Un timelapse di 1800 scatti, un fotogramma ogni tre secondi. Così, Lorenzo Alberganti, fotografo amatoriale, ha catturato il “downburst” (definito anche come raffica discendente, è un fenomeno meteorologico consistente in forti raffiche di vento discensionali…)che ha causato la tragedia sul Lago Maggiore, dove quattro persone sono morte per il ribaltamento di una house-boat.
di Alesben Bianchi
“Ero sul lungolago di Intra, la sponda piemontese del Lago Maggiore, opposta a quella in cui si è verificata la tragedia”, racconta il fotografo. “Le condizioni meteo stavano per peggiorare. Così, ho messo la fotocamera sul treppiede e ho avviato la ripresa. Per un’ora e mezza, dalle 17.55 alle 19.25. Solo dopo mi sono reso conto che dentro quella tempesta che avevo registrato era avvenuto il naufragio”.
Da “RAI NEWS”- Lorenzo Alberganti è anche un pilota volontario di un ente di soccorso 118, la Squadra Nautica di Salvamento di Verbania, operante sul lago Maggiore tramite imbarcazioni adibite ad ambulanze. “L’appartenenza a tale ente” spiega a rainews.it “ha corroborato il mio interesse per la meteorologia, con particolare attenzione riguardo la sicurezza della navigazione e gli eventi atmosferici propri di questa zona”.
Cosa è accaduto il 28 maggio? E perché Alberganti si è trovato a riprendere con la sua fotocamera proprio la porzione di lago in cui l’imbarcazione “Gooduria” si è ribaltata causando la morte di 4 persone?
“La frequenza di eventi estremi verificatasi nelle settimane precedenti aveva focalizzato la mia attenzione su tali fenomeni atmosferici” racconta Alberganti. “In particolare riguardo la formazione di cumulonembi: nuvole spettacolari da fotografare, ma anche potenzialmente intense e portatrici di fenomeni di precipitazioni”. Il fotografo-pilota abita su una sponda del Lago Maggiore e ama consultare un servizio previsionale meteorologico che definisce “particolarmente accurato”.
“Il servizio meteo e un po’ di esperienza mi hanno suggerito che la formazione di nuvole in direzione sud-est avrebbe potuto trasformarsi in un cumulonembo particolarmente interessante per la realizzazione di un timelapse, senza immaginare minimamente quel che sarebbe tragicamente successo dopo”.
Quel che è accaduto è stata una tragedia che chiama in causa, con ogni probabilità, le responsabilità dello skipper Claudio Carminati. Un uomo che ha visto cambiare la sua vita all’improvviso, nel lasso di tempo in cui il cielo sopra a Lisanza è diventato livido e le folate di vento hanno cominciato a gonfiare le onde.
“Trenta secondi ed è venuta giù l’apocalisse”, avrebbe raccontato Carminati a confidenti. Eppure dalle prime ricostruzioni e dalle immagini catturate da Alberganti, sembra che non sia andata esattamente così. Quella che è stata inizialmente definita una tromba d’aria improvvisa, ma che in realtà è un fenomeno meteorologico che si chiama downburst, era prevedibile e, anche qualora non si fossero consultate le previsioni, si sarebbe potuta probabilmente evitare tornando rapidamente in porto. “Un’imbarcazione a motore, da qualunque punto di quel lago, può raggiungere un porto in cinque minuti al massimo”, dice Alberganti. E in effetti, dalle testimonianze e dal luogo di recupero della barca inabissata, sembrerebbe chiaro che un qualunque skipper professionista sarebbe stato in grado di portare tutti in sicurezza velocemente e con poche manovre.
“Il mio video dura meno di un minuto, ma è un timelapse, ed è frutto di 1800 scatti, 3 al secondo, catturati per un’ora e mezza. Dalle 17.55 alle 19.25. Quando ho cominciato a riprendere era già chiaro che si sarebbe verificato l’evento estremo. Per questo ho preso la mia camera e il cavalletto”, spiega Alberganti. “Se vedete gli ultimi frame ci sono delle gocce sull’obiettivo, non è pioggia, sono schizzi delle onde del downburst che erano arrivate fino alla sponda dove mi trovavo io, a una trentina di km di distanza”. Per questo motivo il fotografo ha poi interrotto la ripresa e riposto la sua attrezzatura. Dalle immagini e dalla testimonianza si evince che il tempo per far rientro la Gooduria lo avrebbe certamente avuto.
Secondo quanto riportato da diverse agenzie stampa inoltre, già alle 17.30 erano stati diramati gli allarmi alle imbarcazioni sul lago. Perché, allora, Carminati non è rientrato, pur potendo immaginare di mettere in pericolo molte vite e compresa quello di sua moglie Anya (che non sapeva nuotare)? E perché non aveva rispettato l’omologazione del mezzo adibito al trasporto di 15 persone e ne aveva invece fatte salire 21?
Alla luce di questo racconto, considerata la composizione del consesso di agenti segreti che era riunito sul battello e dei media israeliani che parlano di un incontro per lo scambio di documenti top secret, è facile capire cosa abbia trasformato un tragico incidente in barca nel mistero d’inizio d’estate sul lago che unisce Piemonte, Lombardia e la Svizzera.
Alberi piegati da una raffica discendente. Il downburst, definito anche come raffica discendente, è un fenomeno meteorologico consistente in forti raffiche di vento discensionali con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale. Le folate possono raggiungere velocità elevate, prossime o superiori ai 100 km/h.
I danni apportati riguardano una superficie ben più estesa rispetto a quella interessata da un tornado che è un fenomeno più localizzato e caratterizzato da raffiche di vento in rotazione ciclonica. Essendo associato a fenomeni temporaleschi è spesso accompagnato da forti precipitazioni e fulmini.
Per downdraft o downdraught s’intende una colonna d’aria in discesa veloce che impatta perpendicolarmente il suolo e si espande in tutte le direzioni, con moto orizzontale. Il regime dei venti è opposto a quello di un tornado.
01 novembre 2018 – nota come la foresta di Stradivari, ovvero il luogo da cui il massimo liutaio avrebbe attinto il legno per i suoi capolavori. Il maltempo di questi giorni non ha risparmiato gli abeti che nelle mani dei liutai cremonesi da secoli diventano violini unici al mondo, frutto di quel saper fare liutario che l’Unesco ha riconosciuto come bene immateriale dell’umanità. Nella lunga lista dei danni causati dal maltempo c’è anche la foresta di Stradivari in Val di Fiemme in Trentino. «Il vento ha abbattuto in poche ore più alberi di quanti ne possano tagliare tutti i boscaioli del Trentino in tre anni. Un milione e mezzo di metri cubi di legname», hanno calcolato i tecnici dell’ufficio foreste della Provincia autonoma di Trento sono stati spazzati via dalla forza del vento. Giù magnifiche foreste di abete rosso, il tipico albero di Natale delle Dolomiti, e danni anche nel Parco di Paneveggio, proprio dove Stradivari sceglieva gli alberi migliori per i suoi violini. Raffiche fino a 120 km orari hanno sollevato gli alberi e sradicato le radici.
Il termine downburst fu coniato da Tetsuya Theodore Fujita, [1] noto per la scala dei tornado, in seguito a un incidente aereo accaduto nel 1976 e causato da violenti venti di quel tipo.
L’impatto col suolo crea un improvviso scoppio [da qui l’uso del termine burst] e produce spesso un vortice rotante con asse orizzontale; dato che il flusso d’aria in entrata [inflow], che si dirige verso il temporale, scorre accanto al flusso d’aria in uscita [outflow], che alimenta il downburst stesso, nel vortice si vengono a trovare campi di vento molto vicini tra di loro dotati di direzione opposta e velocità elevata; una raffica discendente può rimanere al suolo anche per 30 minuti, nel caso di fenomeni particolarmente violenti.
Microburst e macroburs.
I downburst che interessano un’area inferiore a 4 km di diametro e per un tempo inferiore a 2-5 minuti si chiamano microburst; quelli di dimensioni maggiori si chiamano macroburst e possono contenere vari microburst che a loro volta contengono burst minori.I burst sono provocati dallo scompenso tra correnti ascendenti e discendenti e si generano di solito da nubi cariche di pioggia, la temperatura delle quali è inferiore a quella dell’aria intorno; il gradiente termico provoca una pressione più alta nella nube e per bilanciare questa differenza la nube stessa butta aria verso l’esterno: questo flusso d’aria può costituire un downburst.
Wet downburst e dry downburstI wet downburst occorrono contemporaneamente ai rovesci, quando questi evaporano velocemente durante il percorso attraverso lo strato d’aria più calda sotto la nube: l’aria si raffredda notevolmente [raffreddamento evaporativo] e precipita verso il basso; la loro azione è individuabile a causa delle bande di pioggia o grandine che scendono dal cumulonembo.
I dry downburst si producono sotto nubi cumuliformi formatesi dal surriscaldamento di un terreno umido e sviluppatesi in un ambiente povero di vapore acqueo; l’aria secca, trascinata dalle correnti di entrata all’interno della nube che sale, provoca l’evaporazione veloce delle gocce di nube e di pioggia; la massa d’aria coinvolta si raffredda e precipita a terra; è difficile identificare un dry downburst: si potrà notare un certo sollevamento di polvere dal suolo e dalla comparsa di virga, ovvero di precipitazioni che evaporano prima di raggiungere il suolo.
Generalmente si può dire che se la base della nube temporalesca [cumulonembo] è alta, questo vuol dire scarsa umidità, poche precipitazioni e forti correnti discendenti, quindi aumenta il rischio di un downburst secco; se, viceversa, la base della nube è bassa, vuol dire molta umidità, forti precipitazioni e deboli correnti discendenti, quindi è più probabile il downburst umido.
Raffiche discendenti e trombe d’aria. La raffica discendente è solitamente più forte sul bordo della cella temporalesca che avanza; gli scoppi di vento sono molto dannosi, simili a quelli di una tromba d’aria, in particolar modo se il fronte delle raffiche comprende una nube scura a forma di rullo detta roll cloud che può far pensare a un fenomeno di tipo vorticoso; in realtà i venti della raffica discendente hanno sempre moto rettilineo e mai rotatorio
Non solo sul bordo, ma anche all’esterno e sotto la base del cumulonembo si formano turbolenze, dovute in questo caso a rapide alternanze tra flussi in entrata e in uscita; anche la corrente ascendente dei cumulonembi non è una colonna d’aria regolare ma è formata da una serie di bolle di grandi dimensioni costituite da aria che sale tra le quali si trovano vortici e discendenze, che possono dare l’impressione di un gorgoglio delle protuberanze della nube.
[1] Ted Fujita [藤田哲也, Fujita Tetsuya , Born23 ottobre 1920in Kitakyūshū e morì 19 novembre 1998a Chicago] è un scientifica giapponese, naturalizzato statunitense nel corso della xx ° secolo, che ha contribuito notevolmente allo studio dei fenomeni atmosferici come uragani , le tempeste e tornado . Per quest’ultimo ha proposto una scala di classificazione che ora porta il suo nome .
Il Dr. Fujita è il ricercatore più riconosciuto nel campo dei forti temporali grazie al suo meticoloso lavoro di indagine e sintesi. È stato anche un pioniere nell’interpretazione delle immagini dai satelliti meteorologici . Ha anche studiato i cicloni tropicali da una prospettiva mesoscala. Ha scoperto i mini vortici nell’occhio degli uragani e ha avanzato una teoria che collega questo fenomeno all’intensificarsi della tempesta.
A seguito di un incidente aereo nel 1975 all’aeroporto internazionale John F. Kennedy , uccidendo 125 persone, la Eastern Air Lines ha richiesto un secondo parere al Dr. Fujita sulla conclusione di un errore di pilotaggio fatto dagli investigatori della FAA . Dopo la sua analisi delle foto satellitari scattate il giorno dell’incidente, ha deciso di approfondire l’argomento e ha concluso che lo schianto era dovuto a una violenta raffica proveniente dal centro di un temporale che in quel momento era passato sopra la sua testa dall’aeroporto. Poiché alcuni meteorologi contestavano la sua conclusione per mancanza di prove dirette, nella primavera del 1978 iniziò una serie di osservazioni nell’ambito dell’esperimento NIMROD per 42 giorni al fine di ottenere foto del fenomeno delle raffiche di temporale verso il basso grazie a tre radar Meteo Doppler , 27 anemometri , foto satellitari e aerei. È diventato così colui che ha trovato la spiegazione per fenomeni come le esplosioni discendenti e le loro micro esplosioni estreme .
È noto soprattutto per aver sviluppato una scala per classificare i tornado ( scala Fujita ) in base alla forza del vento essendo un pioniere nelle indagini aeree dei danni causati. La sua analisi di foto e filmati dei corridoi danneggiati gli ha permesso di vedere l’evoluzione della forza dei tornado durante la loro breve vita. Viene spesso chiamato anche “Mr. Tornado” per le sue ricerche in questo campo, scoprendo, tra le altre cose, molteplici tornado vorticosi e i loro meccanismi.
Il 10 e 11 gennaio 2000, il simposio organizzato dall’American Meteorological Society (AMS) ha onorato il lavoro di Fujita nel suo complesso. Questo evento era stato pianificato da allora Ottobre 1998 e questa è stata la prima volta che AMS ha reso un simile tributo a un ricercatore ancora in vita. Sfortunatamente, il dottor Fijita è deceduto prima del simposio ed è stato il professor Roger M. Wakimoto , uno dei suoi ex studenti, a introdurre le varie presentazioni.
Alesben Bianchi