Giancarlo Zunino, avvincente racconto di un albergatore di Spotorno che non andrà mai in pensione. Annunciata la settimana scorsa da queste colonne, con la rilettura a ritroso di ‘Spotorno attraverso SPOTORNO Fogli d’album’.https://trucioli.it/2024/06/27/spotorno-fogli-dalbum-come-mantenere-viva-la-memoria-del-passato/
di Ezio Marinoni
Giancarlo Zunino personaggio savonese. Fa parte della storia di Spotorno e della sua ricettività alberghiera locale. Non solo.
Classe 1948, nasce a Spotorno, in una famiglia popolare: il papà è ferroviere, con la mansione di guardialinee, mentre la mamma fa servizi domestici presso privati.
Nel 1952, per motivi di lavoro, la famiglia Zunino, con un altro fratello che è scomparso troppo giovane, si trasferisce a Loano, dove abita in un casello ferroviario tuttora esistente, di rimpetto a Monte Carmelo.
Nel 1959, Giancarlo inizia a lavorare da Rino, a Loano, esercizio ancora tuttora attivo, fra lungomare e “budello”, di quella località. Giancarlo è nel laboratorio, il fratello al bar, si fanno quattro stagioni, in un periodo di crescita e boom economico.
Giancarlo va anche a scuola, si diploma perito elettrotecnico, ma non userà mai quel titolo, se non per le competenze richieste nel successivo lavoro di gestore di locali ed albergatore.
E tutto inizia nel 1962, dove era già iniziato, vale a dire nella vecchia casa di famiglia degli Zunino, a Spotorno, in Regione Serra (oggi via Serra). Il papà e lo zio avviano l’attività alberghiera, con 24 camere.
Una parentesi della vita, senza smettere di fare l’albergatore, lo vede Sindaco di Spotorno, dal 1999 al 2004, e membro dei consigli d’amministrazione dell’attuale Fondazione De Mari e poi della Cassa di Risparmio di Savona.
Incontro Giancarlo Zunino nella hall dell’albergo che porta il nome della sua famiglia da oltre sessant’anni, seduti a un tavolino, fra ospiti che entrano ed escono in un pomeriggio inoltrato, sotto lo sguardo attento di Giorgia, nuova addetta alla reception.
Con la sua calma, lui inizia il racconto di una stagione epica del turismo, che lo ha visto e lo vede tuttora svolgere un ruolo da protagonista e testimone dei tempi. Per non dimenticare.
«Nel 1973 mi sono sposato, e il 13 dicembre di quell’anno ho avviato “Il Cantinone”, 80 posti soltanto per la cena. L’anno dopo organizzavamo cene – cabaret rinomate in tutto il Ponente, che duravano fino a notte inoltrata. Abbiamo avuto ospiti i fratelli Santonastaso, Gigi e Andrea, Nanni Svampa e Lino Patruno, solo per dirne alcuni, e abbiamo vinto un premio organizzato dal quotidiano “La Stampa”. Nel 1980 abbiamo festeggiato il Capodanno con I Gatti di Vicolo Miracoli!»
Ci sono state altre esperienze turistiche, in quello che si può definire un periodo d’oro?
«Nel 1978 nasce “Cantinone Mare”, che replica l’esperienza del precedente locale in ambiente balneare. Ci si voleva divertire, erano gli anni del disimpegno, i clienti cercavano novità e noi abbiamo sperimentato. Luciano Rossi e Fabio Concato sono passati dal locale, per una clientela di alto livello.»
A Spotorno, che cosa rappresenta l’Isola di Liguria, o di Bergeggi?
«Con mio fratello ed un amico, abbiamo comprato l’isola da Piero Tizzoni, che ha creato l’insediamento di Torre del Mare. Abbiamo illuminato l’isola di notte per i clienti dell’albergo, vi abbiamo installato un guardiano, arredato la casa che poi non ha avuto una buona sorte, pensavamo di celebrarvi eventi in un luogo da favola. Nel 1990 l’ho concessa in comodato gratuito al Comune di Bergeggi per realizzare l’Ente Parco a gestione dell’isola.»
Lei crede al Paradiso, al punto che ne ha creato uno in terra per sua figlia?
Sorride alla mia domanda, prima di rispondere.
«Questo sogno nasce nel 1999, sul territorio di Noli, al confine con Spotorno; parte come ristorante con camere, con l’idea di creare una boutique – hotel, con 7 suites. L’ho fatto a misura d’ambiente, un piccolo borgo inserito nel contesto che lo circonda, nel quale oggi vivono centinaia di animali in libertà. Lo abbiamo usato anche per ricevimenti, fino a tutto il 2019, il covid ha cambiato la situazione ed oggi accoglie un turismo con esigenze diverse da quello che frequenta il litorale.»
Ha qualche rimpianto?
«Spotorno è rimasta quella che era, senza attrattive per il turismo, che sia di massa o di élite. La concezione moderna del turismo richiede servizi e infrastrutture, che qui non si sono create.»
La soddisfazione più grande?
«Il lavoro ha pagato, tanti alberghi hanno chiuso ed altri continuano a chiudere, l’Hotel Zunino è ancora qui, si continua ad investire: il risultato sono le sei recenti camere “de luxe” al terzo piano, ciascuna con terrazzino e un colore diverso all’interno, e l’area solarium sul tetto.»
Quanti cambiamenti ha visto accadere in questo fabbricato?
«Era la nostra casa, è diventato un albergo, si è man mano adeguato alle esigenze della clientela. Un paio di foto appese alle pareti raccontano questa storia, in questo momento noi siamo seduti dove un tempo c’erano l’orto e il pergolato.»
Ogni mattina, prima delle sette, Giancarlo Zunino è qui, nella sua creatura in perenne divenire, capitano di una nave che dà lavoro a tredici persone (fra cui Angelo, Stefania e Chiara, a rotazione in sala da pranzo), da oltre sessant’anni lanciata nel mare aperto della ricettività alberghiera.
E io penso che quest’uomo non ha nessuna intenzione di riposarsi, albergatore che non andrà mai in pensione.
Ezio Marinoni