi Perrone (Ansaldo), poi si sono aggiunte per parentela Grazioli (Roma) e Brivio (Milano) che per un lungo periodo erano anche proprietari de Il Messaggero (oggi dell’industriale – costruttore Caltagirone, una figlia, Azzurra, ha sposato l’ex presidente della Camera, Casini). La terza generazione, con Carlo Perrone, dopo l’uscita di scena per via giudiziale dell’ex amministratore delegato Cesare Brivio (protagonista negli anni di maggiore sviluppo e diffusione del quotidiano), alle prese con la crisi dell’editoria ed un pesantissimo bilancio in rosso, ha deciso di vendere, ‘abbracciare‘ la terza generazione della Famiglia Agnelli – Elkann (John Philip Jacob Elkann, presidente della ormai ex Fiat e erede prescelto dal nonno Gianni Agnelli  guida il colosso torinese dall’età di 21 anni, ignoto il patrimonio personale nel mondo).

Luigi Vanetti neo ad de La Stampa e Il Secolo XIX

Di recente Il Sole 24 Ore ha dato notizia ufficiale che Luca Cordero di Montezemolo è uscito dal Cda dell’editrice La Stampa. L’ex presidente della Ferrari, estromesso da Maranello da Sergio Marchionne con una buona uscita di 27 milioni lordi, aveva mantenuto il seggio di consigliere del quotidiano della Fiat, rinnovato lo scorso marzo; il mandato sarebbe scaduto nella primavera 2017.  Nel cda  c’è stato un riassetto andato in scena, tra dicembre 2014 e primi di gennaio 2015,  in seguito alla fusione per incorporazione nell’Editrice La Stampa della Sep,  editrice del quotidiano genovese e ligure, con cronaca pure del basso alessandrino. La neo società, come abbiamo già scritto a novembre 2014 (vedi), si chiama Italia Editrice Spa, Carlo Perrone e figli hanno una quota di minoranza (27%). Presidente de Italiana Editrice è John Elkann, confermato come  amministratore delegato,Luigi  Vanetti, già direttore generale, ora incarico affidato a Maurizio Scanavino. Vanetti è anche vice presidente Fieg (Federazione Editori italiani), ingegnere elettronico, 61enne,  è entrato alla “Stampa” nel 1980 ed ha occupato la carica di amministratore delegato dell’Itedi, ex società editrice del quotidiano torinese. Al Secolo XIX di Genova era salito da poco tempo sulla plancia di comando Maurizio Scanavino, ex capo di Publikompass (la concessionaria della Stampa) e amico di Yaki.

Maurizio Scanavino direttore generale della Italiana Editrice (Stampa e Secolo XIX)

Carlo Perrone è vice presidente.  Nel consiglio di amministrazione rimangono Lodovico Passarin D’Entréves e Diego Pistone, new entry Luca Ascani (proveniente dall’edetrice Sep del Decimonono). Oltre a Montezemolo sono usciti dall’editrice torinese Jas Gawronski (noto giornalista televisivo e già parlamentare europeo), Antonio Maria Marocco, Giovanna Recchi.

Piccola curiosità, nel riquadro della gerenza del Secolo XIX, di cui è direttore responsabile, dopo il dimissionato Umberto La Rocca, il taciturno ma determinato Alessandro Cassinis, cresciuto nella redazione genovese, si legge:”Direttore Editoriale Mario Calabresi”.   Per la La Stampa, invece, Calbresi è indicato sempre quale direttore responsabile e  dell’Italia Editrice Spa e Responsabile  del trattamento dei dati.

Nel ponente Ligure c’è attesa per la sorte dei due più diffusi quotidiani di informazione locale. Aveva reso noto la diffusione, nelle province di Imperia e Savona, lo stesso Calabresi in una riunione di redazione di cui trucioli.it ha già dato ampio resoconto (vedi). L’ipotesi è si vada verso un ridimensionamento o se volete razionalizzazione degli organici (giornalisti) de La Stampa, un assestamento e ristrutturazione delle forze in campo del Secolo XIX. Tra l’altro, il quotidiano torinese ha rinunciato da un anno (erano in corso le trattative di fusione col Secolo XIX)  a designare il nuovo capo – responsabile dell’edizione ligure, dopo l’uscita di scena del mitico e ‘longevo’ in quanto a ‘posto di comando’ di Sandro Chiaramonti, capo redattore, savonese Doc, rimasto quale collaboratore e coordinatore delle ‘pagine speciali eventi’.  Con ottime entrature, Chiaramonti veniva considerato dall’ex direttore  del Decimonono. La Rocca (un passato da inviato e vice direttore a La Stampa) un ‘mastino’ capace di portare in dote 5 mila copie. La tradizione Stampa locale vuole anche che mantengano un ruolo di collaborazione attiva i neo pensionati: è il caso di Pier Paolo Cervone, ex capo servizio, scrittore di successo di libri di storia, due mandati da sindaco del centro sinistra a Finale Ligure, e ancora un altra figura di spicco Stefano Delfino, pure lui finalese, con un lungo impegno di responsabile della redazione di Imperia, apprezzato per la direzione artistica della stagione teatrale di Borgio Verezzi, per anni firma di spicco del periodico (ora sospeso) ‘Fondazioneinforma’ edito dalla Fondazione Carige di cui era  direttore responsabile Riccardo Grozio; tra i nomi di spicco del Comitato di Direzione figuravano due ‘eccellenze liguri’, Marco Simeon e Pierluigi Vinai, oltre all’imperiese Ivo De Michelis.

Quando Calabresi ha fatto l’incontro- comunicazione con la sua redazione, a fine novembre, parlando della fusione (Stampa-Secolo) indicava in 60 mila copie la vendita  del quotidiano genovese, in realtà i dati ufficiali (vedi tabelle) documentano 48 mila, di cui 46 mila in edicola.  Aveva parlato che “insieme vendiamo  in provincia di Savona circa 15 mila copie, noi 8.500 – 9.000, loro 5.500 – 6 mila a seconda dei mesi. E’ ridicolo farsi concorrenza, esiste un evidente problema di  sovrapposizione in quella provincia…Non è che per salvare la redazione di Savona di possono chiudere Roma, Bruxelles, New York….C’è un forte sbilancio negativo, proprio a Savona,  tra costi ed entrate.  A Sanremo ed Imperia i numeri sono più piccoli…noi siamo nettamente in testa e il Secolo  vende circa 2.400 copie nell’intera provincia imperiese”. Ha fatto l’esempio di Alba dove  pur senza una redazione La Stampa vende assai più copie che nel savonese”.

Da qui si è fatta strada l’ipotesi  di una generale ristrutturazione degli organici (vedi anche il ‘licenziamento’ – “..per  cessato rapporto di fiducia, non abbiamo più bisogno di voi…” del diligente ed infaticabile corrispondente dall’albenganese, Angelo Fresia e del pluriennale collaboratore sportivo Olivero; entrambi tramite legale avevano chiesto che fosse regolarizzato il lungo e quotidiano rapporto di lavoro). Tra le ipotesi c’è chi parla di un solo capo redattore per il Ponente. Scelto tra i giornalisti del Secolo XIX ed un vice in una rosa de La Stampa. Va aggiunto che da qualche anno la cronaca giudiziaria e nera del Secolo XIX, in provincia di Savona, fa emergere una netta supremazia dei suoi redattori di punta. Nel solo 2014, la rassegna stampa indica  164, uno più uno meno, ‘buchi rilevanti‘ al concorrente La Stampa. Ovvero notizie giudiziarie soprattutto e di cronaca che Il Secolo XIX Savona ha dato e La Stampa non aveva. Anche su Imperia il giornale ligure si distingue per approfondimenti, più sferzante e dissacrante nelle notizie della politica locale. Cosa che, tuttavia, non ha portato fortuna in quell’ambiente, anzi creato malumori e ‘boicottaggi’ di una certa classe sociale locale. Questo non significa che ci troviamo di fronte ad una stampa davvero libera che non debba tener conto di esigenze pubblicitarie, dei maggiori inserzionisti, delle pagine speciali di enti pubblici, ed associazioni, di equilibri.  Il Secolo XIX era tra i pochi quotidiani italiani il cuoi editore non aveva interessi diversidall’editoria, purtroppo non è stato sufficiente. Anzi, i bilanci annuali ormai non reggevano più, nonostante le misure dimagranti, i sacrifici chiesti a redattori e dipendenti. Oggi è entrato a far parte di una galassia di interessi (auto e mondo della finanza, in particolare) assai ramificata. C’è sicuramente dietro l’angolo la solidità economica. Non si dovrà più lasciare senza lavoro oltre 50 tipografi, in quel di Genova, un dramma umano ignorato dai mass media e dalle tv nazionali. Qui non si sono fatti collegamenti in diretta, per ascoltare proteste e grido di dolore delle famiglie. Ne tagli di stipendio. Semmai ci saranno strategie diverse per il pagamento degli articoli. Ovvero ‘pag0 uno’, pubblico tre.

Eppure bisogna guardare avanti, con ottimismo si direbbe, perchè l’ultima generazione della famiglia Fiat (oggi Fca)  ha dimostrato di saper affrontare le sfide in campo nazionale, europeo e mondiale. Certo la stampa solo al servizio dei lettori, dell’eguaglianza sociale, della giustizia sociale, dell’equo profitto, dell’ambiente e della natura, al servizio dell’uomo, delle future generazioni, è ben altra cosa da raggiungere e praticare. Non resta che attendere, per chi ancora non è sul viale del tramonto, fatti e risultati. Ancora una volta il compito pare affidato alla storia.

Leggi le tabelle ufficiali degli editori italiani dal blog di Franco Abruzzo (vedi……

INTANTO TELENORD METTA IN CASSA INTEGRAZIONE 34 DIPENDENTI

Emittenza in Liguria: dipendenti in cassa integrazione o licenziati, pensionati al lavoro.

L’emittente Primocanale mette in cassa integrazione i suoi 34 dipendenti. Il ricorso all’ammortizzatore sociale in deroga è stato concordato dopo che l’azienda ha presentato una procedura, per il momento sospesa, di licenziamento collettivo per la riduzione di ben 13 unità tra tecnici e giornalisti. La giustificazione: la crisi morde, la pubblicità diminuisce, i contributi per l’editoria sono stati ridotti. Quasi tutto vero: le misure di sostegno per l’emittenza televisiva locale (che pure hanno subito una contrazione) dovrebbero essere un aiuto alle aziende editoriali dell’emittenza televisiva privata, e non il pilastro dei loro bilanci; non può essere che l’entità dei finanziamenti pubblici sia messa in correlazione con il costo del lavoro di queste aziende. Ma al di là delle motivazioni addotte, la realtà dei fatti è che Primocanale ricorre agli ammortizzatori sociali (se non al licenziamento) per i dipendenti regolarmente assunti e consegna il suo palinsesto dei programmi giornalistici a pensionati, che sono collaboratori a vario titolo dell’emittente televisiva.

Un modo di agire che appartiene anche ad altri. Nei giorni scorsi è stato licenziato da Telenord il collega Enrico Cirone, ma anche in quell’emittente televisiva continuano le collaborazioni di colleghi pensionati.

E’ un danno per i colleghi dipendenti, che vedono sempre più a rischio il proprio posto di lavoro e quasi nessuna possibilità di ricollocazione nell’ambito del territorio ligure; un danno per l’Istituto di previdenza giornalistica, il cui monte contributivo è eroso anche da queste situazioni e che in futuro, probabilmente, sarà costretto a rivedere il suo sistema di welfare; un danno alla collettività che sempre più diventa “socia maggioritaria” di emittenti che hanno deciso di vivere di ammortizzatori sociali e di contributi pubblici. Ed è una ferita profonda al patto generazionale per cui il lavoro delle giovani generazioni serve a pagare la pensione di chi è uscito dal perimetro occupazionale. Continuando su questa strada, difficilmente potrà essere ancora mantenuto il patto su cui si regge il rapporto tra giovani lavoratori e pensionati.

Alessandra Costante

Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti

 


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