E’ stata depositata l’attesa perizia tecnica sulla frana di via Belvedere nella causa per risarcimento danni, promossa dai proprietari dei civico 18 (12 appartamenti, più un altro sottostante). Forse una delle più discusse, travagliate e complesse consulenze della storia del tribunale civile di Savona. Sono 178 pagine e 7 allegati. Non solo, si tratta di una nuova e più ampia C.T.U. per accertare i fatti storici ed amministrativi che hanno determinato gli eventi. Il giudice Luigi Acquarone ha disposto 15 quesiti. E l’ing. Riccardo Berardi, al quesito n. 10, attribuisce 4 responsabilità: al primo posto il progettista ing. Giovanni Delfino (45%), poi Z&R, impresa costruttrice di Cuneo ( 25%), Comune di Noli (20 %), Zoppi Srl (15). Rispetto al precedente responso sale danno e responsabilità in capo al Comune che, con l’amministrazione del sindaco Repetto, aveva avallato quelli che l’assessore geom. Piero Penner definiva “i parametri precedenti” (170 garage su 2 piani). Ed ecco i risultati. Il primo progetto di box, poi modificato dal successore, venne approvato dall’amministrazione Niccoli che ora è tornato a capo della giunta.
Il giudice col quesito n. 10 aveva chiesto: ” Nell’ipotesi di una ritenuta responsabilità congiunta e concorsuale di diversi soggetti, quale sia stata la rilevanza causale delle singole condotte colpose poste in essere, se esse abbiano avuto rilevanza diretta solo su parte del danno verificatosi ovvero su di esso globalmente inteso e, se possibile, come percentualmente essere possano aver inciso nella determinazione del danno verificatosi”.
Ho letto, domenica 20/7, su Trucioli savonesi, la nota di Milena Debenetti, consigliera del Movimento 5 Stelle di Savona, dal titolo:“Il nuovo ospedale unico: occhio agli aggettivi”. Invito a visionare il contenuto, in particolare la parte finale dove parla di “RISPETTO” per giustificare le sue considerazioni: “Qualcosa che non si dovrebbe né comprare, né vendere” .
A distanza di pochi giorni dal mio intervento sul No 44 del 17/7 su questo blog, la stessa terminologia è stata usata per denunciare la carenza dello stato d’animo di chi, appunto, dovrebbe avere il senso del valore umano da assumere nel considerare prioritario il “RISPETTO”. Quel sentimento dovuto nei confronti delle persone incapaci di difendersi, gli anziani appunto, ancor più grave quando questa scelta viene strenuamente approvata dai parenti degli stessi, forti del persistente “perdono” che i loro rispettivi anziani riservano comunque alle loro “assenze…comunque giustificate”.
Le questioni di principio devono essere la base imprescindibile di partenza per qualsiasi scelta necessaria da intraprendere nel pubblico come nel privato. Oggi, guarda caso, si identificano in maniera spontanea come due proteste simili da parte di un sostenitore di M5S e da uno come me che da sempre si è riconosciuto sostenitore di quei valori che dovrebbero essere espressi dalla “sinistra”, quella di governo, non di potere.
COSTA CONCORDIA
Bisogna, a mio avviso, avere rispetto verso “la bara” che parte e si avvia faticosamente sul mare per raggiungere il suo “incenerimento”. Come per le cerimonie e le passerelle ufficiali dovute e/o riservate a personaggi di un certo rilievo, la nave che ha subito la violenza di uno squarcio sul suo scafo per errori umani, adagiata e di conseguenza morta, anche la Costa Concordia che per questo è “morta”,merita “RISPETTO”. Solo chi soffre della “malattia del ferro”, i tanti marittimi come me, sono certo hanno versato una lacrima, subito un brivido nel vedere quello scafo imbalsamato trainato con perizia encomiabile sino al punto finale di non ritorno. Per il resto capisco che lo “spettacolo” necessita della sua parte di pubblicità; rappresentata come una curiosità, una passerella unica vissuta da milioni di persone in tutto il mondo come una specie di gossip, sia pure comprensibile, ma sempre una tragedia con i suoi morti, chiedo sia ricordato con rispetto. Come sarebbe nel Regno Unito dove la nave (the ship) viene considerata appartenente al regno femminile (she).
IL BUCO “NERO” DI CAPO NOLI
Martedì 29 luglio, pomeriggio, nella sala consiliare doveva essere presente l’Assessore regionale Paita, una possibile candidata alla Presidenza della nostra Regione per assistere all’illustrazione, da parte di progettisti della IRE, società regionale di progettazione, oltre che di funzionari regionali, del progetto previsto per il tunnel stradale in quel di Capo Noli. Legittima passerella elettorale che mi ha fatto tornare in mente quella del lontano 2000 al Palace Hotel di Spotorno quando si è sentito dire, in maniera consapevolmente impropria: “...non sarà un ciuffo d’erba nel S.I.C. (poseidonia) ad impedire la costruzione del porto turistico“. Così come l’incontro, sempre preelettorale del rappresentante, poi eletto del PD locale Nino Miceli, quando aveva promesso la sua contrarietà allo sviluppo della centrale Tirreno Power di Vado, per poi votare in Regione il contrario.
L’Assessore Paita purtroppo non ha potuto essere presente per una chiamata urgente a Roma presso il Ministero delle Infrastrutture, e per l’occasione ha delegato l’Ass. Berlangieri il quale, nel suo intevento finale volutamente giustificativo dell’operato dell’ex Sindaco Repetto, ha ribadito che le “bugie” della campagna elettorale sono ormai da dimenticare. Ragion per cui, preso atto delle contestazioni spontanee dei presenti riguardanti le sole motivazioni, finalità e procedure del progetto così come è stato presentato, l’Assessore pone la domanda: “cosa decide di fare ora la nuova amministrazione comunale?”. La risposta del Sindaco Niccoli, secca ed immediata:” Per ora soprassediamo…ci saranno consultazioni popolari… anch’io credevo nell’imposizione dall’alto...”.
Dico subito che sarò brevissimo nel descrivere cosa è successo, o per lo meno cosa ho potuto capire durante tutta la fase di un acceso dibattito che poco per volta si è venuto a creare. Non ho difficoltà a denunciare la mia totale ignoranza, la mia totale impreparazione dovuta al fatto che pensavo, perchè così avevo da sempre capito, che questa idea o necessità di progetto fosse frutto di interesse nazionale, visto che la strada è statale, la No1 “Aurelia”. Ripeto, salvo attuali errori/omissioni attuali, mi riservo per il futuro, se sarò in grado di poterlo fare, di capire le motivazioni che avevavo indotto la Giunta Repetto a perorare, per la seconda volta presso la Regione Liguria, finanziamenti per progettare opere pubbliche. Questa volta si trattava di “fare progetto per ottenere finanziamento “ con richiesta approvata di 40 milioni da parte dello Stato, 10 dalla Regione.
La prima volta, invece, un finanziamento regionale di 100.000€ (?) richiesto ed ottenuto per la progettazione della deviazione del rio S.Antonio. L’importante è arrivare allo scopo: spendere, o meglio, usare in modo improprio denaro pubblico. L’idea, il progetto è stato infatti abbandonato. Qualcuno sarà responsabile, o no? L’idea di gruppo della Giunta, concertata chiaramente con l’organizzazione politica regionale per ottenere finanziamenti attraverso un progetto che non aveva di certo i requisiti per un fattivo esito (considerazioni della gente comune, anche con poca professionalità), ha dimostrato come il denaro pubblico può essere “distratto” in maniera legale.
Per Capo Noli si è constatato che è stata un’idea locale a far sì che la Regione attivasse, di concerto con l’ANAS, la procedura di progettazione assegnata poi all’IRE (con tanto di bando o diretta?). Quanto il costo totale pagato dalla comunità ligure sino ad oggi per offrire a “scatola chiusa” una necessità che viene fatta passare per urgente?.
Nessuno dei presenti era a conoscenza di questa verità, più volte ribadita in assemblea, non smentita dai due rappresentati la minoranza attuale (Fossati e Manzino), con l’ex Sindaco Repetto assente, l’unico che ci ha fatto sempre credere (oppure io NON ho capito) che l’opera era di interesse nazionale, quindi “imposta“; una soluzione credibile, per carità, e quindi ragionevolmente realistica. Invece non era vero!!! Tutti i promotori, così come i sostenitori di “Semplicemente Noli” erano a conoscenza, tra l’altro, che i motivi principali per i quali non è stata presa in considerazione la possibilità di usufruire della galleria ferroviaria dismessa, erano sostanzialmente due: il tubo della fognatura proveniente da Finale che corre in superficie lungo tutto i tracciato e la casa (l’ex casello) a ridosso dell’entrata? Ma l’importante era propagandare la creazione della pista ciclabile di Capo Noli, specchietto per i creduloni, come il principale volano innovativo per il turismo locale. Meno di cinquecento metri di pista da affidare alla responsabilità di quale ente per quanto riguarda la sicurezza e la manutenzione oltre che la proprietà una volta dismesso il percorso stradale? Ad una precisa domanda del perchè non si poteva iniziare la perforazione dal lato di ponente e scaricare direttamente nella zona cava, la risposta è stata:”è una zona S.I.C.“. Personalmente mi sono permesso di contestare tale risposta, motivandola, come quella di usare il materiale proveniente dallo scavo per il ripascimento tanto propagandato durante la campagna elettorale, in palese contrasto nei confronti dei criteri previsti nelle norme regionali per la protezione ambientale delle locali aree S.I.C .
Tanti sono stati gli interventi. Una contestazione documentata è stata presentata da Mario Lorenzo Paggi; la stessa sarà oggetto di un futuro confronto pubblico (proposta del Sindaco Niccoli) con i responsabili dell’attuale proposta. Trattasi di una relazione tecnica prodotta dall’Ing. Eugenio Giachino di Torino, professionista che ha visionato il progetto, e che l’ha illustrato nel corso dell’assemblea pubblica di fine maggio al cinema Conchiglia in occasione della seconda assemblea pubblica riguardante l’intervento sul castello, con l’ex Sindaco Repetto, chissà perchè, sempre assente. Il vizio (non pagante) della “facoltà di non rispondere” persiste? La gente che partecipa alla vita cittadina ne prenda atto. La presenza fisica significa, a livello istituzionale, sopratutto “RISPETTO” dovuto ai “sudditi”.
Abbiamo constatato che “il pallino” è in realtà in mano della nostra comunità; se non altro oggi è stato bloccato il classico “tappullo” che personalmente non mi convince. Proveniente da una, a mio avviso, improvvisata, sbrigativa soluzione velatamente ricattatoria: “i soldi sono pochi, prendere o lasciare 50 milioni”. E’ il Comune quindi che deve decidere. Sono certo che tra tutti sapremo adoperarci per decidere quale sia “il meglio”, a cominciare dal sottoscritto che da Sindaco alla fine degli anni 80 , con l’Ing. Giorgio Sirito dello Studio Volta di Savona proponeva alla Provincia di Savona la fattibilità di una Aurelia bis a scorrimento veloce da Spotorno a fine Varigotti/Finalpia e usufruire del percorso attuale “napoleonico” come viabilità turistico/panoramica, senza traffico pesante.
Una seconda promessa elettorale delle quattro sottoscritte dal Sindaco Niccoli: “Capo Noli non si tocca”, per intanto si è concretizzata. In seguito, con calma e senza creare danni irreparabili, duraturi, si vedrà come verificare convenienze e fattibilità.
Carlo Gambetta