Il Monte Carmelo di Loano. Oltre quattro secoli con i Carmelitani Scalzi.
di Ezio Marinoni
L’Ordine dei Carmelitani Scalzi riconosce Santa Teresa come madre e fondatrice. A differenza di altri Istituti, è l’unico Ordine che ha per fondatrice una donna ed è l’unico in cui il ramo femminile ha preceduto quello maschile.
I Carmelitani Scalzi nascono dalla riforma “scalza” introdotta nel 1562 nel monastero femminile di San Giuseppe d’Avila da santa Teresa di Gesù ed estesa al ramo maschile dell’ordine carmelitano a opera di san Giovanni della Croce con la fondazione del conventino di Duruelo, cui concorrono San Giovanni della Croce e il P. Antonio di Gesù, il 28 novembre 1568.
Gli Scalzi vengono riconosciuti prima come provincia (1580) e poi come congregazione (1587), all’interno dell’ordine carmelitano, dal quale si separano nel 1593. L’abito dei frati è di colore bruno ed è costituito dalla veste talare stretta alla vita da una cintura, scapolare e cappuccio; nelle occasioni solenni si aggiungono cappa e cappuccio bianchi.
I Carmelitani Scalzi sono dediti alla vita contemplativa e, in secondo luogo, alle attività pastorali (direzione spirituale, predicazione) e al lavoro missionario
La Provincia Ligure dei Carmelitani Scalzi è formalmente eretta il 14 maggio 1617 dal Capitolo Generale riunito a Roma nel convento di Santa Maria della Scala, sotto la presidenza di Domenico di Gesù Maria. Alla provincia di Genova sono assegnati i conventi di Genova Sant’Anna, Loano, Genova Santa Maria della Sanità, l’eremo di Varazze e il monastero di Gesù e Maria di Genova.
Il convento dedicato alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo di Loano viene inaugurato il 22 marzo 1609, dono della famiglia Doria, feudatari di Loano; voluto, in particolare da Andrea II (1606 – 1612), per ospitarvi le tombe di famiglia, nella sua opera di riqualificazione del borgo, nel quale fa costruire anche il Palazzo del Comandante. I religiosi si impegnano a celebrare messe quotidiane per i defunti della famiglia Doria, a celebrare solenni esequie in occasione del loro decesso e ad applicare gli esercizi conventuali di preghiera e di penitenza per le stesse intenzioni. La famiglia Doria è stata proprietaria del complesso fino al 1935, che è monumento nazionale dal 1910.
- Domenico di Gesù Maria (Ruzzola) e p. Ferdinando di S. Maria (Torres Martinez) vi portano ventinove religiosi e ne prendono possesso a nome dell’Ordine; alcuni frati dimoravano negli anni precedenti nel Castello, mentre si costruiva il convento.
Attualmente è luogo di preghiera e di spiritualità, per la devozione alla Vergine Maria e allo Scapolare del Carmine. La comunità religiosa è impegnata nella preghiera, la direzione spirituale e la cura dell’azienda agricola del convento, principale reddito di sussistenza. Presso il negozio “Gli Orti del Carmelo” si può trovare tutto quello che i monaci producono qui e nel convento di Arenzano; alcuni articoli sono confezionati e lavorati da aziende specializzate del settore che valorizzano la qualità delle materie prime.
Nel 1623 e nel 1626 qui si sono celebrati due Capitoli Generali. La vita conventuale si interrompe nel 1794 per l’occupazione francese e riprenderà se non nel 1831, sebbene sia quasi sempre rimasto almeno un padre a custodire la chiesa.
Nel 1833 diventa casa di noviziato e lo rimane fino al 1964. Nel 1913 P. Emanuele Carattino vi inizia la pubblicazione dell’Ite ad Ioseph, periodico trimestrale che porta le ultime notizie sulla vita dell’Eremo e la spiritualità propria del Carmelo agli amici che lo desiderano.
Il complesso ha visto nascere importanti figure spirituali. Leopoldo Beccaro il 10 settembre 1853 inizia il noviziato canonico e prende il nome di fra Leopoldo di S. Girolamo. Qui si forma alla vita carmelitana e alla spiritualità cristiana. Anastasio Ballestrero, futuro Arcivescovo di Torino, entra nel noviziato il 12 ottobre 1928, quindicenne, professo l’anno successivo. Non dimenticherà mai la scritta che vede entrando: “fa’ silenzio, oppure dì cose migliori del silenzio”.
Il piano terra, dalla disposizione a ferro di cavallo, è luogo di ritrovo ed il chiostro è la parte centrale ove si snoda la vita monastica, circondato da colonne in pietra di Verezzi le cui arcate sorreggono un camminamento interno che conduce alle cellette dei frati. Alzando gli occhi verso la grande cupola, si scorgono su tre lati del convento, nord, ovest ed est, altrettante meridiane.
Al centro del giardino, a completare la geometria del luogo, si trova un pozzo ottagonale. Il numero otto ha un significato particolare nell’arte cristiana, enunciato nelle parole di Sant’Ambrogio: “... era giusto che l’aula del Sacro Battistero avesse otto lati, perché ai popoli venne concessa la vera salvezza quando, all’alba dell’ottavo giorno, Cristo risorse dalla morte” (Sant’Ambrogio, IV secolo).
A poca distanza dall’Aurelia, in posizione sopraelevata, l’area del Monte Carmelo è ancora oggi una oasi di pace e di silenzio; al tramonto, il colpo d’occhio offerto dal suo piazzale si arricchisce di una atmosfera rarefatta dallo smorzarsi tenue dei colori.
Ezio Marinoni