Lettera all’Amico che mi rimproverava, giorni addietro, di non avermi intravisto al Priàmar durante il recente annuncio da parte del Comune capoluogo di presentare … se non nel 2025, se non nel 2026, se non nel 2027, e … a seguire, la candidatura di Savona a Capitale della Cultura.
di Sergio Ravera
Da tempo, ormai non ricordo di sogni notturni. Mi tornano spesso in mente, sveglio, storiche illusioni che, direttamente o tramite pubblicazioni, sono state nel corso dell’ultimo quarantennio il riferimento ad una attenta valutazione delle risorse del territorio provinciale. Non a vagheggiare, quindi, bensì a valutare scelte economiche, cui la classe politica della provincia avrebbe fornito significative risposte.
Non solo sospirare, agognare di progetti avveniristici, certo non proponibili nel presente e nell’immediato futuro dinanzi ad una nazione pre-sinistrata. Siamo al momento un comprensorio portuale che da Savona si spinge ai confini di Vado-Bergeggi, da sempre preziosa risorsa, nel recente passato non sufficientemente tutelata, nondimeno oggetto a livello locale di una ipotetica riflessione laddove un tunnel sotterraneo al largo della costa unirebbe i due scali, l’uno polivalente, l’altro containerizzato. Ritorniamo nei sogni che non costano niente, mentre la logistica costituisce con la rete infrastrutturale, viaria e ferroviaria, un’ autentica palla di piombo al piede per l’economia di tutto il Ponente ligure.
Intravedo persone che mi accusano di percorrere io stesso la facile strada dell’utopia. Rispondo che non sono sogni l’Università che condussi direttamente sotto lo sguardo del Presidente camerale De Filippi al suo nascere nell’arco dei primi tre anni a Savona (poi trovai accoglienza all’Autorità Portuale), l’idea di rilanciare il Priàmar con la manifestazione “I Maestri Artigiani di Liguria”, il coordinamento di una lunga serie di convegni lungo la Riviera che portarono l’Ente Regione a considerare il turismo risorsa fondamentale per l’economia dell’intera Liguria. Tra l’altro, le possibilità di rilancio del settore industriale in Val Bormida due mesi dopo la chiusura di Ferrania, la valenza della produzione ortofloricola della piana ingauna.
Ma torniamo in poche righe al tema principale, la candidatura di Savona a Capitale della Cultura. Un piccolo suggerimento ad un prevedibile Comitato di gestione dell’intera operazione. Allargare lo sguardo a tutta la provincia. Oggi sono unite Brescia e Bergamo. Noi, nel contesto provinciale, potendo puntare su forti peculiarità, per citarne anche una sola: Albenga, abbiamo probabilità di centrale l’obiettivo che diventerà qualcosa in più di una manciata di sabbia negli occhi. Ad un passo dal mare.
Il titolo di Capitale italiana della cultura è conferito annualmente dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali sulla base di una selezione cui possono partecipare i Comuni della penisola. Il bando risale al 2014 L’iniziativa Capitale italiana della cultura è stata istituita nel 2014, sulla scorta della grande partecipazione delle città italiane ad analoga iniziativa su scala europea. La città vincitrice, grazie anche al contributo di un milione di euro messo in palio, potrà mettere in mostra, per il periodo di un anno, i propri caratteri originali e i fattori che ne determinano lo sviluppo culturale, inteso come motore di crescita dell’intera comunità.
Obiettivo della manifestazione è quello di promuovere progetti e attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano, sia materiale che immateriale, attraverso una forma di confronto e di competizione tra le diverse realtà territoriali, incentivando così la crescita del turismo e dei relativi investimenti.
Ad oggi, hanno ricevuto il riconoscimento: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena (2015); Mantova (2016); Pistoia (2017); Palermo (2018); Parma (2020-21); Procida (2022); Bergamo-Brescia (2023); Pesaro (2024). Attualmente è in corso la selezione per il 2025.
Attualmente si fregiano del titolo Bergamo e Brescia due città, divenute simbolo di resilienza all’impatto violento della pandemia in Italia.Le due città, situate lungo la fascia prealpina e affacciate sulla Bassa padana, sono state caratterizzate storicamente dalla presenza di civiltà vicine; da strutture idrogeologiche simili, da una distribuzione urbana e abitativa diversificata ma ricca di similitudini, da sfide climatiche e ambientali assimilabili; luoghi tanto prossimi che hanno scelto di intraprendere un percorso di crescita e di sviluppo insieme.
Seguirà nel 2024 la città di Pesaro offre al Paese una eccellente candidatura basata su un progetto culturale che, valorizzando un territorio già straordinariamente ricco di testimonianze storiche e preziosità paesaggistico-ambientali, propone azioni concrete attraverso le quali favorire anche l’integrazione, l’innovazione, lo sviluppo socio-economico.
Sul sito del Comune di Asti si legge: “La città di Asti, candidata a Capitale 2025, grazie all’alta qualità della progettazione ha portato tutte le realtà culturali a riunirsi in una rete straordinaria sull’intero territorio della provincia. Il lavoro svolto fin qui ha dimostrato la vivacità culturale e la conferma dell’orgoglio cittadino astigiano”.
Sergio Ravera