La Del. di Giunta N. 157 del 06/11/2013 (nove giorni prima???) affida un ulteriore incarico all’Avv. Mauro Vallerga…(e giù con denari del nostro bilancio… oltre 50 mila euro erogati al professionista nel 2013) per proporre appello contro la sentenza n. 1042/2012 del Tribunale di Savona, esecutiva il 23/02/2013, con tanto di atto di precetto inviato dall’Avv. Luca Battaglieri (controparte) in data 15/11/2013, prot.13413. Preveggenza oppure errori di datazione?.
Si tratta comunque di un’altra lite persa, questa volta nei confronti del titolare della Residenza Protetta “La Quiete” di Spotorno. Costo: € 21.022,25 oltre interessi legali e spese varie per un totale di € 2.550,00. Pare che il contenzioso sia nato a causa di una mala gestione inerente il perdurare dell’ospite “parcheggiata” nella struttura protetta di Spotorno da parte della Segretaria Capo, Direttore Generale Dott.ssa Anna Nerelli firmataria della richiesta, mai seriamente attivatasi in seguito per il rientro a Noli. La causa è stata discussa dall’Avv. Vallerga. La signora residente a Noli, era stata inviata a Spotorno perchè, al momento della richiesta di ospitalità nella residenza di Villa Rosa, non c’erano posti disponibili. Sembra anche che non sia stato accettata una transazione favorevole offerta al Comune e che avrebbe fatto risparmiare, di conseguenza, a noi tutti cittadini contribuenti una somma ragguardevole sulla totalità degli oneri che oggi invece deve affrontare, ricorso compreso. Complimenti! Avanti con l’arroganza di sempre, dimostrando di non volere dialogare con i propri cittadini, sperperando i soldi di tutti noi.
LA SPIAGGIA PERDUTA
Correva l’anno 2010, quando un giorno, tornando da Savona, ho notato che sull’area in concessione della Nautica Spotornoli, un mezzo meccanico iniziava a smantellare i binari della gru usata per alaggio delle imbarcazioni e la parte di molo in cemento costruito sul mare. Ho da subito intuito che si stava commettendo un grosso errore, ragion per cui sono immediatamente salito in Comune per sapere e capire meglio. Si trattava di opere abusive, come forse altre su quella stessa concessione demaniale e quindi da essere demolite con tanto di doverosa ordinanza. Preso atto che l’ordinanza deve essere rispettata, ho tuttavia dichiarato la mia convinzione che con la totale esecuzione della stessa, tutta la zona di arenile, dai Bagni Nereo alla discarica della Serra di Spotorno, avrebbe subito delle conseguenze negative, cioè l’erosione, per effetto delle mareggiate. Con la demolizione del molo in cemento costruito sul mare, si veniva, di fatto, ad eliminare l’unico manufatto idoneo a contenere l’arenile a ponente, a difendere quello di levante, entrambi consolidati da tempo. Già da oltre due anni si sono scoperti scogli sulla battigia tra gli ex Bagni Nereo e la Lega Navale, prova certa dell’effetto erosione.
Ora sappiamo che un’ordinanza, volendo e motivandola, può essere impugnata al TAR, in questo caso per il bene pubblico, come vedremo più avanti. Le poche pietre rimaste sulla battigia residui del molo demolito, non sono risultate, nei fatti, sufficienti a contenere la profondità di materiale dell’arenile che è stato visibilmente, irrimediabilmente eroso, riversando in mare sull’area della poseidonia la sabbia, lasciando inoltre dissotterrato il pietrame su tutta la zona , precedentemente coperto dalla stessa. Vedere per credere.
I fatti sono incontestabili: l’ultima mareggiata del 2013, la terza dal 2011, ha ancor più profondamente inciso sulla debolezza prodotta sul sito a seguito della demolizione del molo in cemento sul mare, aggravando in maniera irreversibile la staticità dello stesso, causando ingentissimi danni ai manufatti lasciando, ad esempio, la zona occupata dalla Lega Navale come quella che ha subito un terremoto. Se non saranno presi in seria considerazione interventi immediati, già dalla prossima mareggiata il mare si avvicinerà ancor più a lambire il muro dell’Aurelia come una volta, ritornando ad occupare il suo nido naturale che i meno giovani ricordano, distruggendo le strutture balneari esistenti. Per i responsabili regionali preposti alla difesa del SIC, coloro che hanno impedito a suo tempo l’impatto ambientale con la conseguente distruzione della poseidonia bocciando la proposta portuale (da me condivisa, a salvaguardia del SIC), non sarebbe auspicabile un incisivo intervento atto ad impedire la pressochè totale distruzione del sito, (spiaggia/poseidonia) in attesa di un qualificante progetto di utilizzo a favore di un turismo sportivo/nautico/spiaggie, sollecitando da subito questi “SORDI-CIECHI-MUTI” attuali amministratori locali senza idee in proposito da anni? Oppure l’idea esisteva…: creare la devastazione dell’arenile, renderlo inutilizzabile, sperando di far ricredere la Regione ormai indirizzata a cancellare definitivamente la struttura portuale, nel rispetto delle leggi che regolano i SIC.
Tutto ciò premesso, ancora una volta, intendo portare all’attenzione dell’opinione pubblica il comportamento, la mala gestione dell’amministrazione comunale. La mia visita in Comune con relativa previsione di ciò che sarebbe successo avrebbe dovuto far meditare le “menti” conduttrici (ir)responsabili, se non altro per intervenire presso le autorità interessate, Procura della Repubblica e Capitaneria di Porto per chiedere e concordare con loro una logica quanto, a mio avviso, possibile soluzione. Quale? Quella di demolire gru, binari, interdire l’uso del molo per qualsiasi attività di utilizzo alla Società SANAL, cintarla, ma lasciare lo stesso come unico baluardo a difesa degli arenile, sequestrarlo. Una specie di accordo di programma in urgenza da concordare, in attesa del necessario progetto urbanistico di utilizzo della costa tra la discarica Nereo ed il Rio Torbora/Crovetto.
Così come penso sia stata evitata la demolizione delle passerelle (abusive?)sul rio Torbora per permettere il passaggio tra gli arenili confinanti delle due cittadine. Non credo proprio che una tale richiesta che personalmente ritengo “sensata”, formulata da parte dell’amministrazione comunale, dal suo Sindaco, potesse essere disattesa sia da parte della Procura che della Capitaneria, in particolare quest’ultima, sempre dimostratasi sensibile a “corrette – fattibili” soluzioni alternative. Al mio affezionato lettore nolese lascio l’ingrato compito di valutare il costo finanziario oltre che di immagine di questo ulteriore disastro annunciato, questa volta ancor più condannabile perchè, opinione mia, credo fermamente poteva essere evitato. Trattasi o no di migliaia di euro? Come sempre, il tutto i svolge con il complice(?) silenzio della minoranza consiliare; invece di usare il doveroso controllo sugli atti compiuti, si attiva solo nel formulare gli auguri di buone feste nella mezza pagina a lei riservata nel notiziario comunale. Contrariamente ad entrambi, c’è “chi vede, chi sente, chi parla/scrive”. La vergogna non passa solo attraverso i tribunali.
FATTI, NON PAROLE
Cosa penserebbe l’opinione pubblica se il Comune ordinasse di demolire un muraglione costruito abusivamente da un privato per proteggere una sua costruzione anch’essa abusiva, ma che di fatto impedisce lo smottamento di un terreno franoso di proprietà comunale/demaniale? Preferisco, come mia abitudine, a dimostrazione di quanto sopra asserito, portare ad esempio l’assolutamente doveroso e condivisibile intervento attuato dello stesso Sindaco Repetto contro l’ordinanza emanata dalla Provincia: la demolizione di Piazza Aldo Moro, da sempre abusiva. L’azione concordata con l’ente superiore ha di fatto sospeso l’esecuzione della stessa ordinanza, proponendo e concertando a livello tecnico una specie di accordo di programma, con un progetto di messa in sicurezza del rio Buongiardino e la relativa futura esecuzione di opere atte a giustificare la sospensione dell’esecutività dell’ordinanza. Stesso principio, ma disparità di trattamento tra due ordinanze a mio avviso. E allora mi domando: la salvaguardia sul territorio delle strutture pubbliche utili e necessarie deve essere esercitata in qualsiasi momento ed in tutti i casi con l’esercizio del BUONSENSO? Certo che sì! Ed allora viene da chiedersi ancora: perchè non si è agito di conseguenza?.
CROLLI e FRANE
Tra i diversi telegiornali che da subito hanno riportato “dichiarazioni” del Procuratore della Repubblica di Savona Dott. Francantonio Granero a seguito della ricognizione fatta dallo stesso in elicottero sul disastro ferroviario di Andora, mi sono annotato quella del Tg la7 delle ore 1400 del 18 gennaio: “Non è opera del fato, ma è opera dell’uomo”. Da subito poi sono stati messi i sigilli in Comune per conoscere se “le licenze avessero le carte in regola”. La doverosa quanto tempestiva iniziativa della Magistratura alla ricerca di eventuali responsabiltà penali è stata apprezzata anche se fa capolino la “prescrizione“. Dipende dai reati contestati e dalle date in cui sono avvenuti.
Contrariamente a quello che è successo in quel di Noli su Via Belvedere con la perdurante ordinanza di sgombero delle abitazioni, pur essendo il capo d’imputazione lo stesso, sostanziale è comunque la differenza, come da sentenza della Cassazione confermata ultimamente, da me ricordata sul numero scorso di Trucioli.it. Viene però spontanea una domanda sempre su Noli: visto che anche qui non si tratta di “fato”, quale tipo di uomo è colui che ha reso possibile quel che è successo? Bisogna individuarlo in quello delle istituzioni preposte al controllo (leggere le perizie ordinate dalla Magistratura) che concede la licenza pur in mancanza di documentazione obbligatoria per legge, oppure in colui che risulterebbe “avido e superficiale“, o in entrambi i casi? Questo si domanda ancor più oggi l’opinione pubblica che conosce… il fatto, ancora irrisolto dopo quattro anni, leggendo Trucioli.it.
Carlo Gambetta