Egregio Sign. Presidente del Consiglio, la ringrazio. Per qualche minuto Lei mi ha fatto sognare.
Ho voluto credere insieme a Lei che a differenza dei politici, che se sbagliano rispondono alle Corte dei conti, i magistrati possono starsene tranquilli. Ho quindi sognato che non fosse vero che per giorni e giorni un’ispettrice del Ministero dell’economia e finanze avesse stazionato negli uffici della mia Procura, alla ricerca della minima irregolarità nelle nostre spese. Poi, purtroppo, mi sono ricordato che tutti, ma proprio tutti i magistrati del mio ufficio in servizio nel periodo ispezionato, hanno dovuto redigere note di giustificazione ai rilievi di quell’ispettrice. Quei rilievi erano finiti, giustamente, sul tavolo della Procura della Corte dei conti, alla quale siamo soggetti per responsabilità contabile. E non importava nulla a quell’Ispettrice che, a fronte di quei rilievi di qualche centinaia o poche migliaia di euro, nella mia attività di pubblico ministero avessi recuperato alle casse pubbliche, grazie alla polizia giudiziaria, decine di milioni di euro da evasione fiscale e corruzione. Il sogno è quindi svanito presto.
Ho voluto credere insieme a Lei che noi magistrati, a differenza dei giornalisti, non rispondiamo dei nostri errori. Ho quindi sognato di non aver mai incontrato colleghi condannati per calunnia, diffamazione, omissione di atti di ufficio, corruzione, peculato. Poi, purtroppo, e giustamente, mi sono ricordato che per i magistrati non c’è alcuna immunità penale, che taluni di noi sono stati condannati ed arrestati per calunnia, corruzione, peculato, finanche associazione per delinquere e solo per quelli che erano anche parlamentari, guardo caso, c’era bisogno di un’autorizzazione per il loro arresto. Mi sono quindi dovuto risvegliare.
Ho poi sognato, seguendo le sue accattivanti parole, che per noi non ci fosse responsabilità disciplinare, che qualunque cosa combinassimo, avremmo potuto dormire tranquilli. Questa volta è durato pochissimo, il sogno, perché mi è subito venuto in mente che tra poco nella mia Procura giungeranno gli ispettori del Ministero della giustizia a verificare se abbiamo ritardi, se vi è stata qualche scadenza dei termini di carcerazione non rispettata, qualche fascicolo che non si trova. E, soprattutto, mi è subito venuto in mente che le condanne disciplinari dei magistrati sono tante e tante di più di ogni altra categoria di pubblico dipendente e di tutti i professionisti sottoposti al giudizio dei propri ordini professionali.
Ho poi sperato che veramente fosse facile risolvere i mali della giustizia con la riduzione delle ferie dei magistrati; tanto facile quanto urgente, visto che per realizzare questo evento epocale di cambiamento il Suo governo intende agire con un decreto legge. Mi creda, se fosse così, se veramente riducendo le nostre ferie si migliorerebbe anche di poco il livello di efficienza della giustizia, non avrei timore a rinunziarvi da subito e con me tanti altri colleghi, la maggioranza, mortificati e sopraffatti dalle milioni di cause giacenti. Mi sono dovuto svegliare, pensando all’ultima domenica del mio turno in Tribunale, con un giudice ed un cancelliere, a fare processi per direttissima, senza alcun recupero compensativo di quel giorno festivo lavorato; mi è poi stato facile ricordare i turni di notte nei quali rispondiamo al telefono alle forze dell’ordine, senza alcuna indennità o riposo post lavoro notturno; e poi ho letto degli oltre 3.000 provvedimenti che nel periodo di ferie i colleghi giudici depositano in Cassazione. E soprattutto mi sono ricordato che per il Consiglio d’Europa i magistrati italiani sono i più produttivi in Europa nel settore civile e secondi solo alla Russia in quello penale. Una delle rare classifiche positive in cui l’Italia eccelle. L’inefficienza della giustizia non è quindi un problema di ferie dei magistrati, come il sovraffollamento carcerario od i suicidi in carcere non sono un problema della polizia penitenziaria ed il dilagare dell’evasione non è colpa della Guardia di Finanza. Senza risorse e senza strategia competente da parte dei governi non si va da nessuno parte, anche abolendo del tutto le ferie dei magistrati.
Ho poi sognato che veramente il progetto giustizia che il Suo governo vorrebbe varare avesse ridato vita al vecchio falso in bilancio che tanto era stato utile per combattere anche corruzione ed evasone fiscale, avesse introdotto nuovi strumenti investigativi anticorruzione, eliminato la prescrizione dei reati almeno dopo la condanna di primo grado proprio per evitare, come avviene, che i processi siano tenuti in piedi per maturare la prescrizione; ed ho poi creduto che finalmente il legislatore avesse preso chiara e ponderata posizione su molte delle questioni in materia etica e di bioetica, che invece vengono lasciate, in assenza di specifica disciplina legislativa, alle soluzioni dei singoli giudici, sempre accompagnate da intense polemiche. Lo avevo creduto perché sembrava che l’associazione nazionale magistrati, che da tempo vorrebbe questi interventi, si fosse lamentata solo delle ferie. Il sogno è durato un po’ di più perché ho dovuto leggere quanto diceva la mia associazione, ed ho scoperto che si lamentava proprio della mancanza, in quelle proposte di riforma, di ciò che io mi ero illuso il Suo governo avesse previsto e non tanto delle nostre ferie.
C’è però una cosa che non mi ha fatto sognare e che sento il dovere civico di dirLe; un qualcosa sulla quale non riesco a fare ironia o seguire un efficace sarcasmo. Quando in televisione il giornalista le ha detto che i magistrati non avevano ben accolto le proposte di riforma del Suo governo, Lei ha replicato con un efficace ed irridente “brrr, che paura”. Vede, con la paura molti dei miei colleghi e così pure le forze dell’ordine devono fare i conti ogni giorno e non è una cosa sulla quale amiamo scherzare. Noi magistrati quando sentiamo parlare di paura pensiamo d’istinto, glielo assicuro, ad una frase che molti giovani portano sulle loro magliette: “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta solo”. La pronunziò Paolo Borsellino, lo saprà certamente. Non era giovane come Lei, quando espresse il suo pensiero, né, probabilmente, abile e suadente oratore come Lei dimostra. Su alcune cose, però, noi siamo un po’ all’antica; crediamo sia importante tenere conto delle opinioni di chi, sul campo, ha dimostrato competenza ed attaccamento allo Stato. Credo che comprenderà perché sulla paura non amiamo scherzare e, per quanti sforzi faremo, non riusciremo ad essere affascinati dalla sua ironia.
Con molta cordialità, Pasquale Profiti
( Magistrato dal 1991. P.M. dal 1992 fino ad oggi a Trento. Esperto del consiglio d’Europa ed UE in Albania, Bosnia, Kossovo, Georgia, Macedonia, per progetti in materia di giustizia).