Savona personale di pittura di Gianfranco Barcella alla sala mostra della Curia Savonese dal 14 al 30 ottobre 2023. Esposizione di dipinti ad olio, tecnica mista, pastelli e carboncini.Pictura est illuminationes.
di Gianfranco Barcella
L’arte è sempre stata un messaggio di vita ma nel Medioevo. La pittura era concepita come una illuminazione divina e la bellezza una sorta di catechismo. Resta il fatto che la bellezza di Natura rispecchia ancora oggi, per alcuni, lo splendore del volto di Dio. Ci fa sentire in armonia con il creato e colma il nostro cuore con un sentimento che inclina alla bontà. Per questo occorre educare i giovani alla bellezza ed alla sua contemplazione. Le opere d’arte sono finestre aperte verso il cielo.
Pensiamo alle icone, esempio emblematico, in tal senso. L’artista ha la facoltà di imprigionare la luce della bellezza, di custodirla nell’anima per poi restituirla ai fratelli. Per dirla con Paolo VI nella Sua famosa lettera agli artisti:<l’artista riesce a comunicare con il sentimento ciò che il pensiero non riesce ad esprimere>. Papa Francesco nell’ultimo discorso agli artisti ha affermato: “L’artista è colui che alza la vela per raccogliere lo spirito dell’uomo e condurlo verso l’Eterno”.
Romano Guardini scriveva che lo <stato in cui si trova l’artista mentre crea è affine a quello del fanciullo e pure del veggente> (“L’opera d’arte” Brescia) E ancora:< L’opera d’arte apre uno spazio in cui l’uomo può entrare, in cui può respirare, muoversi e trattare le cose e gli uomini fattisi aperti>. Sì l’artista è un bambino che si muove nello spazio dell’invenzione, della novità, della creazione, del mettere al mondo qualcosa di nuovo che prima si era mai visto. Facendo questo smentisce l’idea che l’uomo sia un essere per la morte.
L’uomo deve fare i conti con la sua mortalità, è vero, ma non è un essere per la morte, bensì per la vita. Una grande pensatrice come Hannah Arendt affermava che il proprio dell’essere umano è quello di vivere per portare nel mondo una novità. La creatività dell’artista sembra così partecipare della passione generativa di Dio. Quella passione con la quale Egli ha creato. Per questo Guardini dice anche che gli artisti sono un po’ come i profeti perché sanno guardare le cose sia in profondità che in lontananza, come sentinelle che si stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze.
L’arte fino al Novecento è sempre stata legata all’esperienza della bellezza ed io lì mi sono fermato nella mia ricerca personale. Simone Weil scriveva “La bellezza seduce la carne per ottenere il permesso di passare fino all’anima” (<L’ombra e la grazia> Rusconi). La bellezza suscita sempre piacere! Già Platone diceva che la bellezza è riflesso del divino, e la divinità è cognizione della bellezza stessa. Infatti la bellezza è anche strumento per raggiungere la perfezione. Chi contempla un’opera di bellezza comincia l’ascesa verso una condizione di ineffabile armonia.
Ma un’opera d’arte deve essere innanzitutto poesia del colore, della materia e del segno per emozionare! L’arte deve dunque ritornare a testimoniare la verità della bellezza, certamente illusoria ma necessaria all’uomo che ha bisogno di credere in qualcosa di diverso dal mondo reale che pare votato alla dissoluzione. Deve essere orientata da questa tensione verso una sublime armonia per dimenticare il misfatto della morte che pare la fine d’ogni <divina proporzione>.
La bellezza è l’orizzonte comune dei cittadini del mondo, universale consolazione per tanti orrori e tristezze che lo popolano ma anche svelamento della realtà come apparizione luminosa della vita che si compie quale miracolo di felicità quando incontra l’incarnazione dei più sublimi valori umani. Il pittore deve colmare l’orror vaqui impresso sulla tela bianca, simbolo del nostro intimo, con i colori delle meravigliose visioni di natura.
Basta con la pittura-spazzatura! L’opera d’arte deve essere specchio di bellezza in cui riflettersi con uno sguardo proiettato nell’infinito. La bellezza crea, nell’inquietudine continua, il desiderio di rinverdire la vita per non morire invano. Mai più, a mio modesto avviso, si dovrà concepire un orinatoio o un escremento come opera d’arte perché sono l’antitesi dell’ideale aristocratico della bellezza che nutre la realtà con l’eterno alimento della luce. Il figurativo può dissolversi nella ricerca dell’invisibile ma il pittore deve ricordare che il mistero della vita si mette a nudo nella bellezza di natura. Il gusto comunque deve ritornare a diventare arbitro dell’arte (borghese), sempre fedele allo spirito creatore di meraviglie e non soltanto di banali idee concettuali.
La bellezza nutre il cuore con sempre nuove energie di vita e contribuisce a creare la civilisation du pleisir. Ogni giorno dunque beviamo un sorso di bellezza, sgorgata dall’arte, per costruire una civiltà nuova, come già sosteneva Freud. Se l’arte non si apre al mistero della bellezza resta solo un inutile artificio. Solo la bellezza può orientare verso un destino di felicità e consolare in uno stato di infelicità; ed in suo nome deve ritornare ad essere <sentimentale>. L’artista deve ricominciare ad essere creatore e non semplice espositore di oggetti di uso comune. Deve ritornare in campo l’artista, incarnazione del buon gusto, capace di orientare l’arte come una testimone dell’amore per la bellezza perché dipingere è e del talento di buon gusto. Essenzialmente deve servire innanzitutto, proprio la bellezza. Non importa cosa si dipinge: l’importante è che lo si renda bello! Non è vero che tutto possa essere arte, come disse Andy Warrol ma solo l’incarnazione della bellezza che aspira all’armonia delle forme e dei colori, animati dalla sostanza della poesia può aspirare a divenire arte. E solo il tempo farà da discrimine perché l’arte vera è quella che consacra la bellezza oltre il potere di consunzione delle ore.
Per fortuna, nel regno della mente, l’arte resta creazione dell’individuo per l’eternità, libera da ogni tradizione ma con il compito perenne di far avverare il miracolo della bellezza e fecondare ogni spirito come nuovo germoglio di vita. L’arte astratta, pop, concettuale ed in genere tutta l’arte del’900 ha tradito questo questo mandato, mostrando prima di tutto il narcisismo puro dell'<artista>.
In quest’epoca della post verità, del pensiero debole, nella quale ci si affida solo all’interpretazione dei fatti e non a valori assoluti e l’uomo esercita al massimo l’arte del dubbio per fortuna ci resta il mondo della bellezza in cui trovare rifugio. Molte volte mi sono sentito alla periferia della vita come ripagato dalla vita stessa con una moneta falsa dall’arte ho trovato solo giovamento perché è riuscita a sublimare anche il mio dolore.
Solo con la conoscenza della bellezza, la vita prende il volo con le ali aperte verso l’infinito di luce. “L’arte è una lunga pazienza perché è una continua ricerca”, sosteva Flaubert ed <aiuta a trasformare il nostro fango in oro>, affermava Nietzsche.
Ancora oggi sono tentato di affidarmi ad Hegel che denunciava il male come motore della storia ma poi ritorno all’arte con i suoi magici segni che mi indirizzano verso la meta sublime della bellezza ed oriento lo sguardo verso l’atlante delle stelle che mi indicano verso un cammino di luce. E dunque deve prevalere alfine il ruolo catartico dell’arte che svolge una preziosa funzione liberatoria e nel contempo educativa. Shopenhauer affermava: “L’arte è liberazione dal dolore quando noi stessi la produciamo, oppure se la osserviamo ed ascoltiamo il messaggio dell’artista”. Ed il messaggio è sempre e comunque di vita!
Gianfranco Barcella