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Liguria e Basso Piemonte

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Finale Ligure, perché urge una ‘seconda vita’ nell’area ex Piaggio con posti di lavoro qualificato


Possibile una “seconda vita” per le aree ex-Piaggio di Finale Ligure. Grande richiesta per  nuove batterie elettriche. Considerare l’esperienza e l’eredità storica.

di Gabriello Castellazzi*

Nei giorni scorsi si è acceso il dibattito circa le trasformazioni che stanno avvenendo nella comunità ligure: forte emigrazione verso l’estero di giovani in cerca di lavoro qualificato. Dopo aver completato gli studi nelle nostre scuole, circa 30.000 savonesi risiedono lontano dall’Italia dove  hanno trovato nuove opportunità di lavoro.

Inoltre è evidente come, anche in Liguria, una parte del patrimonio immobiliare alberghiero  venga trasformato in appartamenti (in genere seconde case) con  l’avvento sul mercato di  nuove soluzioni ricettive (solo a Finale Ligure 2000 “appartamenti turistici”).

Liguria Ricerche”, riguardo al settore industriale, indica come nel 2022 le imprese attive siano ridotte del 3,2%. e i dati “ISTAT” con diminuzione dei livelli di occupazione. Quindi nell’attuale mondo in evoluzione è necessario invertire la tendenza e dare nuove opportunità di lavoro, anche attingendo alla lungimiranza di chi ci ha preceduto.

Agli inizi del secolo scorso la comunità Finalese si trovò ad affrontare un profondo cambiamento,  con  crisi di attività fino ad allora vitali (trasporti marittimi, terrestri, attività agricole e della pesca): una trasformazione che costrinse tanti cittadini ad emigrare.

Il Sindaco di allora, Nicolò Saccone, diventò il simbolo di una moderna transizione economico-sociale quando avviò un programma che comprendeva strutture alberghiere in sinergia con una attività industriale emergente nel settore dei trasporti: la Piaggio. Questa operazione consentì  lo sviluppo equilibrato del contesto socio-economico  Finalese per un intero secolo.

Oggi la “Piaggio Aero-Industries” si è trasferita ed insediata a Villanova d’Albenga (pur con tutti i problemi che ben conosciamo) ma l’area ex-Piaggio di Finale Ligure, abbandonata, versa da anni in una condizione di degrado non più sopportabile. E’ possibile una “seconda vita” per l’ area ex-industriale finalese dopo il succedersi di proposte urbanistiche inconcludenti? La risposta arriva grazie alla rapida evoluzione tecnologica innescata dall’ esigenza di contrastare i “cambiamenti climatici”, dato che la crisi globale obbliga a creare nuove imprese capaci di mettere sul mercato mezzi di trasporto non inquinanti a trazione elettrica.

La componente più importante di questi mezzi è la “batteria” e per questo stanno sorgendo ovunque nel mondo  industrie finalizzate alla loro produzione. L’ “Unione Europea” ha approvato finanziamenti per 3,2 miliardi di Euro, con l’obiettivo di creare una catena produttiva capace di ridurre la dipendenza dai mercati esteri.

La zona ex-industriale di Finale, a ridosso della Caprazoppa, a nord della ferrovia, fino al ponte “Bailey”, è particolarmente adatta per la collocazione di una di queste nuove industrie perché lo stato dei terreni rientra nei parametri richiesti, mentre l’utilizzo degli stessi per civili abitazioni sarebbe impossibile in quanto essi contengono sostanze tossiche difficili da smaltire (la loro preventiva totale asportazione e decontaminazione richiederebbe costi enormi).

A conferma di questo il Comune di Finale Ligure, dal 2004, è in possesso della documentazione  riguardante l’analisi dei terreni eseguita dalla Società “Terra e Studio Terra –  Geologi  D. Minuto e Associati”, nella quale si legge: “Da quanto risultante dalle attività globalmente esperite, sembra importante segnalare alcuni aspetti di ragguardevole importanza in funzione degli eventuali sviluppi urbanistici futuri delle aree in argomento. Sono presenti evidenze del superamento della soglia consentita (D. M. 471/99) relativamente ad alcuni dei parametri analizzati (essenzialmente Arsenico, Policlorobifenili, ecc.) in alcuni campioni di terreni e acque. Il detto superamento, peraltro, riguarda unicamente una futura destinazione ad uso residenziale (ovvero verde pubblico, sportiva, ricettiva, ecc.) in quanto i valori riscontrati in laboratorio rimangono entro la soglia consentita per le aree industriali”.

Nel contesto è possibile anche la valorizzazione delle strutture lato mare: il grande hangar del famoso architetto Momo e l’annessa “Galleria del vento”, collegata alla prima vasca idrodinamica per aerei anfibi (patrimonio di “archeologia industriale”da difendere).

Nel nostro Paese stanno già sorgendo impianti per la produzione di batterie a ioni di litio (ma grazie alla ricerca scientifica sono già in vista produzioni con l’impiego del più abbondante sodio) per contrastare l’industria cinese. Secondo una stima della “Commissione Europea” saranno necessari 800 mila tecnici, entro il 2025, nel nuovo settore delle batterie e, come già detto, i finanziamenti deliberati sono ingenti. Anche nel Finalese si potrebbero creare nuovi posti di lavoro qualificato, recuperando un sito storico altrimenti  destinato a dare, per molti anni ancora, una bruttissima immagine del nostro territorio.

Gabriello Castellazzi –  Europa Verde – Verdi del Finalese

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Riceviamo e pubblichiamo 

 


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