Alpi Marittime e Piemonte, ma non solo. Continuano a susseguirsi le segnalazioni di vipere e bisce ritrovate nei giardini abbandonati delle “ Case vacanze” , nei depositi esterni , nelle pietraie e nei i luoghi più impensati.
di Luciano Bona
I continui cambiamenti climatici hanno spinto vipere e bisce a trovare rifugio in case rurali abbandonate sempre più vicine a insediamenti civili e il risveglio delle vipere maschio, in questo periodo sono meno accorte ed è più facile incontrarle con il rischio di un morso improvviso in caso di movimenti errati.
Contrariamente a quanto si credeva fino a non molto tempo fa la vipera, il nemico numero uno dei turisti domenicali, la si può trovare ovunque ,dalla pianura ai luoghi umidi (sponde dei fiumi, risaie), dalla collina alla montagna ( alcuni esemplari sono stati rinvenuti anche ad alta quota ) e, cosa più grave, non è raro, come è stato segnalato in questi giorni, trovarla anche alla periferia dei centri abitati. Fino ad alcuni decenni fa l’ economia italiana, e in particolare del Piemonte, era basata sull’agricoltura, sulla silvicoltura e vi erano insediamenti umani un po’ ovunque e di conseguenza l’equilibrio naturale veniva mantenuto dalla presenza dell’uomo e degli animali domestici tenuti all’aperto ( galline, suini, tacchini) nonché dai falchi ed altri piccoli rapaci, naturali nemici delle vipere, ora quasi scomparsi.
Va ricordato che la vipera vive mediamente 25 anni e ogni anno può dare alla luce , a seconda della specie, da 2 a 20 viperini, favoriti dall’indiscriminata distruzione da parte dell’uomo dei molti nemici naturali. Nel nostro territorio sono quattro le specie di vipera: Vipera aspis (vipera comune), Vipera bernus ( marasso palustre) Vipera ammodytes (vipera del corno) e Vipera Ursini ( vipera dell’Orsini).
Vipera comune è quella maggiormente diffusa, predilige zone a scarsa vegetazione, pietraie dove le sia possibile scaldarsi al primo sole per la sua bassa temperatura corporea. Ricordiamo che la vipera, per la sua struttura particolare, è facilmente riconoscibile da una comune biscia: ha un tronco tozzo e robusto,coda breve con una strozzatura dalla cloaca in poi, testa piatta che si allarga a forma triangolare,squame piccolissime ed irregolari, occhio sempre a pupilla verticale ed infine bocca molto più ampia in proporzione alla testa.
Si raccomanda di non raccogliere istintivamente ogni cosa da terra: prima di qualsiasi operazione smuovere le erbe e le pietre con un bastone per allontanare ogni possibile minaccia. Ispezionare attentamente il luogo in cui ci si desidera sedere. Non mettere le mani sotto rocce, sassi o dentro le fessure del terreno. Prestare attenzione quando ci si disseta ad una fontana o si cammina su una pietraia,non fidarsi mai delle apparenze, è controproducente pensare che in ogni caso fuggano, dato il notevole incremento sono diventate più aggressive.
In montagna calzare stivaletti o calzettoni di lana pesante, lungo i sentieri camminare con passo cadenzato e pesante, battere i cespugli, le erbe alte e i rovi con bastoni, non appoggiarsi sui tronchi coperti di fogliame , dopo un riposo sull’erba scuotere con energia gli indumenti prima di indossarli. Non lasciare gli automezzi con le portiere aperte e, prima di dissetarsi ad una fontana o fermarsi nei pressi di un casolare abbandonato , fare una preventiva esplorazione.
Qualora vi trovaste davanti ad una vipera evitate di schiacciarla con un piede e, se siete costretti a colpirla, fatelo con un bastone tenendovi a distanza di sicurezza. A volte , pur con tutte le precauzioni, può succedere di essere morsicati, il morso della vipera è facilmente riconoscibile da due piccoli fori a distanza di 8 -10 mm ed è caratterizzato da un vivo dolore con rapida comparsa di una dura tumefazione e, quando il veleno entra in circolo, conati di vomito, diarrea e dolori addominali.
L’infortunato deve essere sdraiato e mantenuto tranquillo per evitare che compia qualsiasi movimento, che velocizzerebbe la distribuzione del veleno nell’organismo. Chiamare i soccorsi senza ritardi Non incidere la zona interessata dal morso (rischio di diffondere il veleno per via ematica) Assolutamente non succhiare il sangue dalla ferita con la bocca per evitare che anche il soccorritore assuma a sua volte del veleno attraverso microferite in bocca che spesso non sappiamo nemmeno di avere. Non posizionare laccio emostatico (inefficace e dannoso) Eseguire un bendaggio linfostatico Mantenere la calma e non far agitare il paziente (i movimenti facilitano la diffusione del veleno. Non somministrare siero antivipera (oltre ad essere inefficace dopo poco tempo fuori dal frigorifero, comporta elevato rischio di reazioni anafilattiche anche mortali). Immobilizzare il paziente (se l’arto è immobile si ritarda la diffusione del veleno). Sulla zona del morso può essere applicato del ghiaccio. Si possono somministrare all’infortunato bevande eccitanti come tè o caffè lungo che contiene più caffeina perché aiutano ad evitare un pericoloso calo pressorio.
Luciano Bona