Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Il prete/ La Parrocchia di S.M. Immacolata e San Torpete riprende il servizio liturgico, sociale, politico, culturale. E ‘riconosce’ lo Stato di Palestina. ‘Nolo tacere veritatem’


Dichiarazione di Riconoscimento dello Stato di Palestina. Oggi 14 settembre 2025, dopo 4 anni di chiusura forzata, la Parrocchia di S.M. Immacolata e San Torpete riprende il servizio liturgico, sociale, politico e culturale, con un atto di «riconoscimento» dello
Stato di Palestina.

di Paolo Farinella, prete

PREMESSA- I tre principali esportatori d’armi in Israele sono: Stati Uniti, Germania e Italia. Nel 2024 l’Italia ha esportato armi e munizioni verso Israele per 5,2 milioni di euro.

Don Paolo Farinella (Villalba, 11 maggio 1947) è un presbitero, teologo, biblista, esegeta, saggista, giornalista e attivista. Un ministro della Chiesa Cattolica che all’attività pastorale affianca gli studi biblici, la divulgazione delle scienze bibliche (anche nelle lingue originali della Bibbia: aramaico, ebraico e greco ellenistico), le attività di volontariato, la promozione della cultura nelle sue varie forme e l’attività giornalistica ed editorialistica. E’ l’unico biblista in Liguria a essere specializzato in esegesi giudaica (interpretazione dei testi sacri ebraici).

Il gesto ha valore profetico e morale, perché lo Stato giuridico-politico di Palestina ancora non esiste, per complesse vicende storiche dell’ultimo secolo. Esiste l’Autorità Palestinese
riconosciuta dall’Onu e da molti Stati. La Parrocchia S.M. Immacolata e San Torpete, Ente canonico della
Chiesa cattolica, non ha titolo giuridico per il formale riconoscimento, ma può farlo, lo deve fare, in nome
dell’Umanità violata, della Civiltà negata, del Diritto fatto carta straccia e dei Protagonisti coinvolti.
Il parroco attuale, prete dal 1972, da oltre mezzo secolo, ogni volta che ne è occorsa l’occasione, è sempre stato accusato di essere, in quanto prete cattolico, «complice» del silenzio di Pio XII di fronte allo sterminio degli Ebrei nei forni crematoi dei nazisti tedeschi, con la complicità dei fascisti italiani, i cui
epigoni sono oggi al governo dell’Italia con ludibrio e vergogna di coloro che li hanno votati e li
mantengono al governo.

Questi accusatori sorvolavano sulle migliaia e migliaia di Ebrei salvati da Pio XII, nascosti in Vaticano, monasteri, conventi, chiese e canoniche. Solo Fratel Arturo Paoli a Lucca, con altri due preti, né salvò oltre 800, tra i quali una famiglia genovese. Papa Francesco ha aperto agli studiosi gli archivi segreti vaticani, senza limitazione alcuna e centinaia di studiosi hanno accesso agli atti e già emergono documenti e atti che modificheranno l’opinione corrente.
Di fronte al genocidio degli abitanti di Gaza, cui assistiamo in diretta, in tempo reale, NON POSSIAMO TACERE. Durante il nazismo, solo 4 universitari, i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf e un loro docente, Kurt Huber (Gruppo «Weiße Rose-La
Rosa bianca») resistettero a Hitler per otto mesi, 1942-1943, diffondendo manifesti invitanti alla rivolta e alla resistenza. Nel 1° manifesto scrissero: «Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…».
Prima di morire, Sophie Scholl chiese al cappellano di leggerle il Salmo 90/89, 15: «Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti, per gli anni in cui abbiamo visto il male». E l’inno all’Amore/Agāpe della prima lettera ai Corinzi di San Paolo (1Co 13, 1-12): «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità…», che leggeremo alla fine. Sophie Scholl aveva 23 anni.
Parole e vita che sembrano coniate oggi per l’immonda e incivile guerra di Israele contro un Popolo
inerme di bambini e bambine, donne, anziani, neonati che nessuno può confondere con Hamas. Il gruppo della «Rosa Bianca» fu intercettato e arrestato un otto mesi dopo, nel 1943, Sophie Scholl fu torturata per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943; dopo un processo farsa durato 5 ore, privati di ogni difesa furono
ghigliottinati. Fu un fallimento? No, essi riscattarono l’onore della Germania che fece finta di non sapere e non vedere. Il giorno dell’arresto, dalle finestre dell’Università di Monaco di Baviera e dallo scalone dell’atrio Sophie gettò gli ultimi dei 1.500 volantini sulla folla di studenti e docenti assiepati di sotto, incitandoli alla resistenza passiva e attiva, nell’indifferenza generale.

Oggi la Storia condanna i loro assassini e onora questo manipolo di coerenti cristiani. Dopo la disfatta nazista, l’atrio dell’Università
Ludwig-Maximilian di Monaco è stata battezzata «Geschwister-Scholl-Platz» (Piazza fratelli Scholl).
Oggi, siamo in una situazione analoga: non abbiamo scuse perché assistiamo 24 H su 24 non solo al genocidio in diretta, ma anche alle collusioni, complicità e silenzi dei governi, come quello italiano, che splende per inettitudine, bugie e traffici miliardari di armi con Netanyahu. Chi vota questo governo, chi lo
sostiene, chi lo appoggia in qualsiasi modo è complice del genocidio che ha come obbiettivo l’eliminazione fisica di una intera etnia, negandole il sacrosanto diritto naturale di vivere nella propria terra, riconosciuta dall’ONU con la «Risoluzione n. 181» del 1947 che prevedeva la divisione del Mandato Britannico in due Stati, uno ebraico e uno arabo, con Gerusalemme governata da «regime internazionale speciale».
La Risoluzione fu accolta dalla comunità ebraica, ma respinta dal mondo arabo. Negli ottant’anni successivi, tra guerre con alterne vicende e la sistematica occupazione da parte di Israele delle terre destinate ai Palestinesi, si è arrivati al governo israeliano, presieduto da Benjamin Netanyahu, che ha interessi personali per continuare a oltranza la guerra contro i Palestinesi, con la scusa di Hamas: ricercato per crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale (CPI) insieme ad altri due colleghi di governo, Yoav
Gallant e Muhammad Deif. Nel suo Paese, presso la Corte costituzionale pende un’accusa di corruzione che lo avrebbe costretto alle dimissioni e ad andare in galera.

Dichiarando ufficialmente guerra ad Hamas, ma avendo di mira l’intero Popolo palestinese, Netanyahu si è salvato e solo la guerra lo salva, al costo del sacrificio degli ostaggi. Succube del fondamentalismo religioso che vuole la «soluzione finale» del Popolo palestinese, Benjamin Netanyahu ha assunto il ruolo di Hitler e, nonostante le annuali «Giornate della Memoria» in ricordo della Shoàh, egli e parte del popolo israeliano fanno ai Palestinesi quello che loro hanno subito sotto il nazismo, ripetendo lo sterminio di una etnia, studiata a tavolino che resterà nella storia e nella coscienza dell’occidente tutto, la macchia indelebile che nessuna candeggina potrà mai lavare.
Il risultato finale di interessi convergenti e le sistematiche violazioni dei diritti dei Palestinesi ha portato alla nascita e al consolidamento del gruppo terroristico di Hamas, spesso, in collusione diretta
con il governo israeliano che è arrivato a finanziarlo perché Hamas non ha alcun interesse alla nascita di uno Stato palestinese, in quanto firmerebbe la propria fine e per questo usa il suo stesso Popolo come copertura per le sue azioni di guerriglia. L’eccidio del 7 ottobre 2023 di oltre mille israeliane e israeliani
radunati in un «Rave» giovanile alle porte di Gaza da nessuna persona, degna di questo nome, potrebbe mai essere giustificata, accettata e tollerata. Siamo rimasti atterriti da quello che è successo sotto gli occhi del mondo e capimmo che iniziava la carneficina.
Tutto è avvenuto nell’assenza totale del più agguerrito ed efficiente servizio segreto del mondo, quello israeliano, che, non solo non seppe prevenire l’attentato, preparato da circa due anni, ma intervenne a scoppio ritardato, come se ne fosse stato colto di sopresa. È credibile tutto ciò? Permettetemi di dubitarne,
specialmente di fronte alle dichiarazioni di membri del governo israeliano che non hanno mai esitato a dire che prima degli ostaggi viene la sicurezza d’Israele. Eppure, Einav Zangauker, madre
dell’ostaggio Matan, accusa Netanyahu di volere «una guerra eterna, motivata politicamente invece del ritorno dei rapiti».

Il 19 gennaio 2024, la Reuters (agenzia di stampa internazionle) ha riferito che Josep Borrell, allora Alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri, nel ricevere un dottorato onorario all’Università di Valladolid, ha dichiarato che «Israele ha finanziato la creazione del gruppo militante palestinese Hamas per indebolire l’Autorità palestinese». Di fronte a queste realtà, non contano più nulla i ragionamenti falsi e interessati da talk-show e le disquisizioni da salotto.
Da oltre 50 anni studio la Bibbia ebraica e le tradizioni orali d’Israele, tengo sul mio altare il candelabro ebraico, la Menoràh, per ricordare a tutti che Gesù, gli apostoli, Maria di Nàzaret e il Vangelo sono e restano ebrei palestinesi e lo sono per sempre, per cui i cristiani non possono prescindere da queste origini. Chi, come me, dal 2001 celebra insieme alla Fondazione Giorgio e Lilli Devoto, la Giornata della Memoria, a Palazzo Ducale, con iniziative originali che fanno parlare e vivere poeti, letterati, artisti,
musicisti morti nei lager o sopravvissuti, non può da nessuno essere accusato di filo-Hamas. Chi fa queste accuse cerca una scusante alla propria ignavia, perché Hamas non lo ha portato la cicogna, ma è il frutto maturo di 80 anni di occupazioni illegittime e insediamenti illegali. Quello che sta accadendo da tre anni
a questa parte non ha giustificazione per alcun motivo e per qualsiasi ragione.
La ragione stava ieri dalla parte delle vittime della Shoàh ebraica. La ragione sta oggi dalla parte delle vittime della Shoàh palestinese. Ho sempre usato parole come Shoàh e Genocidio con valore esclusivo, riservato al Popolo ebraico e ai sei milioni di Ebrei sterminati nei forni crematoi, davanti aiquali mi inginocchio e chiedo perdono per me e per i miei antenati occidentali e per quegli stessi ebrei che accusarono e denunciarono la carne della loro carne e l’osso delle loro ossa, per appropriarsi dei loro beni.
Nessuno, proprio nessuno è immune da peccato. Nessuno può scagliare la pietra dell’innocenza. Colpevoli fummo ieri, ancora più colpevoli siamo oggi: se ieri ancora si poteva dire, ma con enorme
sforzo, che «non si sapeva», oggi nell’era globale, nessuno può dirsi estraneo e giustificarsi, auto-assolvendosi, con «non sapevo». Ogni giorno vediamo, assistiamo al Genocidio e alla Shoàh di un
Popolo che deve essere eliminato, preso di mira e ucciso deliberatamente mentre cerca cibo. Non esiste un nascondiglio adatto per chi vuole dileguarsi: siamo condannati da noi stessi a essere spettatori, chiamati a scegliere da che parte stare: non dalla parte del Popolo ebraico o dalla Parte del Popolo Palestinese,
ma dalla parte dell’oppresso o dell’oppressore, dalla parte della guerra o della Pace, dalla parte della vita o della morte, dalla parte delle armi o del Diritto, dalla parte della Prepotenza e Inciviltà o della
Civiltà, dalla parte dell’Umanità o della Disumanità.
A forza di scegliere il male minore o il nostro ignobile interesse personale, di gruppo o nazionale, siamo arrivati così in basso che sarà difficile potersi rialzarsi perché siamo arrivati all’aberrazione – come scrisse don Lorenzo Milani in «Lettera ai Giudici» – che l’uomo primitivo, se avesse dato una randellata a qualcuno, avrebbe avuto coscienza di compiere un male, l’uomo moderno sgancia missili, droni, armi a grappoli, gas letale, affama e uccide per carestia e la coscienza non gli fa nemmeno il solletico. Come è possibile che quasi tutti gli Stati occidentali appoggino incondizionatamente Israele, gli vendano armi che uccidono i Neonati, i Bambini e le Bambine palestinesi, consentendogli tutto con qualche flebile e apparente protesta del tipo «Il governo d’Israele deve cessare quello che sta facendo».

Tutti i sondaggi indicano la crescente popolarità di Giorgia Meloni, Forza Italia, Lega, e Fratelli d’Italia si contendono il ruolo di interlocutori della comunità ebraica, E le organizzazione istituzionali di Amicizia Italia -Israele soprattutto guidate dal centro destra. In Liguria tra i personaggi pubblici si distingue il loanese Angelo Vaccarezza, ex sindaco, già presidente della Provincia, consigliere regionale con la lista Toti poi tornato al primo amore berlusconiano. E’ attivissimo con il gruppo ‘Amici di Israele’ (vedi trucioli.it…….)

Vergogna. Signora Meloni, lei ha portato l’Italia nell’abisso della vergogna e mentre va in giro per il mondo, come una vanesia modella qualsiasi a farsi fotografare con i pigmei della storia, che lei considera «grandi», i bambini e le bambine
sono affamati con metodo e sistema. Lei, signora Meloni, è illegittima, perché disattente sistematicamente la legge italiana e la Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra» (Cost. art. 11 §1). Il verbo «ripudia» è un presente indicativo che indica azione costante, continua e duratura, con valore assoluto: non ripudia
una sola guerra, ma TUTTE LE GUERRE, DI OGNI TEMPO E DI OGNI PAESE.
In Italia, la legge n.185 del 9 luglio 1990 proibisce al governo di esportare armi in paesi in guerra o che violano il Diritto internazionale e vieta severamente anche la vendita di armi chimiche, biologiche e nucleari: l’esecutivo Meloni sta cercando di modificare questa norma con il ddl n. 1730, in cui elimina
alcuni passaggi che oggi garantiscono trasparenza sulle esportazioni. Secondo il report dello Stockholm international peace research institute (Sipri), i tre principali esportatori d’armi in Israele sono: Stati Uniti, Germania e Italia. Nel 2024 l’Italia ha esportato «armi e munizioni» verso Israele per un valore di 5,2 milioni di euro, giustificandosi che erano decisioni precedenti, che però non ha sospeso. Ancora una
volta, come si può andare in piazza a protestare contro le guerre, contro le armi, se poi si appoggia il governo Meloni che invia armi a Israele e a mezzo mondo?
L’atto che compiamo oggi non è un atto di corrente politica, ma un atto di coscienza e di radicale coerenza e per questo un atto di Altissima Politica, come esige l’Eucaristia che celebriamo. Esso
riguarda, cioè, noi in prima battuta e solo dopo gli Stati e gli altri. Siamo disposti a essere sentinelle di legalità e di Politica come «servizio ai popoli, specialmente ai poveri, agli affamati di pane e giustizia? Siamo disposti a metterci in discussione? Oltre alle manifestazioni e alle conferenze, cosa possiamo, cosa dobbiamo fare? Non bastano più pannicelli caldi, occorre una vera e propria RIVOLUZIONE personale e politica di popolo e di associazioni.
Se non siamo disposti a fare sul serio, vi prego di andare via, perché in questa Eucaristia celebriamo uno che non è scappato dalla croce, ma si è innalzato su di essa, per essere da tutti guardato come modello e riferimento: egli ha preso su di sé le responsabilità di tutti gli altri, pagando lui per tutti e dando l’esempio di come si deve vivere con onore e dignità. C’è sempre qualcuno che paga per tutti, cantava una canzone degli anni ’70 del secolo scorso,
Chi parla di «soluzione: due Popoli, due Stati», non sa di cosa parla. Un tempo forse era possibile, ma oggi, con la Palestina tutta occupata da Israele con insediamenti e soprusi quotidiani, è impossibile e
diventa una scusa per non fare nulla. Intanto, oggi, in questa chiesa di San Torpete, che non si sottrae mai al proprio dovere civile e di giustizia prendiamo atto che ci assumiamo un impegno che coinvolge la nostra vita e le nostre scelte. Oggi, noi decidiamo di essere pane spezzato che si condivide con gli altri, oggi usciremo da questa chiesa diversi da come siamo entrati. Se usciamo uguali, è meglio cambiare
strada, religione, Dio, partito e ogni altra suppellettile di comodo.
Vogliamo compiere il gesto di riconoscere lo Stato di Palestina come credenti, perché ogni uomo e donna, in quanto tali, specialmente se inermi, bambini e bambine, anziani e adolescenti, sono figli e figlie
di Dio, intoccabili e inviolabili. Vogliamo farlo come non credenti, atei, agnostici, a-religiosi, in nome della coscienza personale della dignità di ogni persona umana, in nome dell’umanità che tutti unisce
prima ancora di essere italiani, ebrei, palestinesi, tedeschi cinesi, russi, africani o a strisce zebrate; in nome dell’evoluzione umana che spinge a trovare soluzioni sempre nuove per migliorare la specie che, a quanto pare, va indietro e non avanti; vogliamo farlo in nome del Diritto e della Giustizia che sono patrimonio universale, da riconoscere a tutti e a ciascuno perché semplicemente figli e figlie dell’Umanità umana e solidale, a cominciare dai migranti, anche a quelli neri, perché diversamente saremmo razzisti. Chi è razzista, anche se lo nasconde a se stesso, per pudore, non può restare in questa Chiesa, se prima non si converta e dichiari che le razze non esistono.
La carestia e l’assedio per fame, perseguiti dal governo del Popolo ebraico, trucidato nella «Shoàh» dei campi di sterminio nazisti, grida al cospetto di quel Dio ebraico, cui si appellano,
bestemmiandolo, coloro che, oggi, calpestano Diritto, Giustizia e Umanità, uccidendo scientemente neonati, bambini, bambine e cittadini inermi, colpevoli di avere fame e sete, mentre si protendono per avere un mestolo di acqua sporca mista a terriccio e pietrisco. Essi sono Beati (cf Mt 5,6). A Gaza non c’è più una guerra contro Hamas per la liberazione degli ostaggi, anch’essi abbandonati lucidamente dal loro stesso governo israeliano, che li considera da sempre un ostacolo al disegno in atto a Gaza. A Gaza è in atto
un GENOCIDIO del POPOLO PALESTINESE, alla maniera nazifascista. A Gaza i forni crematoi sono sostituiti dalla carestia per fame.
Chi manifesta a favore dei Palestinesi e poi inveisce contro i migranti e li vorrebbe scacciare via perché disturbano la sua tranquillità, sappia che ha sbagliato giorno, chiesa, assemblea e luogo. È meglio
che vada via per la sua strada. Chi manifesta per i Palestinesi e contro il governo israeliano, e poi nei sondaggi esalta il governo Meloni, erede del fascismo, specialmente in una città come Genova, medaglia
d’oro della Resistenza, che non meritava un simile affronto deturpante, è fuori luogo e fuori di testa.
Noi occidentali siamo figli del Popolo ebraico, figlio dei Patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe e delle Matriarche, Sara, Rebecca, Lia e anche Àgar che diede ad Abramo il suo primo figlio, Ismaele, da cui discente il Popolo palestinese e i Popoli arabi. Israele così, per nascita, è «fratello maggiore» del cristianesimo e dell’Islam, chiamati a costruire insieme una umanità solidale, fraterna e lanciata verso il futuro.
Con questi sentimenti, sublimi come principi, ma amari come prassi, dichiariamo quanto segue: DICHIARAZIONE UNILATERALE
– Preso atto del genocidio del Popolo Palestinese deciso coscientemente e deliberatamente dal governo a guida di Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) con mandato di arresto del 21 novembre 2024 insieme al ministro della difesa Yoav Gallant e Muhammad Deif, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità, di sterminio, per utilizzo della fame come metodo di guerra e per negazione di aiuti umanitari e stragi contro la popolazione civile della Striscia di Gaza;
– Non potendo tacere né volendo essere complici, diretti o indiretti, senza perdere la dignità di essere umani, siamo convenuti liberamente, credenti e non credenti, agnostici e atei dichiarati, a-religiosi e indifferenti, nella storica chiesa parrocchia di S.M. IMMACOLATA e SAN TORPETE in Genova Centro-Est, già parrocchia della Famiglia marchesale Cattaneo Della Volta, che per secoli mantennero rapporti commerciali con il Medio Oriente, rispettandone la dignità e i diritti, e difendendo la propria libertà con onore e orgoglio.
571 anni fa, il 7 ottobre 1571, la Croce di Cristo sventolò sulle navi da guerra delle potenze europee/occidentali, tra cui Genova, che, nella Battaglia di Lèpanto, sconfissero l’Impero Ottomano,
nel segno della Croce del «Salvatore»;
– Nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce di Gerusalemme che non guida più la flotta di navi cristiane contro gli Arabi, ma come segno di resistenza non violenta e riscatto di civiltà, idealmente
veleggia alla testa della «Global Sumud Flotilla», con 50 imbarcazioni, delegazioni di 44 Paesi e 500 partecipanti attivi e non violenti;
– Oggi, 14 settembre 2025 alle ore 10:00, DICHIARIAMO:
Noi, «POPOLO DELLA LIBERA REPUBBLICA DI SAN TORPETE», E QUANTI VOGLIONO ASSOCIARSI, dichiariamo di RICONOSCERE LO STATO DI PALESTINA, soggetto di diritto
nel consesso delle nazioni, COME STATO INDIPENDENTE E SOVRANO sul fondamento giuridico che poggia su motivi di Civiltà e di Umanità, di cui l’Occidente si è sempre gloriato a parole,
mentre, nei fatti, li liquida con gargarismi indegni e interessati. Contemporaneamente all’atto di riconoscimento dello STATO DI PALESTINA, dichiariamo di:
Ripudiare HAMAS come soggetto politico, essendo un gruppo che persegue l’obiettivo di distruggere Israele. Nessuna collusione con gli eccidi compiuti il 7 ottobre 2023 contro giovani, adulti e bambini, colpevoli di essere giovani con la voglia di divertirsi.
Ripudiare gli USA, paese antidemocratico per eccellenza, che, attraverso le finzioni formali della democrazia, esporta in tutto il mondo armi, guerre, dittature, sopruso e imperialismo.
Ripudiare il governo di Israele, a guida di Benjamin Netanyahu, che non riteniamo democratico, ma fascista con accentuati rigurgiti nazisti a cui pare ispirarsi nell’attuazione della «soluzione finale» del Popolo di Gaza.

Giuseppe Dossetti giurista, politico e teologo, prete operaio per tutti gli anni ’70, nel 1982 viene chiamato dal vescovo mons. Gilberto Baroni a guidare il nascente CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Baroni Vescovo di Albenga dal 1963 al ’65

Ripudiare il Governo italiano, che col cuore e la mente tesi al nefando fascismo e republichetta di Salò, è sodale e complice del Governo di Netanyahu, con cui ha stretto accordi di vendita di armi, utilizzate contro il Popolo Palestinese di Gaza e della Cisgiordania.
Auspicare che il governo italiano sia chiamato a rispondere come còrreo di GENOCIDIO davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI).
Rinnegare, da Europeisti convinti, l’Europa di oggi che non esprimere il meglio del millenario Diritto europeo, ma opera per riarmare i singoli eserciti dei singoli 27 Paesi associati e divisi.
Rinnovare per noi e i nostri posteri il sogno dell’Europa di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, nella quale ci riconosciamo pienamente.
Distinguere il governo Netanyahu «pro tempore» dal Popolo ebraico con cui condividiamo la Bibbia e la prospettiva che non è il possesso materiale delle terre altrui, ma la convivenza pacifica prevista dal comune profeta Isaia, quello che il visionario Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, chiamò: «Il sentiero di Isaia»:
«Il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte
della guerra» (Is 2,2-5).
Cui fa eco il mistico musulmano Abu Mohammad Mosleh ebn Abdollāh, detto Saadi di Shiraz (Iran 1203-1291):
«Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo, / sono della stessa essenza. Quando il tempo affligge con il dolore / una
parte del corpo (anche) le altre parti soffrono. / Se tu non senti la pena degli altri, / non meriti di essere / chiamato uomo».
(Scritta, posta nell’atrio delle Nazioni Unite a New York).
È la vocazione dell’Israele di Dio e dei Popoli santi del Cristianesimo e dell’Islam: convocare Ebrei, Arabi, Europei, Latinos, Usa, Slavi e Nordici, Africani, Australiani, Canadesi e Scandinavi, Germanici e
Orientali, Russi e Cinesi, Giapponesi e Isolani, tutti, nessuno escluso, a formare l’unica e sola famiglia umana che cura la terra, coltiva e riconosce i diritti di ciascuno e di tutti.
Io, Paolo Farinella prete, in quanto legale rappresentante della Parrocchia di S. Maria Immacolata e San Torpete (CJC, can. 515 §1; can. 532), mi faccio garante dell’atto Umano, Civile e Religioso che i convenuti oggi hanno letto, approvato e con me firmato.
Chi non fosse d’accordo con questo ATTO, può inviare una lettera, motivata e firmata alla Parrocchia che l’archivierà insieme all’Atto. Lasciatemi concludere con una citazione di un grande Italiano,
un grande Monaco, un grande Spirituale Cristiano, Cattolico, Ebreo e Palestinese, nato a Genova e vissuto a Bologna, a Roma e Palestina, dove è morto, un Padre costituente: Giuseppe Dossetti:
«… è la lucida e aperta consapevolezza che il mondo intero, specialmente il nostro mondo occidentale (forse prima e più
che lo stesso Stato israeliano) ha commesso – e continua a commettere – nei confronti degli arabi palestinesi un’enorme
ingiustizia (qualunque sia il loro errore o la loro colpa) e che la pace – nello stesso interesse dello Stato di Israele – non potrà
esservi SENZA UNA RIPARAZIONE EFFETTIVA DELLE INGIUSTIZIE CONSUMATE E SENZA LA
RESTITUZIONE DI UNA PARTE DEI TERRITORI A UN POPOLO CONCULCATO E DA TUTTI I LATI SPINTO
ALLA DISPERAZIONE» (Giuseppe Dossetti, Discorso all’Archiginnasio, a Bologna, sala dello «Stabat Mater», il 22
febbraio 1986 in occasione della consegna dell’Archiginnasio d’oro da parte del sindaco, Renzo Imbeni, reperibile in rete a questo link): 39 anni fa!
Chi volesse contribuire a inviare denaro a Gaza attraverso il canale sicuro di amici personali a Gerusalemme, via Custodia di Terra Santa (Padre Giovanni Claudio Bottini, mio docente di Scrittura e
confratello del Patriarca Pierbattista Pizzaballa, mio professore di ebraico allo Studium Biblicum di Gerusalemme) senza passare per Israele, può usare il seguente Iban, a condizione che comunichi la
propria e-mail ed esprima la causale: per Gaza: IT61C0306909606100000112877 – CODICE BIC:
BCITITMM scrivendo a paolo@paolofarinella.eu
Dato in Genova, domenica 14 settembre 2025, Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, durante la celebrazione eucaristica parrocchiale per la riapertura della chiesa, dopo quattro anni di chiusura per restauri radicali di facciate, tetto e cupola, esterni ed interni.
Paolo Farinella, prete
[seguono le firme di quanti aderiscono]


Avatar

P. Farinella

Torna in alto