Liguria. Alle prossime regionali sarà decisiva l’astensione. Nel 2020 il candidato eletto (Giovanni Toti) ottenne 383.053. Primo candidato sconfitto (Ferruccio Sansa) 265.506 (10 candidati).
di Franco Astengo
LIGURIA- Regionali 2020: Elettori 1.304.604. Voti validi presidenti candidati 682.490 52,31%. Voti validi liste 626.425 48,01%
Politiche 2022: Elettori 1.195.266. Voti Validi 733.781 61,39%. Europee 2024 Elettori 1.305.235. Voti Validi 625.521 47,92%
Regionali 2015 : Elettori 1.357.540. Voti validi presidenti candidati 658.171 48,48%. Voti validi liste 539.250 39,72%
Politiche 2018 Elettori 1.229.500. Voti validi 860.592 69,99.
Europee 2019 Elettori 1.312.115. Voti Validi 742.915 56,61%. Distacco ( voti in cifra assoluta tra il candidato presidente eletto e il secondo candidato)
2015- Candidato eletto 226.710 primo candidato sconfitto 183.272 (8 candidati)
2020- Candidato eletto 383.053 primo candidato sconfitto 265.506 (10 candidati).
Quindi un rafforzamento del profilo bipolare (nonostante l’aumento delle candidature) e un allargamento della forbice tra il candidato eletto e il primo candidato sconfitto-
Dal punto di vista dell’analisi della partecipazione al voto comparata tra elezioni regionali, politiche e europee nell’arco degli ultimi 5 anni si può notare come la quota più bassa di partecipazione attiva con voto valido alle urne spetta alle liste circoscrizionali delle elezioni regionali, a dimostrazione di una maggior presa della candidatura singola alla Presidenza rispetto alle liste preparate dai partiti in un quadro di complessiva maggiore disaffezione al voto regionale.
Esiste quindi un tema di fondo per gli schieramenti: quello della scelta della candidatura a Presidente e, insieme, del tipo di schieramento con il quale “accompagnare” la candidatura stessa.
Le elezioni regionali liguri che si svolgeranno nel prossimo autunno a seguito degli eventi giudiziari che hanno indotto il presidente uscente a rassegnare le dimissioni saranno probabilmente decise dal livello di astensione in costante crescita.
Non ci saranno rendite di posizione, considerata la situazione in atto.
L’Ente Regione rimane un oggetto misterioso per la gran parte di elettrici ed elettori anche perchè il principale (e quasi esaustivo) fattore di “ricasco pubblico” rimane quello della crisi della sanità pubblica attribuita (giustamente) al favore che la Regione riserva alla Sanità Privata.
La situazione particolare di Liguria elezioni 2024 porta però alla necessità di impostare una campagna elettorale imperniata su :
a) dagli atti fin qui portati avanti dall’autorità giudiziaria appare rilevarsi il profilo di un vero e proprio “sistema di potere” collocato ben al di fuori da un contesto di esercizio della responsabilità democratica. Le scelte fin qui compiute dal Presidente della Regione Liguria nel corso del suo mandato hanno avuto l’evidente destinazione proprio del consolidamento di questo sistema di potere attraverso scelte di carattere corporativo sia sul piano economico sia sul piano delle destinazioni territoriali (ultima in ordine di tempo ma non ultima per importanza quella della destinazione della nave -rigassificatore a Vado Ligure);
b) Questo sistema di potere (da confermare giudizialmente ma ben presente sul piano politico) può sfruttare ( e fin qui ha sfruttato) il mutamento di natura dell’Ente Regione che proprio in Liguria ha assunto caratteristiche particolarmente spiccate. Attraverso l’elezione diretta del Presidente della Giunta (che poi mezzi di comunicazione di massa e giornali hanno facilonescamente definito “Governatore”) si è definita la fisionomia dell’Ente in soggetto di nomina e di spesa (anziché di coordinamento legislativo come stava nelle intenzioni di chi aveva proceduto a normare l’indicazione costituzionale);
c) In questo intreccio tra potere di nomina e potere di “elargizione di spesa” può diventare facile l’introduzione di un sistema di potere capace di connettere politica e affari in vari campi (per quel che riguarda la Liguria oltre al sistema infrastrutturale realizzato in particolare attorno al porto di Genova non può essere dimenticato il tema del rapporto pubblico/privato in sanità: tanto per fare soltanto degli esempi).
In sostanza ci troviamo di fronte ad una questione molto precisa riguardante il finanziamento privato dell’agire amministrativo a fronte di un esercizio di progettualità concordata: finanziamento poi traslabile ai soggetti che concorrono alla formazione della decisionalità e della rappresentanza politica e che rappresentano ormai un tutt’uno con i soggetti che esercitano l’attività amministrativa (sul piano istituzionale l’elemento appena descritto origina da due fattori: l’elezione diretta e la nomina della Giunta in campo al Presidente eletto direttamente. Annotazione questa che promuove una riflessione “in alto” rispetto al premierato e in “basso” rispetto all’evoluzione del meccanismo di elezione diretta dei Sindaci).
Per quanto descritto fin qui dalla Magistratura ci troviamo di fronte ad una faglia molto più sottile di quella classicamente rappresentata dalla dazione di tangenti che un tempo confluivano genericamente nello “scambio politico”: un filone del tutto interno al mutamento di indirizzo nella concezione di divisione del potere e di annullamento del confine “storico” tra il pubblico e privato.
La maggioranza uscente in Regione Liguria ha tentato di giocare questa carta di affiancamento della tecnocrazia con il populismo (cercando anche di portare questo schema, secondo la magistratura comune anche ad altre amministrazioni locali, a dimensione nazionale, ma il tentativo è fallito piuttosto miseramente (la lista Noi moderati promossa dal presidente della Regione Liguria e dal Sindaco di Venezia, anche lui in questo momento alle prese con iniziative della magistratura si è fermata nelle politiche del 2022 a 254.127 voti 0,90%.) Questo risultato è stato comunque -almeno in parte – alla base dell’isolamento che si è formato abbastanza rapidamente attorno al Presidente della Liguria, isolamento da collegare anche all’ostinazione nel difendere la vicenda del rigassificatore di Vado Ligure , vicenda che ha rivestito (e riveste) una funzione nodale anche sul piano politico.
Nel silenzio delle forze politiche la magistratura ha portato avanti l’ennesima azione sostitutiva della politica e questo fatto rappresenterà un fattore molto importante per determinare la crescita dell’astensione.
Le forze del centro – sinistra chiamate a presentare un’alternativa dovranno cercare prima di tutto di chiamare a raccolta i propri sostenitori “storici” attraverso una definizione molto netta dell’impianto progettuale tra pubblico e privato e nei riferimenti della dimensione territoriale tra Genova e il resto della Regione : è possibile che la vittoria di una candidatura o l’altra nella situazione attuale della Liguria si determini “in discesa”, tra che perderà meno voti rispetto alla diserzione dalle urne che tenterà molti.
Franco Astengo
2/PORTO DI GENOVA: LA COMPLESSITÀ’ DEGLI INTERESSI
di Franco Astengo
L’insieme di interessi che solleva l’attività del Porto di Genova rappresenta un tale elemento di complessità sul piano economico, amministrativo, politico da far risultare difficile l’affidamento a una matrice precisa del tema esplosivo della “questione morale” così come questa è sorta negli ultimi mesi.
Le forze politiche dovrebbero essere capaci di riconoscere come ci si trovi di fronte a una ridefinizione complessiva dei confini tra finanziamento della politica e ruolo dell’amministrazione.
In sostanza si è ritenuta giusta da parte dei protagonisti politici l’assunzione di provvedimenti ad hoc in cambio di finanziamenti a campagne elettorali e all’ordinario funzionamento di gruppi politici. Una codificazione collocata come evoluzione (per semplificare )del concetto di esercizio e risultato di un lavoro di lobbing posto in stretto rapporto con le necessità di funzionamento dell’amministrazione.
Toccherà alla magistratura sciogliere questo nodo esercitando la consueta funzione di supplenza nella riforma dell’agire politico che appare come una costante nel sistema italiano.
In sostanza ci troviamo di fronte ad una questione molto precisa riguardante il finanziamento privato dell’agire amministrativo a fronte di un esercizio di progettualità concordata: finanziamento poi traslabile ai soggetti che concorrono alla formazione della decisionalità e della rappresentanza politica e che rappresentano ormai un tutt’uno con i soggetti che esercitano l’attività amministrativa.
Ci troviamo di fronte ad una faglia molto più sottile di quella classicamente rappresentata dalla dazione di tangenti che un tempo confluivano genericamente nello “scambio politico”: un filone del tutto interno al mutamento di indirizzo nella concezione di divisione del potere e di annullamento del confine “storico” tra il pubblico e privato.
L’annullamento della distinzione tra pubblico e privato sembra proprio rappresentare la cifra distintiva di una nuova destra tecnocratica affiancata alla destra populista in modo da formare un blocco storico di una nuova “egemonia degli interessi” come è del resto ben dimostrato dalla vicenda delle ultime ore con la scelta a favore di un incarico (pare ben retribuito) dalla parte dei principali indagati nella vicenda in luogo dell’incarico di componente della direzione di un partito: storia che un tempo non avrebbe avuto alcuna ragion d’essere.
Se c’è un punto sul quale è possibile in questo caso una distinzione netta fra destra e sinistra riguarda l’annullamento della distinzione tra pubblico e privato che sembra proprio rappresentare la cifra distintiva di una nuova destra tecnocratica affiancata alla destra populista in modo da formare un blocco storico di una nuova “egemonia degli interessi privati e corporativi”.
Alla sinistra spetterebbe trovare la capacità di ritrovare lo spazio del pubblico e riferire ad esso una diversa “egemonia dell’interesse collettivo”