La “conversione ecologica” di Alex Langer è oggi più che mai un problema di sopravvivenza per il genere umano. Come renderla “desiderabile” di fronte ai populismi trionfanti?
di Gabriello Castellazzi*
“La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”.
Questo diceva Alex Langer nel 1994, cercando di cogliere i “segni dei tempi” e far capire quali possano essere le azioni concrete capaci di garantire la sopravvivenza di questo genere umano (la Terra avrà comunque una sua evoluzione e la generalità dei viventi sarà selezionata da nuovi ambienti “naturali”, con prospettive a noi ignote).
Da anni si discute su cosa “fare o non fare”, ma il problema è come suscitare motivazioni che rendano possibile una correzione di rotta e rendere meno drammatico quel “cambiamento climatico” che tutto il mondo scientifico ritiene ormai irreversibile.
Questo profeta inascoltato, di fronte ai segni evidenti della crisi ambientale, già trent’anni fa diceva: “La paura della catastrofe, lo si è visto, non ha sinora generato questi impulsi in maniera sufficiente ed efficace, altrettanto si può dire delle leggi e controlli; e la stessa analisi scientifica non ha avuto capacità persuasiva sufficiente. A quanto risulta, sino ad ora, il desiderio di un’alternativa globale – sociale, ecologica, culturale – non è stato sufficiente, o le visioni prospettate non sufficientemente convincenti. Non si può certo dire che ci sia oggi una maggioranza di persone disposta ad impegnarsi per una concezione di benessere così sensibilmente diversa, come sarebbe necessario.
Né singoli provvedimenti, né un migliore “Ministero dell’ambiente”, né una valutazione di impatto ambientale più accurata, né norme più severe sugli imballaggi o sui limiti di velocità – per quanto necessarie e sacrosante siano – potranno davvero causare la correzione di rotta, ma solo una decisa rifondazione culturale e sociale di ciò che in una società o in una comunità si consideri desiderabile.
Se si vuole riconoscere e ancorare davvero la desiderabilità sociale di modi di vivere, di produrre, di consumare compatibili con l’ambiente, bisognerà forse cominciare ad immaginare un processo costituente che non potrà avere, ovviamente, in primo luogo carattere giuridico, quanto piuttosto culturale e sociale, ma che dovrebbe sfociare in qualcosa come una “costituente ecologica”.
Se non si arriverà a dare un solido fondamento alla necessaria decisione di conversione ecologica, nessun singolo provvedimento sarà abbastanza forte da opporsi all’apparente convenienza che l’economia della crescita e dei consumi di massa sembra offrire.”
Sono passati molti anni, ma queste parole sono drammaticamente attuali: La crisi idrica e le desertificazioni incombenti, l’inquinamento progressivo dell’ambiente, le guerre in ogni parte del mondo, sono e saranno all’origine di tragiche migrazioni forzate.
Ripercorrendo l’evoluzione umana e politica di Alex Langer, quale sarebbe oggi la sua azione di fronte all’affermarsi innarrestabile dei sovranismi e dei populismi? (Intendendo come “sovranismo” la volontà di opporsi alle politiche sovranazionali di concertazione e “populismo” l’atteggiamento politico di chi ha come unico scopo l’accattivarsi il favore dei cittadini).
Il concetto di “conversione ecologica” (stile di vita individuale e trasformazione della società) era centrale nel pensiero e nell’azione di Langer: non è con le paure e le chiusure che si risolvono i problemi. Ci riferiamo oggi, dovendo scegliere tra i tanti, ad un unico significativo esempio: la sollevazione indignata di fronte alla necessità di rinunciare al “motore termico”entro il 2035, per tentare di limitare i danni provocati dalla CO2 (causa indiscussa del riscaldamento globale).
Un vasto coro si è sollevato attraverso i “mas-media”: “il Governo italiano è contrario a questa assurda proposta! Blocchiamo questa follia che vuol distruggere l’industria italiana!”
Mentre è evidente, da una parte, l’errore della Commissione Europea nel non comunicare in modo adeguato tutte le necessarie fasi di transizione, dall’ altra parte si è voluto far intendere che l’Unione Europea voglia abbandonare alla disoccupazione i lavoratori italiani per “favorire i cinesi”.
Sono passati 140 anni dall’introduzione del motore endotermico (produce CO2) e fortunatamente la ricerca scientifica ha consentito di mettere a disposizione auto elettriche con batterie tecnologicamente avanzate, sempre migliorate per diminuirne i costi. Per quale motivo di fronte ad un “progresso desiderabile” si vuole invece trasmettere nei cittadini la paura di una incombente disoccupazione?
Il Prof. Nicola Armaroli ( Dirigente di Ricerca al CNR, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze, uno degli scienziati italiani più citati nella letteratura scientifica internazionale) ha spiegato in modo preciso la situazione di oggi e le grandi opportunità che si stanno aprendo per il futuro:
“L’industria italiana ha tutto l’interesse nel riconvertirsi velocemente alla trazione elettrica”.
La componentistica meccanica legata all’auto termica verrà superata gradualmente: i 74.000 lavoratori del settore potranno essere inseriti nelle nuove produzioni in accordo con gli altri stati europei. Germania e Francia, che oggi sono molto avanti con le nuove tecnologie dell’elettrico, hanno tutto l’interesse a fare insieme a noi fronte comune nella “concorrenza”alle produzioni asiatiche. Le valutazioni del Prof. Armaroli si possono trovare facilmente su internet.
Alex Langer, a tanti anni dalla scomparsa, è ancora presente con il suo messaggio per un nuovo “orizzonte ecologico” che veda finalmente tutti impegnati nel rendere “socialmente desiderabile” ogni comportamento: dalla raccolta differenziata che renda inutili gli inceneritori, all’impegno nel difendere il patrimonio verde (ossigeno e bellezza ambientale) alla base della nostra vita.
*Gabriello Castellazzi – Verdi Europei