Carbuta fa parte dei Luoghi del Cuore del FAI. E una frazione di Calice Ligure. La Parrocchia fu costituita il 3 Agosto 1465, smembrandola da quella di S. Nicolò in Calice. In passato la chiesa di Carbuta era costituita da una cappella che apparteneva alla Chiesa di Calice, in seguito fu ricostruita e dedicata a S. Martino. Fu benedetta il 21 maggio 1707.
Dal sito VACANZE IN LIGURIA- Gruppo Pubblico con 29.557 membri. Un interessante, curioso e inedito, articolo storico da Carbuta.
di Giuseppe Testa
Quattro passi a Carbuta, al “castello di Prè Girumin”, ed alla ricerca di Ca’ dei Gazzano (che non esiste). Le notizie di seguito riportate sono estratte dalla pubblicazione su Carbuta (vedi terza immagine): foto di Enzo Basadonne.
L’assetto insediativo antico di Carbuta appare evidente quando si controlla la sua mappa topografica. Si notano una serie di piccoli nuclei sparsi, in origine ”monofamiliari”, antica culla di moltissime famiglie. La cosa è palesata dal fatto che, nel toponimo, è ricorrente la definizione in forma tronca di “casa” (Ca’) più il nome della famiglia originaria. Seguono i cognomi dei Visca, De Cia, Richeri, Raymondi, Cappa, Bove, Berti. Con le dinamiche familiari ed insediative odierne oggi sono parzialmente disabitate o comunque non più totalmente di proprietà delle famiglie di cui portano il nome.
Una tra le famiglie più antiche di Carbuta, come si evince da numerosi documenti, è la famiglia Gazzano: come mai non esiste parimenti Ca’ di Gazzano? La risposta è semplice. In effetti esiste un nucleo fondativo di questa genìa, ma si chiama in altro modo. E’ il nucleo sparso in origine intorno alla chiesetta di san Bernardo. Probabilmente essendo la parte “centrale” dei nuclei di Carbuta, vicino alla cappella e poco sotto la parrocchiale, il piccolo abitato lì sviluppato ha preso il nome popolare di San Bernardo. Ancora pochi anni fa in zona vi era la famosa osteria/trattoria di “Gazzano”. E sono note le secolari liti di questa famiglia nei secoli passati per la rivendicazione della proprietà della cappella stessa di San Bernardo, forse di loro giuspatronato iniziale, di cui rivendicavano la proprietà anche del terreno intorno e degli alberi da frutto vicini, delle olive e delle viti (leggi in fondo all’articolo).
Infine ricordiamo un sacerdote, dai tratti misteriosi, in quanto vantava una grande ricchezza, che edificò in zona una particolare struttura, conosciuta con l’altisonante definizione di “
castello”. Era
Gerolamo Gazzano, vulgo
“prè Girumin”, autore di numerose donazioni di oggetti sacri e di valore alla chiesa di Carbuta, che la tradizione orale ricorda straricco e con grandi sogni. Di lui tratteremo a parte in modo esaustivo. Si racconta che volesse edificare egli stesso una chiesa a Cravarezza, con casa (personale) adiacente, e che questo progetto fosse già stato iniziato. Edificò comunque il suo castello, che fece fare (e, non contento, demolire parzialmente e rifare) a suo piacimento, senza badare a spese. Un edificio anomalo nella zona, imponente ed un po’ misterioso. A chi confluì la proprietà dell’edificio alla sua morte essendo, ovviamente, senza figli? Lo spiega il parroco don
Damele, nel suo Diario:
… … “Ma il prevosto (don Damele) non era pago di quanto aveva fatto, mulinava sempre un voto, quello di restaurare convenientemente la sua Chiesa. Tuttavia doveva sempre pensare che era necessaria una somma soltanto desiderabile, quando il Signore, pregato e ripregato perchè volesse favorire la sua Gloria, gli concesse una fondata speranza. La Madre Generale delle Suore della Misericordia, proprietaria del “castello don Gerolamo Gazzano” avuto per testamento, fu ispirata a donare questa casa alla Chiesa. Il prevosto, incoraggiato dal vescovo mons. Righetti, accettò la donazione a patto di avere facoltà di poter vendere ed impiegare il capitale per i bisogni della chiesa. Ed un giorno si presentò al prevosto certa signora Santagati di Noli accompagnata dal sig. geometra Domenico Accinelli di Final Marina il quale proponeva onestamente un contratto di vendita. Fu concluso, ed il prevosto si trovò ad avere in mano per la chiesa lire 50.000, allora un tesoro. Pensò subito che con questa somma avrebbe potuto iniziare i restauri della chiesa. Era l’anno 1944”… …
Quanto era importante la somma di 50000 lire nel 1942? Ci sono diversi siti web di sia di conversione lira/euro che di adeguamento del potere d’acquisto che ci aiutano a comparare la cifra ad oggi. Invito anche voi a cercarli, ma il risultato non mi sembra eclatante, nel senso che il castello fu praticamente “svenduto”. Oggi l’edificio è stato frammentato in diversi appartamenti, ma l’intonacatura ed il restauro moderno hanno per me offuscato l’antica bellezza e il suo fascino misterioso.
Di seguito (per chi ha tempo e voglia), estratti da documenti, le liti dei Gazzano che rivendicavano la proprietà della cappella e il sito agricolo adiacente.
Anno 1626
Richiesta di celebrare nella cappella di San Bernardo nei giorni feriali
Si innesca una rivendicazione tra la comunità di Carbuta e Francesco Gazzano, che non si riesce a dirimere. I consoli e procuratori della cappella di San Bernardo sono costretti a richiedere, in più fasi, l’intervento del Vicario Foraneo e del Vescovo, a cui inviano una supplica.
Nonostante sia antichissima consuetudine, nel giorno di “mercordì”, ci sono delle difficoltà a celebrare la messa nei giorni feriali nella cappella di San Bernardo, che resta “in meggio a detta vitta ed è di grandissima comodità” per gli abitanti. Il problema è che nei pressi si trova “un pocho di terra con certe viti ed un arbore di olive, li cui frutti pretende Fran.co Gazano”, che neanche gradisce si dica messa nei giorni di “lavore”, nei pressi di un sito che ritiene di sua proprietà. Secondo i consoli e procuratori questa terra, ed i suoi frutti, sono di proprietà della cappella, per cui fanno domanda al vescovo che si rilasci licenza di celebrare messa, in un giorno feriale, e che riconosca la proprietà del sito alla cappella stessa, impedendo al Gazano di rivendicarne i frutti. Oltre alla licenza di celebrare ed alla rivendicazione della proprietà da fare al Gazano, si chiede di ordinare a detto “Gazano, per l’avvenire, di non pretendere i frutti di proprietà della capella, sotto pena arbitraria”, inflitta a discrezione dal vescovo stesso.
Il documento di cui sopra indicato, che risulta un foglio singolo, riporta senza ombra di dubbio la data del 1626 ed il nome Franc.o riferito al Gazzano. La vicenda non deve essere andata a buon fine per i Carbutesi in quanto in archivio sono presenti ulteriori documenti, datati 1676, che trattano la stessa vicenda. Quello che si evince è che la “querelle” si è protratta di padre in figlio: cinquanta anni dopo non si è risolta, ma invero è degenerata: oltre alla terra i Gazzano rivendicano anche la proprietà della cappella.
Anno 1676, marzo-aprile (serie di documenti)
Controversie con
Bernardo Gazzano circa la proprietà della cappella di San Bernardo in Carbuta
Copioso carteggio epistolare che continua a coinvolgere gli uomini di Carbuta, il Vicario Foraneo ed il Vescovo savonese per risolvere la decennale questione. Dopo mezzo secolo la questione è passata di padre in figlio: il Francesco del documento precedente risulta deceduto. Il detto Gazano di questi documenti diventa Bernardo (quondam, cioè fu Francesco) che viene accusato a sua volta di essersi impossessato (“… aspira usurparsi il sito che resta ai confini del molino da oglio della communità”) dal tempo in cui ne era procuratore, gestendolo di fatto per 30 anni. Viene riconosciuto che “…haveva piantato olive e vigna”, ma il ricavato non era destinato a lui ma “erano per opere di giustizia”. Si supplica il Vescovo di… “restar servito delegare persona ben vista che, visitando detto sito, con la sua autorità astringa (costringa) e compellisca (accusare in tribunale, citare in giudizio) il detto Gazano a rimetterlo di detta capella…”.
Giuseppe Testa