Il post del geom. Giovanni Cerruti ex sindaco di Ceriale: “Una bella storia, finita male per la stupidità del Demanio e dell’amministrazione comunale, poteva esserci nell’aria dismessa, un stabilimento balneare ed un ristorante di buon livello. Il turismo in Liguria un bel mistero”. Anche Trucioli.it, con l’ex consigliere delegato ing. Simone Fresia, si era battuto per la valorizzazione turistica-commerciale. Ora è rimasto un cimelio ed un’area giochi.
CANTIERE PATRONE LA STORIA/ DA NAUTIPEDIA –
Alle origini di ogni storia di successo ci sono eventi e persone straordinari: Giuseppe Patrone entra di prepotenza in questa categoria, è lui a fondare il Cantiere Navale Patrone.
Giuseppe era un semplice maestro d’ascia, ma con quali brillanti idee in testa! Insediatosi a Ceriale, piccolo paese della riviera ligure, nell’anno 1922 aprì la sua bottega di artigiano, iniziando a costruire le tipiche barche liguri: i gozzi con la prua rientrante.
La costruzione avveniva in legno usando le più tipiche essenze: dal frassino e dall’acacia per l’ossatura ed i bordi e la chiglia, dal pino marittimo al cedro per il fasciame, al mogano e al teak per gli interni ed il ponte.
Ben presto la sua perizia costruttiva richiamò una vasta clientela e si avviò la produzione di gozzi, pilotine e di yachts anche di grande metratura.
Tra questi ricordiamo il dinghy 12’’,deriva velica vincitrice di ben 26 titoli italiani; il Piccolo, prima pilotina per la famiglia prodotta in serie; Il Gian, capostipite di una serie di gozzi di 10 metri ed oltre; L’Aldebaram primo gozzo di metri 10 bimotore, e ancora il Moschettiere, primo yacht semicabinato del 1955, interamente in legno, ordinato ad aprile e consegnato a luglio dello stesso anno, un record per quell’epoca.
Così prese vita una promettente attività al timone della quale si sono susseguiti grandi uomini capaci di percorrere i tempi; tra questi il nipote Nicolò Patrone ed il tecnico Bozzi di Loano, entrambi mossi dalla stessa passione per il mare e dalla volontà di offrire il migliore “prodotto” per navigarlo .
A partire dagli anni ’60, infatti, la costruzione di semiscafi preformati in lamellare di mogano accoppiati sulla chiglia e rifiniti con massello di legno sostituì la tradizionale, fornendo alla clientela un’imbarcazione più robusta e performante.
Negli anni ’70 un’ulteriore innovazione interessò il ciclo produttivo, il passaggio dalla costruzione completamente in legno ad una in resina rinforzata con fibre di vetro, abbellita e resa più calda da arricchimenti in legno pregiato; testimoniando da parte del cantiere, attenzione e capacità di adeguarsi alle evoluzioni tecnologiche, pur rimanendo in una dimensione artigianale.
Una capacità generatrice di notevoli successi, primo fra i quali il Nautilus: prima pilotina in vetroresina la cui produzione raggiunse i 200 esemplari.
Un metodo costruttivo che, aggiornato con i procedimenti e lavorazioni attuali, perdurò anche sotto la gestione dell’ Ing. PierMichele Moreno entrato nel 1984 e tuttora amministratore delegato dell’azienda.
Fu infatti la sua matita, spesso ispirata dalla moglie Ornella, responsabile della parte contabile e finanziaria dell’azienda, a disegnare nuovi modelli di imbarcazioni e a tracciare fino ad oggi, i confini di una nuova gestione, più moderna e dinamica che nel 2012 ha compiuto 90 anni.
Sono gli anni del ‘atrone 25’, capostipite dei cabinati da diporto, al quale seguirono il Patrone 33’, prima vera imbarcazione da crociera, ed il Patrone 42’, un gozzo di metri 12 per 4 di cui la metafora “la tua villa sul mare” ben ne sintetizza lo spirito.
Con l’acquisizione del cantiere da parte dell’Ing. Moreno la produzione si è in parte allargata, al punto da comprendere il progetto di un 52 piedi il cui modellino su scala è stato realizzato tramite le ultime tecnologie informatiche e testato in vasca sotto l’osservazione dell’Università degli studi di Genova, ed in parte sistematizzata attorno ad un più omogeneo concetto di barca.
La gamma odierna presenta, infatti, delle linee continuative che risultano facilmente rintracciabili a partire dall’imbarcazione più piccola fino all’ammiraglia, grazie ad un dispendioso lavoro di focalizzazione sull’unitaria idea del gozzo ligure caratterizzato da spazi ampi e godibili la cui spartaneità ha, però, nel corso del tempo lasciato posto ad un interno lussuoso e minuziosamente curato, così come la chiglia dello scafo tradizionale a forma di noce è stata rivisitata per garantire migliori prestazioni in termini di velocità e manovrabilità.
Sarà così la famiglia Moreno a dare linfa innovativa ad un’ininterrotta storia marinara con barche capaci di coniugare la tradizione alla modernità.