Domanda a bruciapelo che viene da porsi il giorno dopo, una volta analizzata l’assemblea pubblica indetta da Mario L. Paggi, martedì 4 marzo, per spiegare il perchè ha ottenuto soddisfazione giuridica dal TAR Liguria contro l’ordinanza con la quale, un anno fa, il Sindaco Ambrogio Repetto gli revocava l’incarico da Presidente della Fondazione Culturale S.Antonio. Su questo fatto increscioso avevo scritto il 13 febbraio.
Titolo:” Le dolenti note”. Avendo sottomano le motivazioni della sentenza, conoscendo abbastanza dettagliatamente la realtà dei fatti occorsi, le motivazioni delle accuse rivolte al Prof. Paggi, io, testimone a favore di quest’ultimo, non avendo MAI avuto occasione di ascoltare in riunioni pubbliche d’Istituto parole denigranti o contrarie agli indirizzi e/o alle scelte politiche della maggioranza, scrivevo:”…Un chiaro abuso di uso del suo (da Sindaco) potere temporaneo per scopi esclusivamente politici, agire con lo scopo di umiliare un possibile avversario. Atto gravissimo, così attuato, usando metodi di staliniana memoria…”
Constatare la presenza, non sentire la voce, averli seduti alle spalle come posizione per controllare il pubblico presente del CAPO gruppo Franco Rossello (consueta ubicazione la sua in tutte le assemblee), del Sindaco Repetto (nella foto) e dell’Ass. (foto a ds) Davide Arancino ( aspetto pimpante), i tre della maggioranza che ci hanno messo la loro faccia… nell’ascoltare ciò che Paggi documentava, dimostrando, sino a prova contraria che non c’è stata, che il Sindaco ha usato argomenti inesistenti per avvalorare la sua tesi accusatoria. Mi ha confermato, ancora una volta ,quanto poco valga per simili personaggi quello che si chiama “ONORE“. Ascoltare Paggi pronunciare l’accusa: “il Sindaco ha detto il falso” ed alla fine scegliere, ancora una volta, da parte dello stesso la strategia della “facoltà di non rispondere”, quella vincente di Via Belvedere, questa volta non funziona.
“LA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE“. Quella sede, la sala della banda, non è una stanza della Procura dove siede un PM che ha la facoltà di privilegiare e quindi accettare le memorie difensive scritte dall’Avvocato di fiducia ( Deputato del PD savonese), d ignorando le testimonianze raccolte dal suo ufficio di Polizia Giudiziaria all’uopo istruito per ascoltare, invece, quelle della gente, tutte concordi nel confermare il comportamento irresponsabile del Sindaco. Un inquisito non dirà mai che è colpevole.
Ma quella sede è “la sala” (della banda) dove trenta persone hanno assistito incredule al SILENZIO. Rispondere non significa creare polemica, ma fare chiarezza, e chi giudica questa volta non è la rispettabile opinione decisionale pronunciata da un Magistrato, (in nome del popolo italiano) con la richiesta, tra l’altro accordata, di archiviazione, ma quella DEL POPOLO SOVRANO, come si suol dire. E si domanda ancora, questo popolo di trenta persone sempre senza risposta, ci sarà ricorso al Consiglio i Stato? Altri denari per una questione strettamente personale, di chiara misera vendetta politica?.
Almeno UNA era la doverosa, responsabile risposta che il Sindaco doveva dare ad un padre visibilmente emozionato per portare ad un FIGLIO di NOLI di nome Iacopo Paggi, che da subito aveva chiesto: “perché ti hanno mandato via, papà; dove e come hai sbagliato?” Caro Sindaco, questo ragazzo potrebbe incontrare il suo di figlio per strada, abitando entrambi nello stesso quartiere di Via Monastero; poca la differenza d’età, cresceranno insieme nel paese. Da padre come lei è, non ha capito il dramma che ha creato in un giovane? Crede di poter circolare in futuro tranquillo e sereno con il suo arrogante, sprezzante sorrisino che la gente di Noli ormai non gradisce più? O mi sbaglio e lei si sente in una botte di ferro?
Carlo Gambetta