Un gesto d’amore. Una buona notizia che non potrà ‘guarire’ il dolore di quanti volevano bene a Stefania Maritano. E’ proprio lei dall’aldilà a ‘sussurrare’ un’indiscrezione. Nel testamento che ha voluto predisporre quando era nel pieno della sua vita e delle forze, ha nominato un’erede della villa di Loano dove abitava, in via Bulasce. E’ Irene Moisello, 26 anni, figlia di Paolo, uxoricida-suicida di 54 anni, accecato da folle gelosia. Irene era la ‘prediletta’ di Stefania. Anche il cugino, dr. Giancarlo Maritano, aveva ricordato: “Il 26 di ottobre Stefania e Irene dovevano andare in vacanza insieme, avevano un ottimo rapporto”.
Per Stefania il coronamento delle qualità umane di una donna che la comunità borghettina ha scoperto solo dopo la tragedia; durante il breve lasso di tempo (un anno e mezzo) in cui ha ricoperto il ruolo di assessore- vice sindaco. La sua prima esperienza di pubblico amministratore in un contesto decennale di degrado etico, morale, sociale, edilizio. Uno dei paesi immaturi contro le speculazioni di pochi ai danni di molti, soprattutto delle future generazioni. Dove anziché riparare i guasti e la miopia che hanno prevalso in passato (due sindaci esclusi), si è continuato a deturpare e violentare il territorio.
Senza prendere di petto priorità assolute nella riqualificazione di due gioielli (Castello Borelli, ex Fabbrica Roveraro). Incapaci di dire stop a nuovi insediamenti immobiliari – in un mercato già saturo, depresso, con 2500 case, magazzini, box, in vendita -; si è incentivato il consenso elettorale con il mercato delle illusioni e altre concessioni edilizie. L’occhio vigile sulle clientele.
Coscienze critiche, mosche bianche fuori dal coro, pensiamo al rag. Pampolini e all’avv. Sanna, e pochi altri, considerati alla stregua di estremisti nemici del progresso. Spazzati via da consorterie, egoismi, diffusa ignoranza, prevaricazione dell’affarismo, compromessi al ribasso, tutori di strategie inconfessabili. Hanno continuato a pagare i più deboli. Per scoprire che alla fine ‘paga Borghetto’, ad iniziare da un centro storico che da cuore commerciale si è trasformato in centro di ‘fuga’ di commercianti, esercenti, nonostante la ‘calmierazione’ dei prezzi.
Stefania Maritano rappresentava un’eccezione in quel contesto? Continuerà a mancare, con un abisso incolmabile, agli adorati e sofferenti genitori, Piero Maritano e Piera Reale, ai parenti più cari e speriamo a quanti l’hanno conosciuta ed apprezzata senza secondi fini. L’intitolazione della sala consiliare, pur nella breve militanza amministrativa, è un saggio ‘atto dovuto‘, messaggio di speranza alle future generazioni. Non potrà, tuttavia, lavare i panni sporchi di chi dimostra di non essere all’altezza dei suoi compiti, per incapacità, mancanza di coraggio, timore di perdere il potere, distributore di privilegi e qualche favore.
Stefania, forse non ce ne siamo resi pienamente conto, mancherà soprattutto all’innocente Irene che aveva trovata in lei un’amica vera e sincera. Il cuore di una ‘mamma’, anche se accanto a lei ha sempre avuto una mamma vera, Lorella che dopo il divorzio da Paolo con il quale erano entrati insieme nell’organico del Comune di Loano, si è rifatta una vita dignitosa. E vorrebbe che tutto ciò che è accaduto fosse solo un brutto sogno.
Irene descritta dai conoscenti ragazza giudiziosa, riservata, senza grilli in testa, che si è dedicata con profitto allo studio (ingegneria delle costruzioni all’Università di Genova), si è laureata e quando poteva non rinunciava a lavori occasionali, come nella stagione estiva 2013: segretaria di un campeggio a Ceriale.
Ha perso un papà che, ricordano i colleghi, era stato geometra modello del Comune di Loano. Poi l’avvio di un destino che l’ha portato a lasciare l’impiego pubblico. Si è messo in proprio: promotore finanziario, poi in un’azienda di computer. Ha abitato nella grande villa della sorella medico di Stefania, a Borghetto, quasi confinante con l’immobile ex oleificio Roveraro. In un grande magazzeno-garage e in un’attigua pertinenza aveva ‘traslocato’ la sua attività.
Hanno già scritto i giornali del suo carattere riservato, schivo, ma laborioso, intraprendente, meticoloso. Mentre ha mantenuto la residenza nel Comune di Ceriale (vedi trucioli.it numeri precedenti), lui si era dedicato anima e corpo durante la realizzazione della villa su un’area agricola della famiglia Maritano, nella zona a nord della Bulasce; un tempo tra le zone più agricole e produttive della città. Poi via via interessata da costruzioni, condoni edilizi, ampliamenti. Nelle Bulasce, pochi lo sanno, sorge il primo edificio cosiddetto dei ‘dipendenti comunali’, con tanto di mansarde ricoperte, se non sbagliamo, da eternit, peraltro assai diffuso in molte zone del perimetro urbano.
Chi ha lavorato alla realizzazione di Villa Maritano ricorda con quanto impegno e scrupolo, Paolo Moisello si è occupato personalmente dell’impianto elettrico, di quello termico, suddividendo l’immobile in tre distinti settori. In cuor suo quella era la casa della sua vita, della vecchiaia. Difficile ipotizzare che fosse un incompreso dalla mite e riflessiva Stefania.
Lei poteva confidarsi, così abbiamo letto, con un’amica del liceo, Paolo invece pare si arrovellasse il cervello sempre più chiuso in se stesso. Trasformando le ombre in travi. Fino alla ‘patologia’ di uccidere ed uccidersi. Nonostante ogni domenica, abbiamo già scritto, accompagnasse l’anziana e adorata mamma alla Messa delle 9 nella antica chiesa di Sant’Agostino, a Loano.
La fede, il suo estraniarsi esistenziale, la decisione di Stefania di dare una svolta alla ‘crisi coniugale’, i sospetti della presenza di un ‘nemico-rivale’ che si aggirava nel palazzo comunale di Borghetto, sarebbero sfociati in una subdola e disperata scelta. La morte, senza pietà, come estremo rimedio. Pianificata ed annunciata con un messaggio scritto di suo pugno.
Luciano Corrado