Ha avuto gli onori e le manifestazioni di stima, di affetto e ringraziamento per la sua opera pastorale. Per l’esempio di rettitudine e spirito di iniziativa che l’ha sempre animato. L’amore e la passione per l’educazione giovanile. L’aiuto ai meno abbienti, agli ultimi. Progetti realizzati, concretezza, coerenza. Era tutto questo e molto altro monsignor Mario Ruffino.
Solenni, molto partecipati e persino ‘coreografici’ u funerali prima nella cattedrale di Albenga e successivamente nel pomeriggio nella sua cara ed indimenticata parrocchia di Oneglia. E’ qui che ha voluto essere sepolto dopo aver provveduto a far restaurare la cappella mortuaria di un parrocchiano con il quale aveva condiviso le sue ultime volontà. E’ a Oneglia che pochi giorni prima aveva ancora parlato con conoscenti e nulla lasciava presagire che il Signore l’avrebbe presto ‘chiamato’. Lo piangono e lo ricordano anche la popolazione di Alto (CN) dove nella stagione estiva si recava con i giovani e celebrava la Santa messa all’aperto, con una suggestiva cerimonia che coinvolgeva anche le famiglie presenti.
Per chi, come noi, ha trascorso 8 anni di vita insieme nel seminario di Albenga può testimoniare dell’allora giovane seminarista. Lui entrato con il primo anno di liceo, io con la frenza della prima media, 11 anni compiuti. Allora eravamo 54 seminaristi, dalla medie alla Teologia, alla vestizione (in quarta ginnasio), al suddiaconato, al diaconato. Altri tempi da apparire secoli fa. Il seminarista Ruffino che con l’ingresso nella classe di Teologia diventerà il cerimoniere (ufficiale) della cattedrale e delle solennità celebrate alla presenza del vescovo, allora mons. Raffaele De Giuli. Un ruolo non facile quello del cerimoniere perchè deve imparare a memoria e ‘dare ordini’ in latino alla varie funzioni religiose, dall’inizio alla fine e non solo quanto riguarda il vescovo, anche gli altri celebranti presenti nel sancta sanctorum. E la sorte del seminarista ha voluto che Ruffino avesse un suo vice, il ginnasiale Luciano Corrado che lasciato il seminario ha intrapreso la strada del giornalismo, giovanissimo redattore del Secolo XIX e da pensionato coordinatore tra i volontari di questo blog.
Cronaca locale e social hanno descritto il percorso sacerdotale di don Mario, noi riproponiamo quanto già scritto in passato su Trucioli.it. del 29 marzo 22018 con 1525 visualizzazioni. E il 5 aprile 2018 (Grazie don Ruffino, ti ricordo da seminarista…..). Ci piace ricordare che all’epoca i seminaristi appartenevano a famiglie assai modeste, contadini, muratori, mezzadri, pastori, operai. Si distingueva, tra tutti, proprio Mario che apparteneva ad una famiglia agiata di Bagnasco, mamma insegnante, papà veterinario. Un ceto sociale che Mario non ha mai fatto pesare se non quello che non partecipava alle partite di calcio ed indossava una talare di stoffa ‘pregiata’.
ARTICOLO DEL SECOLO XIX E LA STAMPA -IMPERIA
Gianni Cenere: “Ciao, Don Mario Ruffino! Mi fa piacere ricordarti così! (23 gennaio 1963)”