A parte Noli, una città che amo molto è Napoli. Dovevo andarci ad insegnare, poi la cosa non si perfezionò, e mi è rimasto un po’ di rimpianto.
di Massimo Germano
C’è chi dice che la radice greca dei nomi Noli e Napoli sia la stessa, ”nea polis”, ciò e nuova città. Per Napoli l’origine è certa e risale alla notte dei tempi.
Per Noli l’ipotesi è controversa, ma a me l’idea che Noli sia stata rifondata in epoca Bizantina da foresti perseguitati in cerca di rifugio `e sempre piaciuta molto.
Difficile pensare a due luoghi cosìı diversi. Severa, chiusa Noli, dominata dall’alto dal suo antico Vescovado, antica repubblica marinara, ci parla di Dante, del suo Purgatorio, in lei cercò rifugio Giordano Bruno. Fu la culla di scopritori audaci come Anton da Noli e conservò gelosamente per quasi mille anni la sua sofferta indipendenza. Napoli, anch’essa città di mare e antica repubblica marinara, vide poi sfilare Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi.
All’apparenza festosa e disincantata generò pensatori profondi come Giambattista Vico e Benedetto Croce. Una affinità profonda tra le due città `e l’amore per la musica. Nel bel volume ”La cultura musicale a Noli”, edito nel 2007 a cura della locale Fondazione Culturale S. Antonio, si racconta la storia delle due Bande locali, la ”Filarmonica Amici dell’Arte” e la ”Cau de Noi”.
Ricordo una sfilata di quest’ultima a Torino. C’eravamo tutti, applaudivamo con orgoglio, tutti si chiedevano da dove veniva quel complesso così divertente e originale da oscurare bande musicali ben pi`u famose della loro. Agitavano strumenti strani, alcuni di cartapesta, avevano delle simpatiche majorettes e dei costumi variopinti, indovinatissimi.
La musica `e una cosa strana, evolve nel tempo, si va dal canto gregoriano al rap, dal pianoforte alla grancassa, unisce tutti nella meditazione più profonda e nella pi`u allegra diversità, ognuno a suo modo. Io amo gli strumenti semplici, flauto, chitarra, mandolino. Nel nuovo mondo della musica elettronica i primi due si difendono bene, il terzo un po’ meno, anche se coltivato da veri maestri come il savonese Carlo Aonzo.
Sfogliando il libro sopra citato guardo con nostalgia una foto della vecchia Noli. Al centro un flauto, ai lati chitarre e mandolini che lo accompagnano. Tutto è passato, ma chissà che in qualche soffitta non ci sia ancora qualcuno di quei vecchi strumenti che aspetta solo di essere riaccordato a dovere, e rivivere.
Massimo Germano