Sulla nascita di un partito nuovo: alcuni temi di sorveglianza e criticità.
di Sergio Bevilacqua
Propongo questo testo di analisi sociatrica della fase di gestazione di un’organizzazione partitica in democrazia repubblicana oggi, ad usum di chi abbia intrapreso quella via e abbia a cuore i valori e i funzionamenti concreti degli Stati Democratici e Repubblicani di fatto, anche per la gestione della enorme turbolenza in corso, l’era diluviana detta Quadrivoluzione (Globalizzazione, Antropocene, Mediatizzazione estrema, Ginecoforia) che tocca tutto e tutti.
Oggi, come sempre date le condizioni istituzionali, un partito in democrazia repubblicana è la cinghia di trasmissione, in andata e ritorno, della fondamentale identificazione di Popolo e Stato; quest’ultimo è la fonte pressoché esaustiva dei servizi e della tutela delle risorse collettive, dunque, in particolare nelle democrazie europee, la sede del Patrimonio acquisito dal popolo con la scelta repubblicana e frutto della costruzione della Nazione, in conseguenza di economia, guerre e relazioni internazionali.
Lo Stato può agire in molti modi legittimi differenti, ed è suo compito anche creare le leggi per il suo stesso funzionamento, le quali possono essere ispirate a diversi modi d’intendere l’uomo e la comunità nazionale ma che devono anche essere realistiche, programmate e fattibili: esse rappresentano uno dei motori più importanti della Repubblica, che condiziona l’intera vita civile della nazione. Lo Stato è cioè un organismo che genera il suo stesso DNA, attraverso la rappresentanza del Popolo sovrano al suo interno, che consiste nelle organizzazioni dei Partiti.
L’appartenenza a insiemi sovraordinati geograficamente, strategicamente o giuridicamente (E.U., NATO, ONU, accordi tra Stati) è un logico confine delle facoltà nazionali, oltre il quale si deve agire in rispondenza alle regole di funzionamento adottate collegialmente. Le regole sovraordinate adottate dagli organismi politici sovranazionali dovrebbero essere coerenti con quelle dei loro appartenenti e, per quanto riguarda l’Italia, con i principi democratici e concretamente repubblicani sanciti dalla nostra Costituzione.
Non c’è vera politica senza valori ideali e nemmeno senza prassi. Il che significa sostanzialmente dare corpo a uno dei diversi capisaldi del meccanismo democratico, la separazione dei poteri in 1. Indirizzo; 2. Gestione delle risorse operative dello Stato; 3. Controllo dell’uso corretto delle risorse ai fini dell’indirizzo E in sé.
1.e 3. spettano agli eletti, cioè sono propri del risultato del lavoro dei partiti, che sono il canale per la produzione delle capacità di governo dello Stato condotta dagli eletti appunto; invece, nel nostro modello, 2. È quasi integralmente proprio del lavoro della burocrazia (termine abusato nell’accezione negativa) cioè degli uffici permanenti dello Stato, presenti in tutti gli Stati moderni, anche se diversamente condizionati dagli eletti (vedi il nostro modello “alla francese” e lo “spoil system” britannico e americano).
Dunque, cosa deve produrre un partito?
- Idee per la gestione dei servizi e del patrimonio dello Stato, anche in riferimento agli organismi sovranazionali di cui è parte.
- Professionalità per la esecuzione dell’Indirizzo all’organismo statale e del Controllo sugli uffici.
- Ispirazioni complessive per la concreta realizzazione della democrazia repubblicana, nel rispetto delle sue regole, cioè dei principi di maggioranza e minoranza, istituti culturali, civili e antropologici caratteristici.
- Continuo monitoraggio del collegamento tra Paese legale e Paese reale con esecuzione operativa di tale funzione, vitale per la vera democrazia repubblicana.
In una fase di conformazione di un organismo 1-4 sopra, ci si prende carico di queste funzioni e si lavora per dare ad esse un equilibrio, una identità e un’organizzazione professionale.
È ovvio che fin dalla prima fase genetica occorre curare all’interno del feto partitico la presenza delle risorse necessarie per realizzare 1-4.
Ad esempio, su 1 (Idee per la gestione dei servizi e del patrimonio dello Stato, anche in riferimento agli organismi sovranazionali di cui è parte), occorre una visione comune di partito sulle proposte di servizio da attuare per il Popolo nelle varie istituzioni e amministrazioni dello Stato Italiano, cioè nelle diverse tipologie di servizi erogati dalla Mano Pubblica che ci candidiamo a muovere. La visione di sistema pubblico degli Stati Europei ci porta ad evidenziare standard e risultati di confronto, da non trascurare perché fonte concreta di obiettività. Ma ogni Popolo ha le sue caratteristiche e geografie socio-economiche, e quella italiana è speciale in particolare, non per motivi romantici od opportunistici, bensì per reale complessità (10 volte la varietà di flora e fauna rispetto a ogni altra nazione del Globo, 70% delle risorse culturali storico-artistiche mondiali). Dunque, anche qui, non scherziamo con la competenza: essere rappresentanti onesti del popolo italiano significa avere la competenza per trattare e padroneggiare con il CONTROLLO circa 1 milione (1.000.000) di diversi processi per servizi pubblici, raggruppati su almeno 1000 competenze specialistiche. Dunque, la formazione è il curriculum sono fondamentali per non essere partito-canaglia, come sono stati in fondo quasi tutti quelli della storia italiana, per motivi diversi e in epoche diverse. Crescere diritti significa essere ben consapevoli di questa sostanza ineludibile.
Ad esempio, su 2. (Professionalità per la esecuzione dell’Indirizzo all’organismo statale e del Controllo sugli uffici), la risorsa da curare è di caratteristica individuale, ed è curriculare. Per indirizzare e ancor più per controllare occorre essere esperti. Non saper solo parlare (così avviene anche nei pappagalli) ma padroneggiare con evidenza di feedback (curriculum) il ciclo fattispecie-progetto migliorativo- risultato. Non possiamo pensare di avere dei politici, in veste di amministratori locali o centrali, che vengano dalla raccolta tessere, dai comizi, dall’attività interna di partito o dalle università soltanto. Dobbiamo spingere per avere figure che abbiano esperienza organizzativa e manageriale per un semplice, inequivocabile motivo: dovranno (condizione necessaria) svolgerla nell’interesse del popolo sovrano, onorando il principio della rappresentanza, dentro le complesse strutture dello Stato, e avendo le capacità (che NON s’improvvisano, a parte che nelle Repubbliche delle Banane, con enormi costi per la Repubblica i suoi titolari) di garantire il corretto uso delle risorse pubbliche a disposizione, tra cui ovviamente tutti i costi e la corretta valorizzazione del Patrimonio. Tematica complessa e insidiosa, anche per i motivi storici che ben conosciamo dell’Italia. Quindi cruciale per il nuovo organismo partitico. Storicamente irrisa e trascurata da astuti e pesci in barile dell’incompletezza del quadro giuridico del funzionamento democratico e repubblicano italiano, in particolare a causa dell’assenza di una Legge sul funzionamento dei partiti, che lascia spalancata la porta a furbi, praticoni, sibille, sirene e tromboni, senza organismi degni di garanzia sulle capacità reali di essere paladini di democrazia e repubblica, degni rappresentanti.
Ad esempio su 3. (Ispirazioni complessive per la concreta realizzazione della democrazia repubblicana, nel rispetto delle sue regole, cioè dei principi di maggioranza e minoranza, istituti culturali, civili e antropologici caratteristici) accanto a ideologie differenti, vi è anche la Dottrina sociale della Chiesa, che va interpretata, ma che riporta principi che soddisfano in parte il requisito. Cioè, non è, proseguendo l’esempio, la Dottrina sociale a completare il novero delle esigenze di ispirazione. Ad esempio, non è lì che troviamo le regole di Diritto amministrativo che valgono nel caso italiana, essendo tale Fonte da considerare messaggio antropologico, potenzialmente destinata a Cina come a Zimbabwe, a USA come ad Italia: essa si pone come cornice solida e opportuna di un vasto quadro, che deve essere però dipinto per risultare utile ai fini politici in uno Stato (sic…) non-confessionale anche se orientato ai principi della civiltà giudaico-cristiana (filosofia del neoguelfismo contemporaneo).
Ad esempio su 4. (Continuo monitoraggio del collegamento tra Paese legale e Paese reale con esecuzione operativa di tale funzione, vitale per la vera democrazia repubblicana), non dobbiamo dimenticare che il partito è l’organizzazione di servizio (attenzione!) più strategica ed elevata di una Democrazia e di una Repubblica: le parole “Collegamento tra Paese reale e Paese legale”, tra i cittadini proprietari e il loro Stato deve essere onorato in modo diretto, tanto quanto diretto è il Voto al partito: gli esponenti di partito si chiamano Rappresentanti di Collegio, non Luisa, Giulio, Sergio o Annarita, ed esistono in quanto collegamenti concreti tra Popolo e Stato, attraverso l’organizzazione di partito, che avrà più o meno facoltà se di Governo o di minoranza, ma che comunque dovrà svolgere la funzione di connessione tra Paese legale e Paese reale.
Non posso allora che valutare lo stato della salute di un partito in gestazione in relazione a 1-4 sopra.
E constato i seguenti frequenti sintomi.
Su 1. e 2. intanto, va notato che devono venir ribaditi con forza sufficiente criteri e contenuti qualificanti per le strategie e l’acquisizione delle competenze necessarie al Partito, in aggiunta alla apprezzabile generosità individuale e la dedizione a volte quasi messianica dei vertici. Ma ciò non basta, così Nihil sub sole novi… È anche questo un segno della inversione politica italiana, che purtroppo è contagiosa: mettere i buoi davanti al carro, che significa giocare d’azzardo e avviare un percorso deviante, sbagliato rispetto ai crismi, rompe la cinghia del raccordo Paese legale-Paese reale e blocca la Democrazia repubblicana, ed è ciò che accade in Italia. Così, obiettori mediocri possono tenere per mesi in scacco il partito, basandosi anche su questa scarsa chiarezza, che favorisce i comportamenti astuti di ennesimi furbetti o inconsapevoli opportunisti. Dichiarazioni forti di principio nella selezione del personale politico terrebbero a bada maggiormente queste devianze e le farebbero scivolare verso il silenzio riflessivo senza gravi costi organizzativi. Inoltre, nessuna dichiarazione autorevole sulla effettiva esigenza di una certa professionalità politica porta ad analoghi danni. Argomentazioni del tipo “ma così perdo tessere” sono fallaci: se la profonda domanda politica è 1-4, la correttezza della sua esecuzione non può ritardare la crescita, anche se pragmaticamente le dimensioni contano anche per la corretta persecuzione di nobilissimi obiettivi del Partito. Sappiamo peraltro che un organismo grasso di lardo non è un organismo grosso e forte.
L’Occidente ha in corso una sfida storica con le altre civiltà, dopo una lunga stagione di gloria che dura da mezzo millennio e più incisivamente da 200 anni. Ha pagato con guerre intestine (mondiali anche) e ha fatto pagare anche questa sua leadership al resto del mondo, con varie forme di colonialismo, ma ha condotto l’epoca vincente per il ruolo dell’Uomo nel mondo che stiamo vivendo, portando alla moltiplicazione del numero degli esseri umani in poche decenni. Il biologo sa cosa significa e, anche non volendo considerare la Legge di Malthus, è evidenza di buon senso comune che la moltiplicazione di una specie derivi dalle condizioni di sopravvivenza attuali e previste, e che la civiltà umana a trazione occidentale, dalle radici giudaico-cristiane e scientifiche, abbia ottenuto questo risultato globale a differenza di tutte quelle che l’hanno preceduta. I nostri organismi di appartenenza sovranazionale sono un pilastro di questo fenomeno: vanno migliorati, certamente, ma non sostituiti per altre case meno efficaci e proficue per l’umanità.
L’uso degli strumenti di comunicazione, nella fase fetale dell’organismo partitico, è importantissimo e pericoloso. Non a caso il feto (ad esempio mammifero) è protetto nell’uso dei sensi in tutto il periodo di incubazione, ma rimane sensibile alla sua crescita che, nel caso di un partito, è sì dimensionale ma anche concretamente cognitiva, e qui appunto finisce l’analogia organico-riproduttiva. Deve essere considerata gestazione anche la funzione di intelligenza dell’organismo: per cui, come ho sempre sostenuto, occorre certamente presidiare l’organismo nella sua A. componente “fisica”, ma anche nella sua B. componente coscienziale. Sono due piani che possono utilizzare sistemi analoghi di comunicazione, che non devono interferire l’uno con l’altro, ovviamente considerando che la guida dev’essere la medesima. Le accuse di totalitarismo a un organismo partitico che presidia in fase fetale solo il piano A., sono comprensibili e gettano ombre sull’intelligenza societaria futura: obiezioni di quel genere fanno parte del processo, e ci sarebbero forse comunque, data la natura di sistema aperto del partito, ma in questa fase possono diventare veri disturbi alla crescita e conformazione. Così come l’assenza di una strategia per B., che non può essere né rifiutata filosoficamente né considerata pericolosa. Il fatto che la comunicazione oggi avvenga tramite il metaverso non deve spaventare: è solo un problema di gestione tecnica, e il soccombere del necessario oggetto coscienziale nella comunicazione a quello della crescita ortopedica comporta, come è avvenuto in moltissimi casi, la nascita di fronde indesiderate e dannose, vere deformazioni cancerose per un processo che invece andrebbe assecondato e gestito in parallela coerenza con quello fisico-istituzionale, in modo da non incoraggiare processi di espulsione o di marginalizzazione patologici già nella piccola dimensione.
Segni positivi, in un primo ed esemplificativo check-up della gestazione partitica, consistono invece nella concreta presenza ed attivismo femminile, in veri e propri termini percentuali e qualitativi, ma anche nell’atteggiamento femminile alla politica. Così come nell’arte, nella politica la versatilità della mente femminile è particolarmente adattiva oggi, e il connaturato senso materno nell’accogliere, tollerare e risolvere pacificamente le devianze è fattore di certo successo.
Sergio Bevilacqua