Parla Giorgio Calabria, spirito libero e segretario di Savona della Lega per Salvini. ‘Autonomia e non solo. A Savona restano alcune criticità, tipo l’accosto della Nave Golar Tundra’.
di Gianfranco Barcella
E’ risaputo che lei sia stato il primo, e uno dei pochi, nel Centrodestra ad opporsi nettamente al progetto di collocare la Golar Tundra a pochi chilometri dalla costa savonese; vuole spiegare le sue motivazioni?
“Certamente; intanto faccio una premessa per spiegare il tipo di sensibilità mia, rispetto a questo tipo di progettualità. Nel corso della mia vita professionale come uno dei responsabili dell’Ufficio Patrimonio, Espropri della Direzione 1° Tronco Aspi di Genova, ho acquisito una certa dimestichezza con progetti come questo per l’attraversamento di infrastrutture con condotte Snam. Da questa esperienza professionale ho acquisito una consapevolezza sulla criticità e le precauzioni per la sicurezza, ma soprattutto come politico del territorio ho maturato un’altra particolare attenzione negativa sull’ambiente e sull’economia turistica”.
Allora mi spieghi brevemente quali criticità tecniche intravede nel progetto?
“Soprattutto è rilevante il problema della collocazione in mare, in un sito dove per le caratteristiche della profondità dei fondali, a pochi chilometri dalla costa, risulta evidente l’inopportunità dell’ancoraggio della Golar Tundra. E’ netta la differenza di valutazione sull’opportunità di ancoraggio della nave rigassificatrice con quella dei tecnici della Snam ed i suoi dati portati a sostegno della sicurezza dell’operazione che si riferiscono ad ipotesi con l’impianto, collocato o in equivalenti siti stabili come l’attracco ad una banchina portuale, o posizionato a oltre 18 km dalla costa come a Ravenna”.
Ritiene, come già accennato in precedenza, che vi siano anche criticità di ordine ambientale ed economico?
“Certamente, e qui va dato atto ai comitati ambientalisti di aver preso una forte opposizione, non ci vuole molto per comprendere che si andrà a compromettere una parte di ambiente dal valore naturalistico e paesaggistico incomparabile. Il pericolo è che possa andare irrimediabilmente compromesso”.
In ultimo, lei è il Segretario di Savona. Come concilia la sua posizione con quella del suo partito a livello regionale e nazionale?
“Molto semplice; come molti sapranno, la prima linea guida del Leghismo è la tutela e lo sviluppo del territorio, è quindi è mio dovere, oltre chiaramente le mie convenzioni tecniche , fare tutto il possibile per salvaguardare il destino del territorio, senza peraltro, assumere posizioni pregiudizialmente <negazioniste>, contro ogni progettualità, ma qui proprio sta il punto. Ci sarebbe da discutere per ore sulla validità di una scelta progettuale <impiccata> ai rigassificatori. Avrebbe avuto una sua logica in fase emergenziale. Ad oggi bastano ed avanzano i tre già in funzione e quello collocati con ampie garanzie a Ravenna, Porto Tolle e Porto Empedocle, mentre sarebbe foriera di un <disastro economico e geopolitico> quella di un improbabile Hub europeo del Gln. Qui appaiono anche contraddittorie le posizioni sia della stessa ENI, attore principale, sia del Governo, rispetto ad un attivismo sospetto del Commissario e dei politici con collocazioni partitiche precise”.
Pertanto lei teme che questa posizione intransigente del Commissario possa danneggiare elettoralmente per elezioni di ambito locale, cioè amministrative, il centrodestra?
“Guardi, io naturalmente ho il polso del <sentiment> dell’elettorato del Centro Destra a Savona e le posso assicurare più di un disagio in questo senso. Ricordo che quasi tutte le amministrazioni rivierasche hanno votato unanime, destra e sinistre a difesa del territorio, difesa che non ha niente a che vedere con la banalità del Nimby.p”.
Uno degli obiettivi dell’azione politica della Lega Nord, è sempre stato il federalismo. Può tracciarne le caratteristiche generali ?
“Mi rifaccio all’idea federalista di Carlo Cattaneo che era impostato su un forte pensiero liberale e laico. All’alba dell’Unificazione Italiana, Cattaneo era fautore di un sistema politico, basato su una confederazione di Stati Italiani sullo stile della svizzera, il Sunderbund. Egli infatti, avendo stretto amicizia, da vecchia data, con intellettuali e politici ticinesi, aveva ammirato nei suoi viaggi l’organizzazione lo sviluppo economico della Svizzera, conseguenti a tale forma di governo dell’aggregazione. Per Cattaneo scienza e giustizia devono guidare il progresso della società e tramite il loro apporto, l’uomo deve comprendere l’assoluto valore della libertà di pensiero. Il progresso umano poi, non dev’essere solo individuale ma collettivo, attraverso il continuo confronto con gli altri, pertanto proprio attraverso la partecipazione alla vita politica che edifica la società. Uno dei suoi più noti aforismi recita così: “Sono gli uomini che scandiscono le tappe del progresso. Gli uomini primitivi si sono associati per istinto. La società è un fatto antropologico necessario, permanente ed universale…”. In estrema sintesi le menti individuali si sono associate per necessità dando origine ad un effettivo <federalismo delle intelligenze umane>. Riflettiamo su un concetto attualissimo: più scambio e confronto ci sono, più la singola intelligenza diventa rispettosa delle altre, permettendo la formazione (o la conferma), della società del rispetto: i sistemi cognitivi dell’individuo devono essere aperti; bisogna essere sempre pronti ad analizzare nuove verità. Cattaneo è stato un convinto relativista . Così come le intelligenze si sono federate, lo stesso devono fare gli Stati Europei che hanno interessi di fondo comuni; attraverso il federalismo. I popoli possono gestire più correttamente la gestione della cosa pubblica e e dell’intera società. Il popolo deve tenere le mani sulla propria libertà; non deve delegare le proprie libertà ad un altro popolo lontano dalle proprie esigenze, pertanto il federalismo si presenta come netto rifiuto del colonialismo. La libertà economica è fondamentale per Cattaneo, è la prosecuzione della libertà di fare. “La libertà è una pianta dalle molte radici” e le radici non vanno tagliate, altrimenti la pianta muore. La libertà economica però necessita di uguaglianza di condizioni, la disparità ci saranno ma solo dopo che tutti avranno avuto la possibilità di confrontarsi e compiere il loro progetto di vita. Il concetto della <parità di condizioni di partenza> favorisce il processo di unione tra diversi Stati (i soggetti federali) facendo loro mantenere in determinati settori le proprie le leggi particolari, nella condivisione di una Costituzione e di leggi promulgate dal Governo Comune. L’unicum che si viene a generare è la federazione, e presenta due livelli di divisione costituzionale dei poteri distinti tra loro; pertanto sia il governo centrale sia i singoli Stati Federati hanno sovranità nelle rispettive competenze. Caratteristica peculiare del federalismo economico è il decentramento della gestione pubblica, in cui si dovrebbe attribuire ai singoli enti locali una maggiore autonomia nella raccolta delle imposte e nell’amministrazione delle proprie entrate e delle spese. Il controllo deve essere esercitato da un potere giudiziario indipendente, necessario per evitare o correggere ogni atto legislativo incongruente con la Costituzione”.
Segretario, ad oggi a che punto siamo, di questo cammino?
“Il disegno di legge per l’Autonomia Differenziata, preparato dal Ministro Calderoli ha intrapreso un lungo percorso verso la sua attuazione che dovrebbe concludersi a fine anno, dopo diversi passaggi di governo (Consiglio dei Ministri), Parlamento, Conferenza Unificata Stato-regioni e Regioni. Per la precisione si parte con l’approvazione del consiglio dei Ministri poi si passa, alla Conferenza Unica che si esprimerà sulla legge, così si ritorna al Consiglio dei Ministri per il via definitivo, per poi passare al Parlamento dove la legge segue il consueto iter di approvazione e inizia una interlocuzione con la Cabina di Regia che deve stabilire i LEP (i livelli essenziali di prestazione), si determinano le materie a cui applicare i LEP e si definiscono costi e fabbisogni standard. Tutto poi deve tornare al Consiglio dei Ministri che emanerà per ogni LEP un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dovrà avere l’intesa con la Conferenza Unificata e passare successivamente alle Camere e poi alle Regioni per una intesa in Consiglio dei Ministri che dovrà avere l’intesa con la Conferenza Unificata e passare successivamente alle Camere e poi alle Regioni per una intesa in Consiglio dei Ministri, valutata da Ministri Competenti, a questo punto si aprirà il negoziato Governo-Regioni con l’approvazione preliminare del Consiglio dei Ministri. Su questa intesa dirà la sua, la Conferenza unitaria per passarla alle Camere. Infine il Governo siglerà l’intesa definitiva , che approvata dalle singole Regioni tornerà al C.d.M. Dove si approverà la legge. L’autonomia differenziata intende trasferire funzioni e competenze definite dagli art.116 e 117 del Titolo V della Costituzione. Tutto parte dalla riforma del Titolo V da parte del governo D’Alema nel 2001 che prevedeva la facoltà di attribuire alle Regioni che ne facessero richiesta, ulteriori forme di Autonomia Differenziata su 20 materie di potestà legislativa concorrente e 3 di potestà legislativa statale (art.117, comma 3 e 2).
Può dettagliarle?
Le 20 materie riguardano: i rapporti internazionali con la UE, il Commercio Estero, la Tutela e la Sicurezza sul Lavoro,l’Istruzione, le Professioni, la Ricerca scientifica e tecnologica, la Tutela della Salute, l’ Alimentazione,l’ Ordinamento sportivo,la Protezione Civile, il Governo del Territorio, i Porti e gli Aeroporti, le Reti di Trasporti e della Navigazione,la Comunicazione in generale, l’Energia, la Previdenza complementare ed integrativa, il Coordinamento della finanza pubblica e il sistema tributario, la Cultura e l’ Ambiente, le Casse di risparmio, gli Enti di Credito Fondiario operaio a carattere regionale.
Le tre funzioni di potestà legislativa statale sono: giustizia e pace, tutela dell’ambiente, norme generali sull’istruzione. Per ciascuna delle 23 materie o funzioni amministrative si dovrà fare una ricognizione del quadro normativo al fine di determinare la spesa storica, sostenuta dallo Stato nell’ultimo triennio per ciascuna funzione. Si tratta di superare la Spesa Storica per la definizione dei Costi e Fabbisogni standard. Si apre qui il discorso per il finanziamento delle funzioni da parte delle Regioni richiedenti, risorse definite da una Commissione paritetica Stato-Regione, tramite la compartecipazione al gettito di più tributi erariali del territorio (art119, comma2), Per questo motivo lo Stato deve subordinare l’attuazione della Autonomia Differenziata alla definizione dei LEP, definizione che spetta allo Stato, essendo questi diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio. Purtroppo la definizione dei LEP, era stata già prevista anche dalla legge n° 42 del 2009, cioè quella del Disegno di Legge per l’attuazione del Federalismo Fiscale, ma per i noti fatti, naufragò insieme a tutta la legge”.
Proseguendo su questa strada non si rischia di giungere ad uno squilibrio economico fra Stato e Regioni e di aumentare il debito pubblico?
“Ora per la copertura dei LEP, bisogna considerare che essendo minori le entrate dello Stato, per le trattenute dalle Regioni che richiedono l’Autonomia Differenziata e non potendo lo Stato aumentare le tasse oppure il debito pubblico e diminuire la spesa pubblica, evidentemente la Perequazione, cioè il riequilibrio per tutte le regioni dei LEP, deve essere per forza ottenuta con il contributo delle Regioni ad Autonomia Differenziata. Per coprire le spese che la gestione delle nuove materie e funzioni, le Regioni richiedenti dovrebbero poter utilizzare quello che viene definito, anche se impropriamente, residuo fiscale. Infatti il Veneto, per esempio, nel suo referendum sulla Autonomia Differenziata nel 2017, richiedeva la trattenuta del’80/90% del gettito fiscale (IRPEF IRES, IVA). Resta comunque, aldilà della sua costituzionalità, anche il problema che la redistribuzione fiscale avvenga a tutt’oggi, dallo Stato verso l’individuo e no da Stato e Regione”.
Mi pare che su questa strada ci si stia già incamminando, anche un mezzo a mille difficoltà di bilancio
“ Sì ma appare evidente, che per poter sfruttare il dettato istituzionale, sia necessario tornare al quadro d’insieme della legge per il Federalismo Fiscale, e cioè che a seguito di una parziale maggiorata quota di trattenuta della fiscalità generale, le Regioni richiedenti l’autonomia differenziata, debbano impegnarsi con quote proprie a colmare le minori risorse statali per garantire i LEP. Infatti secondo le stesse motivazioni la legge Calderoli per l’Autonomia Differenziata, propone con questa, la piena soddisfazione dei diritti a livello territoriale e la valorizzazione delle potenzialità proprie dell’A.D. Territoriale senza, per questo, provocare nessuna divisione del Paese, in regioni di serie A e di serie B, contraddicendo chi parla di Secessione dei ricchi e secessione pssiva. Infatti per quanto previsto dall’art 119, comma 3, la previsione di un Fondo di Perequazione, adottato fra tutte le regioni, serve appunto come detto prima, a garantire la copertura dei LEP, causata dai minori introiti statali. Tutto questo porterebbe ad una maggiore efficienza istituzionale e maggiore opportunità per i cittadini di verificare le capacità gestionale del Governo Regionale.
Gianfranco Barcella
NOTA DI TRUCIOLI.IT- VEDI L’INTERVISTA DI GIORGIO CALABRIA DEL PRIMO MAGGIO 2023 PER LA STAMPA PARLAMENTARE A FIRMA DI ANTONIO ROSSELLO ………