Non capita spesso di leggere un post della pagina Facebook di un professionista vero della politica locale e regionale che informa quanto sia stata partecipata di autorità la festa padronale di Sant’Antonio da Padova nella frazione Vecersio di Castelvecchio di Racca Barbena.
ANGELO VACCAREZZA – CASTELVECCHIO FESTEGGIA S. ANTONIO DA PADOVA
“Sono a Vecersio, frazione di Castelvecchio di Rocca Barbena, ospite dell’amico Sindaco Marino Milani, insieme al Presidente della Provincia Pierangelo Olivieri, al Prefetto il Dott. Enrico Gullotti, al collega Stefano Mai e a tanti sindaci del territorio, per i festeggiamenti dedicati a Sant’Antonio da Padova.
Dopo la S. Messa, celebrata dal concittadino loanese Don Giacomo Porro, le Confraternite hanno sfilato in Processione per le vie cittadine.
Fede, amore per la propria storia e per le proprie radici si susseguono in questa cerimonia, davvero molto sentita e partecipata da tutta la comunità”.
Una borgata, aggiungiamo, che è rimasta orfana, ormai da parecchi anni, del ristorante-bar pizzeria. Un punto di ritrovo e di riferimento per abitanti e turisti. Una perdita importante. E’ rimasta la chiesa, luogo di preghiera e di culto, il campanile, il fascino del rintocco orario della campana.
CASTELVECCCHIO DI ROCCA BARBENA
IL PERSONAGGIO SECONDINA, IL SUO SOMARELLO E IL SANTO
Una figura caratteristica, da ricordare ed apprezzare, è Secondina Malco (1897-1981), una vita spesa nel duro lavoro della campagna ma, in estate, anche nell’accoglienza dei visitatori del borgo.
Secondina, avvolta nel suo grembiule, stazionava al pomeriggio sul ‘Muraglione’, punto panoramico del paese, attendendo gli ospiti inglesi, italiani, tedeschi, olandesi, svedesi, ma che per lei erano tutti ‘tedeschi’.
Ormai le guide turistiche lo sapevano e portavano con piacere i loro gruppi a Castelvecchio, certi della calorosa accoglienza. E Secondina rappresentava l’immancabile istantanea ricordo, così come gli angoli più caratteristici del paese. Infatti ad attendere le comitive c’era lei, con il suo aperto sorriso ed il suo sommarello che significativamente chiamava ‘Gioia’.
I visitatori, a piedi o cavalcando a turno, attraversavano le vie, ascoltando dal provetto cicerone le spiegazioni e i cenni storici sul borgo, sul castello e sugli antichi feudatari. Ciò valse a Secondina citazioni su riviste e giornali nazionali e internazionali, primo tra tutti il ‘Time‘.
Secondina donna semplice, concreta, generosa, che abbiamo avuto spesso occasione di incontrare e conoscere, ascoltare, da giovani cronisti de Il Secolo XIX. Lei che ospitava i turisti nella sua vecchia casa, offrendo un pezzo di torta verde, con i prodotti della sua terra (farina, olio, bietole, uova) e un bicchiere di vino della sua cantina, accettando, ma non richiedendolo, un cenno di generosità.
A suo ricordo lei stessa volle erigere una piccola edicola votiva sul ‘Muraglione’, dedicandola a Sant’Antonio da Padova, con l’invocazione, in una semplice epigrafe datata 1968, di aiuto e consolazione per i suoi benefattori.