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Savona, trasformazione dei partiti in comitati elettorali. Angelo D’Orsi: la catastrofe del “neo-liberismo”. Sotto attacco l’informazione


Sala Rossa gremita per la presentazione dell’ultimo libro di Angelo D’Orsi”La catastrofe neo-liberista”: una presenza davvero importante che ha rappresentato un segnale di attenzione per l’autore ma anche una occasione di presenza per la sinistra savonese, in particolare per quei settori che nei mesi scorsi si sono maggiormente impegnati per la causa palestinese.

di Franco Astengo

Il filosofo Piergiorgio Bianchi

Con l’autore sono intervenuti il filosofo Piergiorgio Bianchi e il consigliere comunale di “Sinistra per Savona” Marco Ravera.

Un testo quello elaborato da D’Orsi che può essere giudicato dal forte impianto marxista: in tempi ormai trascorsi sarebbe stato indicato come libro di testo nei corsi tenuti nella mitica scuola di partito di Frattocchie.

Nella sua relazione l’autore ha riferito dell’impianto complessivo del libro: “ho unito i puntini” per ricostruire la storia di 50 anni, ma ha anche affrontato passaggi d’attualità tratteggiando i termini della crisi della politica, del ruolo dell’informazione, della necessità sempre più urgente di definizione di identità per una sinistra d’alternativa.

Quando si cerca di fare storia grande importanza deve essere assegnata al concetto di periodizzazione e a quello di “ricerca delle cause”.

Nella maggior parte delle analisi e delle ricostruzioni storico – politiche la fase dell’ondata neo liberista, seguita al periodo dei “30 gloriosi” e all’avvento del welfare state, è fatta coincidere con l’inizio della presidenza Reagan negli USA e della presidenza Thatcher in Gran Bretagna.

In realtà le ricette di quella che è stata poi definita come “reagonomics” erano già state sperimentate nell’occasione del golpe cileno del 1973 orchestrato da Nixon e Kissinger in nome della linea dei “Chicago-Boys” di Friedman che appunto predicavano quello che abbiamo definito “neo-liberismo”.

Un 1973 “fatale” con lo shock petrolifero e la fine del regime di Breton Woods.

In Italia. al tempo un “caso” di avanguardia oggi di assoluta retroguardia, si può partire dal decreto di San Valentino (1984 governo Craxi) anche se non vanno dimenticati gli anni della ricostruzione dopo la guerra, la scelta liberista compiuta dai governi democristiani, l’alto prezzo pagato dalla classe operaia e dai contadini.

Da quel decreto di San Valentino che attaccò direttamente il meccanismo della scala mobile il neo liberismo ha rappresentato il patrimonio ideologico e politico prima del pentapartito poi con la caduta del muro di Berlino assumendo, rispetto al sistema politico italiano, una dimensione che non si può esitare a definire egemonica.

Su quella base unitamente agli effetti di Tangentopoli e del trattato di Maastricht il sistema politico italiano mutava pelle affermando la triade: personalizzazione, esasperazione comunicativa, governabilità intesa quale fine ultimo dell’agire politico (insomma tutti gli elementi che consentirono a Berlusconi di affermare il proprio potere). Non possiamo non ricordare che , in questo quadro, lo scioglimento del PCI avvenne in ragione dello “sblocco del sistema politico” e quindi all’ombra della triade che ho appena invocato.

Si pervenne così alla privatizzazione del patrimonio industriale pubblico (compresi i settori strategici: dalla siderurgia, alla chimica, alle telecomunicazioni, all’agroalimentare) , ci si rese parte attiva nelle imprese di esportazione della democrazia portate avanti da USA e NATO, si impose sostanzialmente un modello di sviluppo basato sul consumismo individualistico: gravissimo il ritardo sul tema ambientale che nel libro viene esaminato con grande attenzione.

Gli effetti di quella stagione sono sotto gli occhi di tutti: l’aprirsi di una vera e propria voragine nel rapporto tra la politica e la società, la trasformazione dei partiti in semplici comitati elettorali, l’affermazione di soggetti che agitando retoriche populiste hanno semplicemente svolto una scalata al potere fino all’affermazione di una destra oggi al governo al riguardo della quale dobbiamo avere il coraggio di denunciare la matrice storica e ideologica che al fascismo.

Nel modificare il rapporto tra esecutivo e legislativo a vantaggio del potere del governo grazie alla decretazione d’urgenza. Il potere giudiziario ha rappresentato una sorta di “pietra d’inciampo” ed è questa la ragione del durissimo attacco che sta subendo il concetto di indipendenza della magistratura.

Così come è sotto attacco l’informazione, con la trasformazione delle proprietà editoriali e l’asservimento delle reti televisive.

Tutto questo è avvenuto mentre il neo-liberismo è riuscito a creare una sorta di senso comune e l’idea che la globalizzazione portasse a una nuova stagione di benessere si infrangeva sugli scogli della crisi finanziaria del 2008, si riposizionavano strategie a livello planetario, si spostavano gli equilibri dalla antica “centralità occidentale“, ripartivano situazioni di sfruttamento coloniale: tutti gli elementi che hanno portato alla situazione odierna.

Nel sistema politico italiano si sono affermati fenomeni che vanno giudicati come pericolosi per la stabilità democratica (considerato anche l’affermarsi in Europa e fuori d’Europa di fenomeni di vera e propria autocrazia): l’astensione al voto tocca ormai quasi stabilmente (di elezione in elezione) il 50%, abbiamo avuto momenti di eccessiva volatilità elettorale (esempi), è stata toccata la Costituzione Repubblicana e si minaccia di procedere in questo senso in punti molto delicati dell’assetto repubblicano sancito dalla Costituzione Antifascista.

Il neoliberismo è in crisi e si sta difendendo attraverso la riproposizione del binomio guerra/capitalismo propugnata, in primis e non da solo dal governo Trump cui il governo italiano appare assolutamente subalterno.

Nel frattempo è cresciuto il peso del complesso militar-industriale: un peso abnorme che addirittura era già stato denunciato dal presidente USA Eisenhower nel suo discorso d’addio nel 1961.

La sola risposta possibile rimane quella di far diventare un fatto politico un progetto di uguaglianza.

Ancora una volta è il discorso della visione di società in senso socialista che appare ancora deficitaria nell’articolazione ideale, politica, sociale di una proposta alternativa: i temi sono quelli delicatissimi citati all’inizio dell’innovazione tecnologica, delle migrazioni, delle grandi transizioni in atto da quella climatica a quella digitale, del rilancio della Costituzione repubblicana continuamente sotto attacco.

Franco Astengo

 

 


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F.Astengo

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