Da Via Belvedere, a Noli, guardavamo passare i treni. Le mie vocazioni allora non erano ancora ben chiare, ero indeciso tra fare il capostazione, il macchinista o l’ingegnere ferroviario.
di Massimo Germano
Le locomotive elettriche mi affascinavano: silenziose, frementi, un ronzio e partivano al fischio del capostazione, trascinandosi dietro tutto il pesante carico. “Le costruiscono a Vado!” diceva con orgoglio mio nonno.
Vado Ligure. La retorica sentimental-turistica, quella delle spiagge incontaminate e del mare pulito e senza meduse, vede spesso in Vado un’antitesi a quello che si dispiega appena girato l’angolo: Bergeggi, Spotorno, Noli, Varigotti, Finale… Per il turista frettoloso il passaggio attraverso le sue ciminiere, la sua centrale termoelettrica, i suoi capannoni industriali, il suo porto commerciale viene letto come un fastidioso ultimo intralcio alla spensieratezza che l’aspetta, alle spiagge accoglienti, agli oliveti, agli alberi in fiore, alla Liguria delle oleografie. Ma non si vive di solo turismo.
A Vado fu prodotta la nostra prima locomotiva elettrica trifase, il famoso “mulo dei Giovi“, ed oggi quella vocazione ingegneristica si perpetua nella Bombardier.
Ho tra le mani il “Manuale del Meccanico Pratico per l’Uso nelle Officine”. E’ del 1911 e l’autore è Anacleto Canfori, allora capo operaio alle Officine della Westinghouse Italiana di Vado Ligure. Contiene tabelle, formule e “soluzioni di problemi pratici con metodi rapidi e semplici”. Filettature, proprietà elementari di acciai e leghe, loro lavorazione e tempre, misure internazionali: in poche pagine un compendio che trasuda esperienza e passione, e che per molti aspetti potrebbe essere ancora utile oggi.
Ciò che più colpisce in esso è la grande attenzione per la sicurezza sul lavoro. Il primo “Consiglio Utile” del Manuale riguarda l’incolumità personale. Siamo nel 1911, e quindi l’incolumità personale è direttamente legata alla cura e alla pulizia della macchina. Oggi il rapporto uomo-macchina per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro è molto più indiretto ed inoltre è mediato da una normativa sicuramente migliorabile, ma certamente migliore di quella che c’era nel 1911. Allora il rapporto era più intimo, tale da far dire romanticamente al Canfori che “La macchina è come uno
specchio che riflette le buone attitudini di chi la usa”.
La vocazione industriale di Vado Ligure è ben riflessa nel Manuale del Canfori. Nuove sfide oggi ci aspettano in un mondo sempre più difficile e complesso. Occorre far convivere passato e futuro in una nuova armonia, in un nuovo rapporto, forse anche in quel turismo industriale e scientifico che potrebbe e dovrebbe a mio avviso svilupparsi sempre di più con musei, mostre e biblioteche specifiche. E soprattutto occorre ridare fiducia e passione per la tecnica e per la scienza, quelle che animavano il manuale del Canfori, di mio nonno e di me bambino, a Noli, tanti anni fa.
Massimo Germano